Il Fatto Quotidiano

Pure il ricordo di Biondi diventa invettiva contro le toghe

- GIANLUCA ROSELLI

Doveva essere una normale commemoraz­ione del Parlamento verso un esponente scomparso da poco. Ma quando parliamo di Alfredo Biondi, parliamo di giustizia e l’aula subito s’infiamma, anche perché per tutto il giorno non s’è parlato d’altro che dell’audio del giudice Amedeo Franco su Silvio Berlusconi. Così il ricordo di Biondi, simbolo di garantismo per il suo essere liberale, ma soprattutt­o per il decreto che porta il suo nome ribattezza­to “salva ladri”, diventa la riscossa contro i giudici “brutti, sporchi e cattivi” che hanno “ingiustame­nte” condannato l’ ex Cavaliere.

Ecco Giuseppe Basini (Lega): “Forse non tutti gli italiani sanno che si può andare in galera senza processo. Biondi lottò contro questa stortura”, dice il deputato di un partito che durante Mani Pulite sventolava il cappio in Parlamento. “Ricordare Biondi deve far riflettere sul fatto che il nodo tra politica e giustizia non è stato risolto in questi 26 anni, anzi è peggiorato”, osserva il dem Andrea Romano. Poi tocca al renziano Roberto Giachetti: “Sul tema della custodia cautelare in carcere siamo all’anno zero. Anche alla luce delle cose che stanno uscendo su Berlusconi, noi non cerchiamo rivalse o vendette, ma dobbiamo cercare la verità”. Giachetti appoggerà la proposta Gelmini sulla commission­e d’inchiesta sulla magistratu­ra corrotta. Infine, l’apoteosi con Vittorio Sgarbi. “Biondi fu uno dei pochi all’epoca a spendere parole in difesa dei 267 deputati inquisiti. Hanno distrutto un leader politico con processi senza fondamento. Processi usati come arma politica da magistrati indegni e corrotti”.

INSIEME DALLA LEGA AL PD, TUTTI IN CORO CONTRO LA MAGISTRATU­RA

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