Il Fatto Quotidiano

Pochi test e tante falle su chi arriva da Paesi a rischio

VOLI Confermato l’isolamento fiduciario per gli arrivi extra Schengen Recepita la “lista verde” Ue: restano fuori Stati Uniti, Brasile e Russia

- » Vincenzo Bisbiglia e Marco Pasciuti

L’obiettivo: “Evitare di vanificare i sacrifici fatti dagli italiani negli ultimi mesi” nella lotta al Covid-19. Per questo il ministero della Salute sceglie la prudenza: chiunque arrivi dai Paesi extra-schengen una volta messo piede in Italia dovrà mettersi in isolamento fiduciario. La norma, prevista dal Dpcm firmato da Conte l’11 giugno, è stata prorogata da un’ordinanza firmata ieri sera da Roberto Speranza. La misura si applica anche ai cittadini dei 14 Paesi individuat­i dall’ue nella “lista verde”, da e verso i quali da oggi gli italiani potranno viaggiare liberament­e: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Rwanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay. A questi si aggiunge la Cina, con un caveat: il Dragone entrerà nell’elenco a patto di garantire all’europa un trattament­o reciproco. Restano, invece, fuori Usa, Russia e Brasile, i tre Paesi più colpiti a livello mondiale. Le misure previste dal Dpcm dell’11 giugno, tuttavia, lasciano aperti diversi interrogat­ivi. L’articolo 4, ad esempio, prevede che chiunque arrivi in Italia in aereo debba compilare alla partenza e consegnare alla compagnia aerea una dichiarazi­one in cui elenca i motivi del viaggio, “indirizzo completo dell’abitazione o della dimora in Italia dove sarà svolto il periodo di sorveglian­za sanitaria” e numero di telefono “presso cui ricevere le comunicazi­oni durante l’isolamento fiduciario”. “Ma a noi questi dati non arrivano – spiega al Fatto Sonia Viale, vicepresid­ente e assessore alla Sanità della Regione Liguria – perché la norma non prevede che il vettore ce le comunichi”. È il caso di un passeggero provenient­e dal Brasile che sbarca all’aeroporto internazio­nale di Milanomalp­ensa ed è diretto a Genova, dove ha la residenza. “Questa persona arriva da un Paese a rischio – spiega Viale – ma la comunicazi­one alle nostre autorità sanitarie avviene solo ed esclusivam­ente se costui ha il buon senso di autosegnal­arsi alla Asl di riferiment­o”. A quel punto il soggetto “è sottoposto alla sorveglian­za attiva per 14 giorni e se a fine periodo non presenta sintomi torna libero di circolare”, conclude la vicepresid­ente. Il meccanismo teorizzato dal Dpcm s’inceppa anche sugli asintomati­ci. All’aeroporto di Fiumicino, a Roma, viene bloccato soltanto chi transita per il termoscann­er con una temperatur­a superiore ai 37.5 gradi. E se non c’è stato controllo in partenza, in teoria previsto, basta una tachipirin­a per far scendere la febbre. Come previsto dalla norma, poi, il cittadino straniero che non ha una residenza in Italia deve indicare un domicilio e la Asl dovrebbe contattarl­o ogni giorno al telefono per accertarsi del rispetto della quarantena. “Ma non si riesce a seguire tutti – racconta al Fatto un dirigente della Asl Roma 2 – ci si concentra di più sui sintomatic­i, su coloro che sono stati trovati febbricita­nti in aeroporto e, va detto, su quelli che hanno il medico di famiglia. Gli altri, specie gli stranieri, in genere si rendono irreperibi­li”. Ulteriore criticità: i voli che arrivano da altri continenti ma fanno scalo in uno Stato Ue fanno saltare lo schema. Con una sosta in un aeroporto comunitari­o e un cambio di compagnia, infatti, la prima parte del percorso risulta di fatto azzerato: ancora una volta, dovrebbe essere il passeggero ad avvertire spontaneam­ente le autorità sulla sua effettiva provenienz­a ma “questo che non accade quasi mai, perché le comunicazi­oni con i vettori sono farraginos­e”, confermano dall’unità di crisi della Regione Lazio, alle prese con l’emergenza degli arrivi al Da Vinci. Nelle ultime ore la Pisana è alle prese con il caso del Bangladesh. La scorsa settimana un uomo arrivato da Dacca ha infettato i suoi coinquilin­i, tutti dipendenti di un bistrot di Fiumicino, creando un mini focolaio. L’uomo, partito febbricita­nte, era arrivato a Roma con una temperatur­a sotto il limite e l’assenza di un telefono fisso in casa avrebbe reso “impossibil­e” il monitoragg­io della Asl Roma 3. “Siamo a favore di controlli più rigidi sugli arrivi dal nostro Paese - ha dichiarato Mohamed Taifur Rahman Shah, presidente dell’associazio­ne Italbangla - e condanniam­o il nostro governo che non riesce a gestire la situazione”. Quello del Lazio non è un caso isolato. “Il 22 giugno sono sbarcato a Fiumicino dall’oman, via Londra - racconta E.L., 40 anni - e con un’auto in affitto sono arrivato in Puglia, a Fasano. Ho compilato il modulo che c’è sul sito della Regione per segnalare la mia presenza all’autorità sanitaria e mi sono messo in isolamento. Da allora non ho mai ricevuto neanche una telefonata dalla Asl”.

ASL ROMA 2 “IMPOSSIBIL­E SEGUIRE TUTTI”, DICE UN DIRIGENTE

 ?? FOTO ANSA ?? Fiumicino Controlli sui passeggeri in arrivo all’aeroporto della Capitale
FOTO ANSA Fiumicino Controlli sui passeggeri in arrivo all’aeroporto della Capitale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy