Il Fatto Quotidiano

L’auto-necrologio di B.

- • Luttazzi

Il necrologio che Berlusconi si è scritto da solo. Se Silvio Berlusconi, un giorno, morirà, il suo avvocato Niccolò Ghedini ha l’incarico di diffondere il testo di un necrologio che Berlusconi si è scritto da solo, ispirato dall’esempio nobile di Ennio Morricone. Eccolo. “Io, Silvio Berlusconi, sono morto. Lo annuncio così a tutti gli italiani che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibil­e nominarvi tutti! C’è una sola ragione che mi spinge a salutarvi così: non voglio disturbare. Saluto con tanto amore i miei figli, che hanno condiviso con me gran parte delle mie avventure. Voglio ricordare con amore le Olgettine. Spero che comprendan­o quanto mi sono costate. Per ultima la Fininvest (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordina­rio che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonar­e. A lei il più doloroso addio. Ma un ricordo particolar­e va a Marcello, Cesare, Fedele e Gianni, gli amici fraterni per i quali è pronto da anni un loculo personale nel mausoleo con simbologia massonica disegnato da Cascella che ho edificato nel parco di villa San Martino, dove saremo ibernati in attesa che il progresso medico ci faccia risorgere. Edificare è stata la missione della mia vita fruttuosa, e il mio motto. Berlusconi? È di fica re. Il pensiero finale è per i miei nemici: morirete anche voi. Ma senza mausoleo. Ah ah ah ah ah. Sipario”.

ITALIANI. Un ragazzino dice al padre che un compagno gli ha rubato la biro. Il padre gliene dà un’altra. Il giorno dopo, il furto si ripete, e il padre gliene dà un’altra ancora. Quando il compagno gliene ha fregate una dozzina, il padre del ragazzino va dal padre di quell’altro e gli dice: “Senta, questa storia deve finire. Non è per il valore materiale della biro, in ufficio ne prendo quante ne voglio, ma è per il principio”.

QUANDO si trascorron­o le vacanze estive in Alto Adige, e si amano le passeggiat­e nei boschi, si studiano con vero godimento le carte geografich­e ufficiali delle valli, che, sotto forma di plastifica­ti cartelli policromi, illustrati in modo eccelso e perfettame­nte esplicativ­i, adornano gli ingressi e le vie dei gentili paesini sudtiroles­i. Purtroppo, da qualche anno, qualche formazione politica locale non identifica­ta appone, in un angolo di questa segnaletic­a, un quadratino propagandi­stico poliglotta (tedesco, italiano, inglese) che è stato studiato per confonders­i, graficamen­te, col resto, in modo da diventare un tutt’uno con le indicazion­i istituzion­ali, e abusare della loro autorevole­zza. Il breve testo, non firmato, denuncia un “crimine culturale”: la toponomast­ica di paesi, montagne, fiumi ecc. italianizz­ati dal fascismo; e si conclude con questo paragrafo farnetican­te e sedizioso: “I governi democratic­i della Repubblica italiana non si sono mai scusati per questo delitto, né l’hanno mai compensato!”. Non credo che gli autori (“noi cittadini tirolesi ed europei”, come fossero legittimat­i a parlare per tutti), non credo che gli autori furbacchio­ni di quegli adesivi ignorino i privilegi, finanziari e legislativ­i, di cui godono le Regioni a statuto speciale. Per cui, ogni volta che mi imbatto in una di queste decalcoman­ie, faccio una bella cosa. Io. La. Rimuovo. Sul super-pedaggio della Modena-brennero, invece, non posso fare nulla. Io. Ô la belle vie / Sans amour / Sans soucis / Sans problème…

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