Lerner • “Menefrego” Cruciani
dest, oltre che per incorrere nei rigori della legge che ha violato. Spero che le maestranze della sua fabbrica, al rientro, gli riservino il trattamento che merita. E che si trovi una forma di risarcimento morale anche per la profumiera descritta maliziosamente sui giornali dopo aver avuto dei contatti con lui.
Tra dipendenti coscritti ad accompagnarlo in Serbia e in Bosnia, gli altri che ha frequentato al ritorno nello stabilimento di Pojana Maggiore, partecipanti a un funerale (“ha abbracciato la vedova”) e infine alla festa, son più di un centinaio i malcapitati finiti in quarantena.
Se esordisco, però, con la citazione di Giuseppe Cruciani, non è solo per la sua meritata celebrità. Riconosco in lui un autentico campione dell ’Italia del “me ne frego” contemporaneo, l’involontaria ciliegina sulla torta di quel compleanno funestato dal Covid. Maestro di turpiloquio, strizzatore d’occhio alle peggiori nefandezze razziste, misogine, omofobe, prostituzionali del pubblico che alleva, di più egli si erge per ciò stesso a campione di libertà. E come tale si è meritato il ruolo di uomo di punta della radio della Confindustria.
LIBERTÀ, SÌ: libertà d’improperio contro le gabbie del “politicamente corretto” (che barba, mi hai rotto i coglioni!) di pari passo con la libertà d’impresa dell’associazione degli imprenditori (la politica fa più danni del Covid). Anche girare senza mascherina, per lorsignori, sembra essere diventata una sfida di libertà.
Non a caso Alberto Gottardo, partner di Cruciani a “La zanzara”, anche lui presente alla festa, il 7 marzo scorso protestava: “Una classe dirigente senza coraggio blocca il Paese che al 90% è immune da rischi seri da questo coronavirus”.
Lo stesso concetto cui si rifacevano probabilmente gli imprenditori della Val Seriana che alla faccia dei divieti andavano e venivano con l’aereo da Lugano, contando sul servizio di autisti privati.
Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, quello che contrapponeva l’igiene della razza Piave alla sporcizia dei cinesi, ora è montato su tutte le furie. Farebbe meglio a riesaminare gli effetti patologici infettivi che allignano nella retorica del “fai da te” e infischiatene delle regole, prosperata nel nome di un malinteso spirito imprenditoriale.