Salvini, altri guai: “amici” calabresi ed effetto Meloni
Parlare di politica e futuro dell’italia in casa di chi è ritenuto vicino alla ’ ndrangheta. Un brutto inciampo per la Lega di Matteo Salvini, che due giorni fa ha tenuto l’ultimo atto della propria scuola di formazione politica nei locali dello Sporting Club di Milano 3, struttura costruita negli anni 80 da Silvio Berlusconi e gestita oggi dalla famiglia calabrese degli Stilo, i cui rapporti con personaggi legati alla cosca Mancuso sono illustrati dalle annotazioni del Ros. Gli atti fanno parte di un fascicolo della Procura di Milano chiuso nel settembre scorso con diversi arresti in relazione a fatti corruttivi in alcuni Comuni dell’hinterland. Tra le varie informative ve ne sono alcune che spiegano i contatti tra
Francesco Giuseppe Stilo, detto Pino, con l’entourage di uno dei clan più potenti della Calabria. Per questo lo stesso Stilo sarà indagato per mafia dalla Dda di Milano e successivamente archiviato. Nonostante ciò, restano nero su bianco i suoi rapporti con personaggi del clan di Limbadi, in particolare con l’ala che fa riferimento al boss Pantaleone Mancuso detto Scarpuni.
ALL’ULTIMO ATTO della scuola di formazione nei locali dello Sporting affittati e regolarmente pagati dal partito, c’erano quasi tutti i big della Lega. A partire dal segretario Matteo Salvini, salito sul palco per salutare i corsisti arrivati da tutta Italia pagando un gettone di 500 euro l’uno. Ci risiamo, dunque. Perché dopo l’abbraccio al capo della curva del Milan Luca Lucci (era il 2018) che aveva appena patteggiato una condanna per droga, ora il Capitano presenzia a un evento del suo partito organizzato in un luogo da anni nel mirino dell’antimafia di Milano. Oltre a lui, c’era l’ex sottosegretario leghista del ministero Infrastrutture e Trasporti, già indagato a Milano per autoriciclaggio, Armando Siri, ideatore della scuola di formazione promossa da Salvini. E del resto il senatore Siri conosce bene Milano 3. Il 9 ottobre 2018 fu visto uscire dallo Sporting. “Ero lì per un massaggio”, spiegò allora al Fatto . Presenti domenica anche il deputato locale del Carroccio Luca Toccalini, e Andrea Crippa, deputato e coordinatore dei Giovani della Lega, ben dentro al cerchio magico di Salvini e da circa un anno vicesegretario del partito. A moderare gli interventi, il vicedirettore di Libero. Il nome degli Stilo è legato prima di tutto alla società Ausengineering, oggi chiusa, che vinse un appalto per la sicurezza in Expo. Il Prefetto allora decise per l’interdittiva antimafia poi annullata dal Tar, ma confermata dal Consiglio di Stato. Ex amministratore era Pasquale La Rocca,
NEI LOCALI DEGLI STILO IL CAPITANO SALUTA I CORSISTI DA 500 EURO
fratellastro di Pino Stilo, anch’egli, secondo il Ros, in contatto col clan Mancuso. Da questo antefatto riparte la Procura. Nel mirino finisce Pino Stilo, che assieme ai suoi figli gestisce lo Sporting e altre società. Il vero titolare è il figlio Emanuel, incensurato, ma, stando alle carte giudiziarie, Pino Stilo risulta “il dominus di tutte le società facenti formalmente capo ai tre figli”. Dei fratellastri Stilo e La Rocca scrive il Ros: “Le acquisizioni hanno evidenziato collegamenti tra i due fratellastri e soggetti appartenenti o contigui alla cosca Mancuso”.
STILO, INTERCETTATO,
elenca i locali gestiti dalla cosca. “In questo modo – scrive il Ros – dimostra di essere aggiornato su questioni riservatissime e illegali riguardanti i Mancuso a cui, di norma, hanno accesso esclusivo solo i membri del sodalizio ’ndranghetistico”. Contatti con persone vicine ai boss, ma anche amicizie nel mondo dell’imprenditoria e della politica lombarda. Certificati i rapporti tra Stilo e Norberto Achille, ex presidente di Ferrovie nord già condannato per peculato in un’altra indagine. Il Ros definirà Achille (mai indagato) “socio occulto” dello Sporting.
Qui, durante le feste di Natale, si è visto Paolo Berlusconi con Emanuel Stilo. Qui nell’ottobre 2018 è passato il fratello Silvio. Le intercettazioni hanno svelato poi i rapporti di Pino Stilo con Bruno Caparini, tra i fondatori della Lega e padre dell’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini. Affinità elettive, dunque. Tra quella parte di Calabria vicina ai clan e la Padania leghista.