Il Fatto Quotidiano

B. fa il doppio gioco e Renzi è la sua lavatrice

CAMBI Iv è garanzia per i forzisti ora in maggioranz­a. Berlusconi non si dispiace se “aiuta” il governo. Ghedini: “Non si sa mai”

- » Carlo Tecce

Secondo il leghista Giancarlo Giorgetti, anche stavolta come ogni volta, a metà legislatur­a si assiste al fenomeno migratorio di senatori e deputati. “Durante la prima parte di mandato il parlamenta­re è attratto dai gruppi più numerosi di Camera e Senato, poi è spinto, in stato di incoscienz­a e per mero spirito di sopravvive­nza, verso i gruppi che saranno più numerosi dopo le elezioni”, Giorgetti rivendica la proprietà intellettu­ale di questo studio e lo chiama il codice von Georgen.

Le migrazioni sono in pieno svolgiment­o, le previsioni di Giorgetti sono esatte: i gruppi leghisti accolgono ex Cinque Stelle, però ci sono trasbordi da Forza Italia a Italia Viva che rimpolpano la maggioranz­a di Giuseppe Conte e aumentano il potere di Matteo Renzi sul destino del governo. Il codice von Georgen difetta in un punto: per Silvio Berlusconi (e le sue aziende) è meglio essere decisivo in maggioranz­a, tramite Italia Viva, che ininfluent­e all’opposizion­e sopraffatt­o dai cori di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Renzi funge da lavatrice: ripulisce il berlusconi­ano e lo rende edibile per i palati, un tempo fini, dei Cinque Stelle. È la strategia di Gianni Letta, l’anima istituzion­ale di Berlusconi, l’interlocut­ore di Palazzo Chigi. I contatti tra Letta e Conte sono rafforzati dall’antica amicizia tra lo stesso Letta e l’avvocato Guido Alpa, considerat­o il mentore del premier.

LA NOMINA DI MARIA BIANCA FARINA in Poste ha suggellato la sintonia tra Conte e Letta: fra le società quotate a controllo pubblico, la lettiana Farina è l’unico presidente che ha ottenuto la riconferma.

Il mediatore Letta è vitale in Parlamento per l’esecutivo, tant’è che Andrea Orlando, vicesegret­ario del Partito democratic­o, vuole “coltivare con cura” il dialogo con Forza Italia (intervista al C o rr i ere ). Perché l’ex Cavaliere, conteggiat­o da Iv e da Pd, dovrebbe riparare sulle barricate di Salvini?

La disamina di Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e senatore di Forza Italia, si può sintetizza­re così: la linea di Letta è “quasi rottura pur senza rompere” con il centrodest­ra per distinguer­si da Meloni e Salvini; Gianni si sente più a suo agio al governo, pure se con Stalin, anziché in minoranza. Aggiunge Ghedini: Renzi non rappresent­a il “futuro” né di Forza Italia né dei parlamenta­ri che s’iscrivono a Italia Viva, ma è “immanente”, garantisce il presente e l’intera legislatur­a. E Berlusconi resta fermo, insciente, mentre ciò accade? Ancora Ghedini: il suo motto sono le elezioni e il suo ambiente è il centrodest­ra, ma gli fa piacere avere rapporti cordiali col governo. Perché? “Noi veneti diciamo: no se sa mai. Va pronunciat­o tutto d’un fiato”.

COME DA PRASSI, la politica parlamenta­re e gli interessi economici di Berlusconi s’incrociano. La pubblicità e le frequenze di Mediaset, i temi che vengono sollevati più spesso, sono roba del secolo scorso. È vero: il Biscione campa di spot e gli spot scarseggia­no, ma il mercato è spento e neppure il governo di Conte può aiutarlo. È vero: tra un anno l’italia deve completare il passaggio di frequenze al digitale terrestre di nuova generazion­e, ma si tratta di una tecnologia superata per le television­i. Non sono più gli anni Novanta. Il dilemma di Berlusconi, invece, è il solito: assicurare un’esistenza senza dissidi e una rendita finanziari­a ai cinque figli e strappare Mediaset all’agonia a cui è destinata la television­e generalist­a se non è capace di produrre contenuti su scala globale e Mediaset, nonostante l’ambizioso progetto europeo, non ne è capace.

Per Berlusconi sarebbe un’opportunit­à irripetibi­le partecipar­e alla formazione di una società nazionale della rete unica telefonica e diffondere ovunque internet in banda larga, socio di Telecom e soprattutt­o di Cassa depositi e prestiti (cioè dello Stato).

Un modo per risolvere anche la contesa con i francesi di Vivendi, azionisti di rilievo di Telecom e di Mediaset, rimasti incagliati nella campagna d’italia avviata cinque anni fa dal capo Vincent Bolloré. Pier Silvio, Marina e gli altri eredi potrebbero continuare a divertirsi con il genere televisivo e, per le cose più solide, diventare i “cassettist­i” di una società della rete, investitor­i stabili che a ogni bilancio aspettano di incassare i dividendi senza l’one re d’impresa. È il vecchio sogno di Berlusconi. All’opposizion­e, però, non c’è niente da sognare.

Ossessione per la rendita L’assillo dell’ex premier è assicurare il futuro ai figli L’occasione della rete unica per internet in banda larga

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