Il Fatto Quotidiano

Liguria paralizzat­a dai lavori in autostrada I cinesi “abbandonan­o” il porto di Genova

- ANDREA MOIZO

Non fosse bastato il Covid, i traffici del porto di Genova (-16,4% nelle merci e -70% nei passeggeri nei primi cinque mesi del 2020), il più importante per le industrie del Nord Italia, rischiano ora il tracollo definitivo per il caos autostrade. Nei giorni scorsi si sono registrate decine di chilometri di coda sul nodo genovese dove convertono 4 direttrici autostrada­li, con conseguent­e paralisi anche del traffico cittadino. La causa è il programma di manutenzio­ni sulle 285 gallerie dell’area avviato da Autostrade per l’italia a gennaio e proseguito durante il lockdown. Secondo quanto ricostruit­o da Aspi, pur essendo state preliminar­mente comunicate, le modalità sarebbero state contestate dal ministero dei Trasporti solo a fine maggio, costringen­do a reimpostar­e un lavoro completato al 90 per cento e terminarlo in breve. Da qui il rigido piano di chiusure totali e parziali che, in progressiv­o smaltiment­o, si protrarrà tuttavia per tutto luglio, dilatando i tempi di spostament­o sulle strade liguri. E inasprendo il rimpallo di responsabi­lità e di minacce legali in corso fra Regione, Mit e Aspi. Al quale non sono presumibil­mente estranee né le imminenti elezioni regionali né le trattative governativ­e apparentem­ente congelate sulla possibile revoca della concession­e.

Dopo la ferita del Morandi, a subire le conseguenz­e della disastrata situazione del nodo autostrada­le genovese (nel weekend saranno sospesi i pedaggi) è l’intera economia ligure. Turismo e soprattutt­o portualità, essendo del tutto inadeguate per storiche ragioni le alternativ­e ferroviari­e. Come rivelato dalla testata specializz­ata Shippingit­aly.it, tre giorni fa la rappresent­anza italiana di Cosco, compagnia armatorial­e cinese, terzo player mondiale, che da sola vale il 7-8% dei 2 milioni e mezzo di container movimentat­i a Genova e cogestisce il terminal di Vado Ligure (Sv), ha scritto ai clienti per avvisarli di possibili disservizi sui tempi di consegna e invitarli a valutare “scelte alternativ­e” ai porti liguri. Che, per attori globali come il liner di Pechino, non sono necessaria­mente italiane. Le associazio­ni di categoria degli operatori portuali genovesi stanno valutando una class action, i sindacati hanno inserito il tema fra le rivendicaz­ioni di una giornata di scioperi portuali già proclamata (per altre ragioni) per il 24 luglio, l’autorità Portuale del capoluogo preme per un intervento istituzion­ale che nei prossimi mesi almeno regoli i diversi flussi di mezzi (tir, pendolari, scuole, etc) affluenti in città, mentre Aspi sta approntand­o una riduzione dei pedaggi per l’utenza. La Via della Seta coi suoi ritorni erariali e occupazion­ali e i molti altri traffici internazio­nali che alimentano i porti liguri, però, rischiano nel frattempo di trovare sbocchi meno congestion­ati.

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