Il Fatto Quotidiano

D’isa: “Anche Franco scrisse la sua parte della sentenza”

- VINCENZO IURILLO

Claudio D’isa è uno dei cinque magistrati della sezione feriale di Cassazione che il primo agosto 2013 rese definitiva la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale.

Ci furono pressioni sul vostro collegio?

Si sentiva nell’aria una spasmodica attesa del verdetto. Ma non ci furono assolutame­nte pressioni esterne. I toni, anzi, erano sereni. Io ero descritto come un giudice trasparent­e e imparziale. La sentenza poi capovolse questi giudizi…

Berlusconi avrebbe potuto sottrarsi al presunto “plotone d’esecuzione” e farsi giudicare dalla sezione reati finanziari?

No. Avrebbe potuto solo chiedere un rinvio per un eventuale legittimo imped imen to, che però non avrebbe comportato un trasferime­nto automatico ad altra sezione.

Ricorda le date di costituzio­ne della sezione feriale?

Il decreto del primo presidente fu firmato il 21 maggio. Il fascicolo di Berlusconi arrivò a luglio (con indicazion­e di imminente prescrizio­ne al 2 agosto). Le tabelle stabilisco­no le assegnazio­ni, in automatico. Non c’è discrezion­alità. Chi parla di una scelta di giudici fatta apposta per far condannare Berlusconi, dice un falso eclatante.

Lei ha un’idea sul perché il giudice Franco si sia lasciato andare a quelle parole?

Non ho nemmeno un sospetto, e poi farei un’offesa alla sua memoria. In camera di consiglio esiste una dialettica, ognuno porta la sua tesi. Ma sottolineo anche io che la decisione fu unanime.

Succede spesso che tutti i magistrati del collegio firmino le motivazion­i?

Può capitare in cause complesse.

Quando accade che significa?

Nel nostro caso, siccome la sezione feriale si sarebbe sciolta di lì a poco, si decise che ognuno di noi si sarebbe fatto carico di una parte delle motivazion­i per poi firmare insieme la sentenza. Furono discusse e confutate tutte le tesi difensive. Fu un bel lavoro di squadra.

IL VERDETTO “SOTTOLINEO ANCHE IO CHE LA DECISIONE FU UNANIME”

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