Giovanni XII Il papa che fece cornuto l’oste e morì dopo essere stato gettato dalla finestra
Mille e non più mille. Decisamente più facile, nell’anno del Signore 960, immaginarsi la fine del mondo con la tremenda abbinata Apocalisse più Anticristo. Tanto più che sul trono petrino sedeva, col nome di Giovanni XII, un diciottenne lussurioso che aveva trasformato il palazzo del Laterano, dove alloggiavano i pontefici, in un lupanare.
Un vero bordello aperto a donne e uomini di giovane età, quasi sempre minorenni. Come l’indomita Anna, protagonista del bel romanzo di Santi Laganà: I giorni del ferro e del sangue. Bancario in pensione e calabrese di origini, Laganà abita nella campagna romana e a sessantacinque anni ha scritto il suo primo libro, pubblicato damondadori. Anna vive in una capanna insieme col padre e i tre fratelli. Si nutrono di radici, roditori e un po’ di formaggio. Il loro lavoro è badare all’ovile del vescovo locale. Siamo a Caere Vetus, oggi Cerveteri. Anna ha quindici anni. Ma “conoscere l’età non serve a niente, e non ti cambia la vita. Si nasce e si muore facendo sempre la stessa cosa”. Ossia tentare di sopravvivere tra miseria nera e violenze d’ogni tipo. Anna è bella, poi. Così, in un giorno di pioggia e fango, arriva alla capanna un manipolo di soldati guidati dal valvassore della zona. Il vescovo gli ha dato l’incarico di trovare sei giovinette segnalate al papa satiro. Ma la ragazza scappa e per vendetta i soldati sgozzano il padre e due figli, mentre il terzo, Martello, il più grande, viene fatto prigioniero per essere venduto come schiavo sessuale a un cardinale. Non c’è limite alla decadenza morale di Roma: “Quella che era stata per secoli e secoli la capitale del mondo, una metropoli cosmopolita abitata da milioni di persone, adesso era ridotta a una città di venti, al massimo trentamila persone che sopravvivevano con ostinazione”.
E ANCORA: “Cani, gatti e topi vagavano per ogni dove, contendendo cibo e spazio a miserabili di ogni risma”. In questo quadro cupo di disperazione a prosperare sono la Chiesa e le famiglie più potenti della città. Giovanni XII è figlio del principe Alberico. Il papà ha voluto che l’erede riunisse insieme potere temporale e spirituale, sotto la protezione del teutonico Ottone. Contro questo disegno c’è Berengario re d’italia. Anna vuole vendicarsi e ritrovare il fratello Martello. Inizia un viaggio intenso verso Roma, in cui tappa dopo tappa aggrega una compagnia di vario genere. In primis, il cavaliere Arnolfo, al soldo di Berengario. È un viaggio di formazione durissima, diciamo così, dove la ragazza subisce violenze e si ritrova ad ammazzare più di una volta.
Siamo nel 960, il quinto anno del pontificato di Giovanni XII, il papa ragazzino. San Roberto Bellarmino lo descrisse così: “Fu infatti questo Giovanni quasi il peggiore di tutti i papi”. Deposto tre anni dopo, nel 963, Ottaviano dei conti di Tuscolo, questo il suo nome laico, si riprese il trono di Pietro quasi subito, nel 964. Ma durò pochissimo. Era a letto con una tale Stefanetta, quando il marito della donna, un oste li sorprese insieme. L’oste lo gettò dalla finestra e Giovanni XII morì dopo otto giorni di coma. Aveva 27 anni.