L’INCHINO AL RE DEL CEMENTO DI MAIO E QUELLA MEMORIA CORTA
Non c’è nulla di più costante nella vita pubblica italiana dell’inchino agli interessi privati di Pietro Salini. Matteo Renzi ce lo ha insegnato. Come gli abitanti di Königsberg regolavano gli orologi in base alla camminata giornaliera di Kant, così i nostri politici regolano le stagioni delle “sburocratizzazioni” sui desiderata dei grandi costruttori.
Venerdì è toccato a Luigi Di Maio omaggiare il boss della Salini-impregilo, oggi diventata “Webuild” grazie al salvataggio della Cassa depositi e prestiti. “È una persona eccezionale e le sue sono parole reali, che ritraggono il Paese reale”, ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri. Dimaio ha ricevuto il costruttore direttamente alla Farnesina, noto ministero economico, dove si è fatto raccontare gli sforzi di costruzione del Ponte di Genova post tragedia del Mo r a n d i . Momenti altissimi: “I costruttori usano le mani. Sono persone semplici, con dei sogni. Vanno a casa con il pane che hanno guadagnato”, gli avrebbe detto Salini. E lì il ministro ha capito che “da questa crisi dobbiamo imparare che senza interventi forti non riusciremo a rialzarci. Con tutte le accortezze del caso, bisogna avere il coraggio di superare il codice degli appalti e correre spediti, più che mai”.
Forse Dimaio non sa, o dimentica che Webuild sarebbe la principale beneficiaria del far west chiamato “modello Genova”, cioè appalti senza gare in deroga a tutto, applicato solo a Genova per evidenti motivi ma che parte dei 5Stelle vorrebbe estendere urbi et orbi. Non sa o dimentica che Salini è in causa con lo Stato a cui chiede 800 milioni di danni (“il pane che ha guadagnato”) per non avergli fatto costruire il Ponte sullo stretto di Messina. Per evitare di pagare alla giovane età il prezzo della scarsa memoria storica bastava osservare Renzi, che da anni omaggia l’amico costruttore mentre lo Stato difende in tribunale l’interesse pubblico. La stagione della lotta alle grandi opere inutili, dove Impregilo gioca quasi sempre un ruolo, pare finita per sempre.
Mentre il nuovo ponte di Genova rischia di essere affidato ai benetton a fine mese se non si risolve il nodo della concessione, meglio guardare avanti e “correre spediti più che mai”. Ricorda qualcuno?