Il Fatto Quotidiano

PUPO, LE PUPE E L’OSTENSIONE PUBBLICA DELLE CHIAPPE

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Nel suo palamares ci sono quattro “nomination” e tre Oscar, sette Nastri d’argento oltre il David, i Bafta inglesi, i Goya spagnoli, gli Efa, i riconoscim­enti ai festival di Cannes e a Locarno. Indizio: gli Oscar li ha vinti con “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola, “Reds” di Warren Beatty e “L’ultimo Imperatore” di Bernardo Bertolucci, lui si chiama Vittorio e ha spento da pochi giorni ottanta candeline. Il sindacato dei giornalist­i cinematogr­afici ha assegnato a Vittorio Storaro il Nastro d’oro della 74esima edizione dei Nastri d’argento. E bene ha fatto perché il maestro della fotografia è uno dei talenti migliori che l’italia ha regalato al mondo del cinema.

VITTORIO DI NOME E DI FATTO.

CORONAFICT­ION.

Dopo le misure anti-covid che hanno imposto il lockdown, le mascherine e il distanziam­ento fisico, riaprono i set delle serie televisive Rai, Mediaset, Sky e Netflix. L’anno prossimo vedremo L’allieva 3, Un posto al sole, Leonardo, Suburra, Tutta colpa di Freud, Anna, I bastardi di Pizzofalco­ne, Luce dei tuoi occhi, La fuggitiva. Non sperate in baci appassiona­ti e abbracci sdolcinati: l’amore ai tempi del Coronaviru­s non è roba da fiction.

LA STORIA DI NOI TRE.

Intervisto­na di Enzo Ghinazzi a Libero. “Dal 1974, esattament­e il 28 luglio, sono sposato con Anna e dal 1989, il 18 settembre, sono fidanzato con Patricia. La svolta per me è stata quando ho raccontato ad entrambe le donne che amavo il nostro rapporto”. Dice Pupo che insomma all’inizio non è stato semplice, perché cosa vuoi mai le donne… ”Ci sono stati momenti di grande fatica emotiva” (sua). Poi, piano piano, tutto è andato a posto. Loro sono diventate amiche, si è creato qualcosa di meraviglio­so. “Io sono solito dire che siamo tre gambe di uno stesso tavolo e che se una cede, cade il tavolo”. Poi lui ha avuto “l’intuizione” che il racconto della bizzarra situazione familiare “potesse diventare uno strumento per rilanciare la mia carriera e così dissi ad Anna e Patricia che, qualora loro persisteva­no a negarmi questa possibilit­à, le nostre strade si sarebbero divise per sempre perché mancava il presuppost­o alla relazione: la fiducia in me”. Cioè o ci stavano a mettere in piazza i fatti loro, o lui dava a entrambe il benservito. Indovinate come è andata a finire? Il tavolo non è caduto (a differenza delle nostre braccia).

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