Liguria paralizzata dai lavori in autostrada I cinesi “abbandonano” il porto di Genova
Non fosse bastato il Covid, i traffici del porto di Genova (-16,4% nelle merci e -70% nei passeggeri nei primi cinque mesi del 2020), il più importante per le industrie del Nord Italia, rischiano ora il tracollo definitivo per il caos autostrade. Nei giorni scorsi si sono registrate decine di chilometri di coda sul nodo genovese dove convertono 4 direttrici autostradali, con conseguente paralisi anche del traffico cittadino. La causa è il programma di manutenzioni sulle 285 gallerie dell’area avviato da Autostrade per l’italia a gennaio e proseguito durante il lockdown. Secondo quanto ricostruito da Aspi, pur essendo state preliminarmente comunicate, le modalità sarebbero state contestate dal ministero dei Trasporti solo a fine maggio, costringendo a reimpostare un lavoro completato al 90 per cento e terminarlo in breve. Da qui il rigido piano di chiusure totali e parziali che, in progressivo smaltimento, si protrarrà tuttavia per tutto luglio, dilatando i tempi di spostamento sulle strade liguri. E inasprendo il rimpallo di responsabilità e di minacce legali in corso fra Regione, Mit e Aspi. Al quale non sono presumibilmente estranee né le imminenti elezioni regionali né le trattative governative apparentemente congelate sulla possibile revoca della concessione.
Dopo la ferita del Morandi, a subire le conseguenze della disastrata situazione del nodo autostradale genovese (nel weekend saranno sospesi i pedaggi) è l’intera economia ligure. Turismo e soprattutto portualità, essendo del tutto inadeguate per storiche ragioni le alternative ferroviarie. Come rivelato dalla testata specializzata Shippingitaly.it, tre giorni fa la rappresentanza italiana di Cosco, compagnia armatoriale cinese, terzo player mondiale, che da sola vale il 7-8% dei 2 milioni e mezzo di container movimentati a Genova e cogestisce il terminal di Vado Ligure (Sv), ha scritto ai clienti per avvisarli di possibili disservizi sui tempi di consegna e invitarli a valutare “scelte alternative” ai porti liguri. Che, per attori globali come il liner di Pechino, non sono necessariamente italiane. Le associazioni di categoria degli operatori portuali genovesi stanno valutando una class action, i sindacati hanno inserito il tema fra le rivendicazioni di una giornata di scioperi portuali già proclamata (per altre ragioni) per il 24 luglio, l’autorità Portuale del capoluogo preme per un intervento istituzionale che nei prossimi mesi almeno regoli i diversi flussi di mezzi (tir, pendolari, scuole, etc) affluenti in città, mentre Aspi sta approntando una riduzione dei pedaggi per l’utenza. La Via della Seta coi suoi ritorni erariali e occupazionali e i molti altri traffici internazionali che alimentano i porti liguri, però, rischiano nel frattempo di trovare sbocchi meno congestionati.