B. fa il doppio gioco e Renzi è la sua lavatrice
CAMBI Iv è garanzia per i forzisti ora in maggioranza. Berlusconi non si dispiace se “aiuta” il governo. Ghedini: “Non si sa mai”
Secondo il leghista Giancarlo Giorgetti, anche stavolta come ogni volta, a metà legislatura si assiste al fenomeno migratorio di senatori e deputati. “Durante la prima parte di mandato il parlamentare è attratto dai gruppi più numerosi di Camera e Senato, poi è spinto, in stato di incoscienza e per mero spirito di sopravvivenza, verso i gruppi che saranno più numerosi dopo le elezioni”, Giorgetti rivendica la proprietà intellettuale di questo studio e lo chiama il codice von Georgen.
Le migrazioni sono in pieno svolgimento, le previsioni di Giorgetti sono esatte: i gruppi leghisti accolgono ex Cinque Stelle, però ci sono trasbordi da Forza Italia a Italia Viva che rimpolpano la maggioranza di Giuseppe Conte e aumentano il potere di Matteo Renzi sul destino del governo. Il codice von Georgen difetta in un punto: per Silvio Berlusconi (e le sue aziende) è meglio essere decisivo in maggioranza, tramite Italia Viva, che ininfluente all’opposizione sopraffatto dai cori di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Renzi funge da lavatrice: ripulisce il berlusconiano e lo rende edibile per i palati, un tempo fini, dei Cinque Stelle. È la strategia di Gianni Letta, l’anima istituzionale di Berlusconi, l’interlocutore di Palazzo Chigi. I contatti tra Letta e Conte sono rafforzati dall’antica amicizia tra lo stesso Letta e l’avvocato Guido Alpa, considerato il mentore del premier.
LA NOMINA DI MARIA BIANCA FARINA in Poste ha suggellato la sintonia tra Conte e Letta: fra le società quotate a controllo pubblico, la lettiana Farina è l’unico presidente che ha ottenuto la riconferma.
Il mediatore Letta è vitale in Parlamento per l’esecutivo, tant’è che Andrea Orlando, vicesegretario del Partito democratico, vuole “coltivare con cura” il dialogo con Forza Italia (intervista al C o rr i ere ). Perché l’ex Cavaliere, conteggiato da Iv e da Pd, dovrebbe riparare sulle barricate di Salvini?
La disamina di Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e senatore di Forza Italia, si può sintetizzare così: la linea di Letta è “quasi rottura pur senza rompere” con il centrodestra per distinguersi da Meloni e Salvini; Gianni si sente più a suo agio al governo, pure se con Stalin, anziché in minoranza. Aggiunge Ghedini: Renzi non rappresenta il “futuro” né di Forza Italia né dei parlamentari che s’iscrivono a Italia Viva, ma è “immanente”, garantisce il presente e l’intera legislatura. E Berlusconi resta fermo, insciente, mentre ciò accade? Ancora Ghedini: il suo motto sono le elezioni e il suo ambiente è il centrodestra, ma gli fa piacere avere rapporti cordiali col governo. Perché? “Noi veneti diciamo: no se sa mai. Va pronunciato tutto d’un fiato”.
COME DA PRASSI, la politica parlamentare e gli interessi economici di Berlusconi s’incrociano. La pubblicità e le frequenze di Mediaset, i temi che vengono sollevati più spesso, sono roba del secolo scorso. È vero: il Biscione campa di spot e gli spot scarseggiano, ma il mercato è spento e neppure il governo di Conte può aiutarlo. È vero: tra un anno l’italia deve completare il passaggio di frequenze al digitale terrestre di nuova generazione, ma si tratta di una tecnologia superata per le televisioni. Non sono più gli anni Novanta. Il dilemma di Berlusconi, invece, è il solito: assicurare un’esistenza senza dissidi e una rendita finanziaria ai cinque figli e strappare Mediaset all’agonia a cui è destinata la televisione generalista se non è capace di produrre contenuti su scala globale e Mediaset, nonostante l’ambizioso progetto europeo, non ne è capace.
Per Berlusconi sarebbe un’opportunità irripetibile partecipare alla formazione di una società nazionale della rete unica telefonica e diffondere ovunque internet in banda larga, socio di Telecom e soprattutto di Cassa depositi e prestiti (cioè dello Stato).
Un modo per risolvere anche la contesa con i francesi di Vivendi, azionisti di rilievo di Telecom e di Mediaset, rimasti incagliati nella campagna d’italia avviata cinque anni fa dal capo Vincent Bolloré. Pier Silvio, Marina e gli altri eredi potrebbero continuare a divertirsi con il genere televisivo e, per le cose più solide, diventare i “cassettisti” di una società della rete, investitori stabili che a ogni bilancio aspettano di incassare i dividendi senza l’one re d’impresa. È il vecchio sogno di Berlusconi. All’opposizione, però, non c’è niente da sognare.
Ossessione per la rendita L’assillo dell’ex premier è assicurare il futuro ai figli L’occasione della rete unica per internet in banda larga