Il Fatto Quotidiano

Riaprono i pub: Londra attende la maxisborni­a

- » Sabrina Provenzani

Old Ed si è svegliato all ’alba,

full English Brea

kfast al Peop l e’s choice Coffee di Baltic Road, Barbican e, dalle 11, al solito tavolo del Two Brewers di Fortune Street – a pint, bring your own

food. “They asked for my

name and address”, hanno chiesto il nome e l’indirizzo, dice indignato.

Le linee guida del governo: riapertura dei pub, da ieri, ma con identifica­zione dei clienti. “Vengo da 10 anni! Bloody lockdo w n”. Aspetta l’amico di sempre, che non vede da più di tre mesi. Ma George ha famiglia, verrà dopo pranzo. Per Ed è stata più dura: tassista in pensione, vedovo, il Two Brewers è l’unico posto dove non si sente solo.

AL WETHERSPOO­N

di Highbury sono aperti dalle 8. Alcool e cibo a buon mercato, freccette, maxischerm­o per lo sport, quando c’è. Mia figlia esclama, sollevata: “È tornato tutto come prima del Covid!”. Non proprio. La gente nei pub c’è, divisa in piccoli gruppi separati, qualcuno con la mascherina, boccali e patatine che si accumulano sui tavolini di legno. Ma la giornata è livida, l’umore sospeso. Per un po’ di allegria bisognerà aspettare l’euforia alcolica del pomeriggio e la follia della sera. Una fonte Nhs mi conferma che nel suo ospedale i colleghi del traumatolo­gico hanno tirato a sorte per il turno del weekend. Dopo tre mesi di sobrietà, polizia e pronti soccorso si aspettano la madre di tutte le sbornie e, con quella, risse e incidenti stradali. È una riapertura controvers­a, a cui erano contrari proprio quegli scienziati a cui, a lungo, Downing Street ha attribuito l’ispirazion­e di ogni scelta: mostrano allarmati i dati, gli almeno 36 possibili nuovi focolai; una città di 350 mila abitanti come Leicester dove i contagi sono tornati a preoccupar­e, tanto da rendere necessario il prolungame­nto del lockdown per altri 15 giorni; il potenziale devastante della deroga ufficiale alla precauzion­e dei due metri di distanziam­ento – provaci, a tenere distanziat­i due ubriachi al pub – senza parlare dello scoop del Financial Times che sostiene il governo stia nascondend­o i reali numeri dei nuovi casi. “That’s bullshit” sibila Nick da dietro il bancone. “Stronzate. Non ho mai messo una mascherina e non l’ho preso. Ma senza aprire come pago l’affitt o? ”. La mette semplice, ma rappresent­a le ragioni dei molti che del virus temono il devastante conto economico quanto il macabro bollettino delle vittime, più 137 venerdì, per un totale di 44.131. Nel difficile equilibrio fra tenuta economica e salute pubblica il governo britannico si prende un grosso rischio, con la riapertura, ieri, di pub, ristoranti, parrucchie­ri, cinema, anche luoghi di culto.

LO AMMETTE ANCHE Bo r i s Johnson, che venerdì in conferenza stampa ha detto: “Voglio che la gente senta che è sicuro uscire e divertirsi, ma deve essere fatto in modo responsabi­le. Non è assolutame­nte una mossa priva di rischi, siamo in equilibrio su un filo sottile”. Con lo slogan, c’è sempre uno slogan, Let’s not blow it, non roviniamo tutto. Ma la mossa di Boris non è solo il soccorso necessaria ad una economia in grande affanno e a un paese stremato dalla pandemia. I pub sono il cuore dell’identità popolare inglese, il principale luogo di relazione, dibattito e svago per un popolo senza piazze. Riaprirli significa riattivare una interazion­e sociale vitale. È un richiamo patriottic­o, un rassicuran­te messaggio politico. È l’ottimismo di Boris. Negli ospedali, intanto, si preparano per una nuova ondata già ad agosto.

Voglio che la gente senta che è sicuro uscire e divertirsi stando attenti

Boris Johnson

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In molti pub anche i proprietar­i non seguono le regole
FOTO ANSA No a protezioni e distanza In molti pub anche i proprietar­i non seguono le regole

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