La destra fa flop: piazza del Popolo senza il popolo
Sospetti tra alleati Alcuni partecipanti non si fidano più dell’ex Cavaliere: “Vuoi vedere che se ne andrà con Conte?” Niente assembramenti “selfisti”
Il centrodestra seduto e transennato visto a piazza del Popolo ha un aspetto irriconoscibile. Come se il misterioso virus, tra i tanti effetti collaterali, avesse fiaccato, a causa del perfido distanziamento, il tradizionale spirito gagliardo, caciarone ma sempre arrembante.
AL POSTO DEL caos ribaldo, del sudore e degli spintoni dei giovanotti di Atreju, la milizia studentesca di Giorgia Meloni, una composta rappresentazione della terza età scamiciata. Timorata, destinata alla gloria dell’insolazione, ordinata. Una platea che si ritrova, speculare, in una di quelle grandi riunioni degli evangelici.
E la mestizia generale grava, come l’afa romana, sul ritmo della manifestazione che già Antonio Tajani, portavoce di Forza Italia e ambasciatore di Silvio Berlusconi, naturalmente assente, si è impegnato ad abbassare. Una signora dai capelli platinati e t-shirt Moschino, leghista motorizzata: “Vengo da Lumezzane. Sono qui per far cadere il governo. Almeno penso”. Coetanea, accento locale: “Quar tiere Trieste io. Che dire, penso che il centrodestra debba ritrovare intorno a Berlusconi una certa unità”. Sguardo irato della sua compagna d’avventura e lei intimorita: “Ho una certa età”.
“ANDARE AVANTI, prego accomodarsi”, il solito volitivo Ignazio La Russa spinge la piccola folla a non rendere voragini i buchi già consistenti in platea. Il punto è questo: l’organizzazione così perfetta, puntuale, e il servizio d’ordine curato, e le transenne ben disposte, ha cambiato i connotati al centrodestra. Da grande recipiente della periferia e attrattore di giovanotti e giovanotte, a un club attempato di vecchi conservatori. Artrosi, a prima vista, più che passione. Delle 4.280 sedie disposte dentro la cornice sempre meravigliosa di piazza del Popolo, una quota significativa è rimasta libera e desolata. Se ne è accorta subito Giorgia Meloni: “Vogliono farci andare con le mascherine, vogliono metterci il bavaglio. Ma ad ottobre saremo due milioni”.
PER CHI E soprattutto perché è stato convocato il popolo al sole cattivo di un mattino di luglio è il mistero. È questa una manifestazione per mandare a casa il governo o in pensione Silvio Berlusconi? Giuseppe, impiegato dell ’agenzia delle entrate: “Di Berlusconi non mi fido più, andrà con Conte”. Dunque il governo non cade?
“Nun se po’
dì”. La spallata serve? “Questo è un altro discorso, vediamo a novembre”.
Il discorso è che Matteo Salvini deve trovare l’energia di un tempo e soprattutto il popolo di un tempo. E oggi la convocazione sembra andata male. Lui: “Mi aspetto che da un momento all’altro arrivi un lockdown. Questi vogliono chiuderci in casa, non farci parlare”. Anche i selfie non sono più quelli del Papeete, senza dire che la Meloni, malvagia, si è messa a fare concorrenza, tracciando sul terreno per i fan più ardimentosi perfino dei segnapassi per ridurre il margine di errore da assembramento selfista.
DIECI TIEPIDI
battimani, tre volte lo sventolio delle bandiere, quello per Salvini più deciso. Nessun fischio, nessun buuu, niente di niente.
Immigrati e clandestini: quasi zero carbonella. Parecchia partita iva, molto zero tasse, molto “non rompere i coglioni a chi lavora con le cartelle di Equitalia”. Tanto sudore. Meloni: “All’élite non piace il sudore. Ma il popolo suda, non sta in villa, sta in piazza”. Una legnata terribile alla Cina: “Regime infame”, dice Salvini. Una lode a Trump, “il 4 luglio è il giorno dell’ indipendenza”. Del Mes tracce perdute, dell’europa quasi.
Tutto fila via così liscio che quasi indispone. “Dobbiamo una buona volta decidere con chi vogliamo stare. A me sembra che Salvini e Meloni devono stare insieme e nessuno più”, illustra ai compagni d’arme un militante leghista romano (“tessera Ugl”). “Meloni e Salvini mi convincono, Berlusconi no”, secondo militante. Terzo: “A ottobre saremo di più”. Quarto: “Falla tu una cosa così il 4 luglio a Roma, di sabato”. Quinto: “Bisogna trovare anche un sindaco nostro”.
ECCO SALVINI:
“Ci aiutate a trovare un sindaco bravo per R o m a? ”. Il comizio finisce quando una lettiga porta via una signora accaldata. L’infermiere: “Abbassamento di pressione, succede”.