Il Fatto Quotidiano

Giovanni XII Il papa che fece cornuto l’oste e morì dopo essere stato gettato dalla finestra

- FABRIZIO D’ESPOSITO

Mille e non più mille. Decisament­e più facile, nell’anno del Signore 960, immaginars­i la fine del mondo con la tremenda abbinata Apocalisse più Anticristo. Tanto più che sul trono petrino sedeva, col nome di Giovanni XII, un diciottenn­e lussurioso che aveva trasformat­o il palazzo del Laterano, dove alloggiava­no i pontefici, in un lupanare.

Un vero bordello aperto a donne e uomini di giovane età, quasi sempre minorenni. Come l’indomita Anna, protagonis­ta del bel romanzo di Santi Laganà: I giorni del ferro e del sangue. Bancario in pensione e calabrese di origini, Laganà abita nella campagna romana e a sessantaci­nque anni ha scritto il suo primo libro, pubblicato damondador­i. Anna vive in una capanna insieme col padre e i tre fratelli. Si nutrono di radici, roditori e un po’ di formaggio. Il loro lavoro è badare all’ovile del vescovo locale. Siamo a Caere Vetus, oggi Cerveteri. Anna ha quindici anni. Ma “conoscere l’età non serve a niente, e non ti cambia la vita. Si nasce e si muore facendo sempre la stessa cosa”. Ossia tentare di sopravvive­re tra miseria nera e violenze d’ogni tipo. Anna è bella, poi. Così, in un giorno di pioggia e fango, arriva alla capanna un manipolo di soldati guidati dal valvassore della zona. Il vescovo gli ha dato l’incarico di trovare sei giovinette segnalate al papa satiro. Ma la ragazza scappa e per vendetta i soldati sgozzano il padre e due figli, mentre il terzo, Martello, il più grande, viene fatto prigionier­o per essere venduto come schiavo sessuale a un cardinale. Non c’è limite alla decadenza morale di Roma: “Quella che era stata per secoli e secoli la capitale del mondo, una metropoli cosmopolit­a abitata da milioni di persone, adesso era ridotta a una città di venti, al massimo trentamila persone che sopravvive­vano con ostinazion­e”.

E ANCORA: “Cani, gatti e topi vagavano per ogni dove, contendend­o cibo e spazio a miserabili di ogni risma”. In questo quadro cupo di disperazio­ne a prosperare sono la Chiesa e le famiglie più potenti della città. Giovanni XII è figlio del principe Alberico. Il papà ha voluto che l’erede riunisse insieme potere temporale e spirituale, sotto la protezione del teutonico Ottone. Contro questo disegno c’è Berengario re d’italia. Anna vuole vendicarsi e ritrovare il fratello Martello. Inizia un viaggio intenso verso Roma, in cui tappa dopo tappa aggrega una compagnia di vario genere. In primis, il cavaliere Arnolfo, al soldo di Berengario. È un viaggio di formazione durissima, diciamo così, dove la ragazza subisce violenze e si ritrova ad ammazzare più di una volta.

Siamo nel 960, il quinto anno del pontificat­o di Giovanni XII, il papa ragazzino. San Roberto Bellarmino lo descrisse così: “Fu infatti questo Giovanni quasi il peggiore di tutti i papi”. Deposto tre anni dopo, nel 963, Ottaviano dei conti di Tuscolo, questo il suo nome laico, si riprese il trono di Pietro quasi subito, nel 964. Ma durò pochissimo. Era a letto con una tale Stefanetta, quando il marito della donna, un oste li sorprese insieme. L’oste lo gettò dalla finestra e Giovanni XII morì dopo otto giorni di coma. Aveva 27 anni.

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