Testi sospetti, pm al lavoro ma incombe la prescrizione
La Procura di Napoli proseguirà per qualche altra settimana gli accertamenti sull’esposto presentato dal giudice in pensione, Antonio Esposito, contro i tre dipendenti di un albergo di Lacco Ameno sull’isola d’ischia, di proprietà della famiglia del senatore di Forza Italia Domenico De Siano. I tre – un cameriere, un bagnino termale, uno chef – dicono di averlo ascoltato ingiuriare Silvio Berlusconi durante brevi vacanze sull’isola verde, in anni antecedenti alla sentenza della sezione feriale di Cassazione presieduta da Esposito, che nel 2013 rese definitiva la condanna a 4 anni di B. per frode fiscale.
I verbali dei tre lavoratori, raccolti nell’aprile 2014 attraverso le indagini difensive condotte dall’avvocato Bruno Larosa, sono stati allegati al ricorso di Berlusconi alla Corte europea dei diritti dell’uomo per provare a dimostrare la presunta parzialità del magistrato. Con l’obiettivo di ottenere una pronuncia favorevole, un prerequisito verso la revisione del processo e la riverginazione giudiziaria del Cavaliere.
Esposito ha saputo di quei verbali solo cinque anni dopo, e attraverso una causa civile per diffamazione contro Berlusconi. Cinque anni che hanno inferto un colpo quasi mortale alla possibilità di ottenere un processo che accerti la genuinità o meno delle parole dei tre dipendenti dell’hotel.
La prescrizione galoppa per il reato di false informazioni a un legale, per il quale il fascicolo (assegnato al pm Mariella Di Mauro) è passato da modello 45 – senza indagati né ipotesi di reato – a modello 21, con l’iscrizione di nomi e cognomi sul registro degli indagati. Una accusa che si prescrive in sei anni. Sarebbero già scaduti. Possono diventare sette e mezzo in caso di sospensioni o interruzioni. Nelle prossime settimane il pm tirerà le somme e farà le sue valutazioni: tra le ipotesi, quella di chiedere al Gip un’archiviazione per prescrizione. Senza entrare nel merito sulle ragioni e sui torti di questa vicenda.