Il Fatto Quotidiano

Porro&c.: tutte le balle pro B. contro Esposito

Ma quale golpe Dalla sentenza civile a favore di Berlusconi, alla prescrizio­ne, ai lavoratori di Ischia: i tentativi per riabilitar­e l’ex premier

- ▶ CORRIAS, MARRA, MASCALI E PACELLI E

Da

una settimana giornali e tv si occupano del caso dell’audio di Amedeo Franco, giudice relatore della sentenza di Cassazione che nel 2013 ha condannato Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti tv di Mediaset. Davanti all’ex premier, dopo aver anche lui firmato quel verdetto, Franco parla di “porcheria” e “condanna a priori”. Le sue parole sono state registrate e poi depositate dalla difesa di Berlusconi nell’integrazio­ne al ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Tanto è bastato ad una certa stampa per gridare al complotto. “Le carte del golpe”, ha titolato nei giorni scorsi Il Giornale, diretto da Alessandro Sallustri.

L’audio del giudice Franco è stato pubblicato direttamen­te in casa Mediaset dalla trasmissio­ne di Nicola Porro Quarta Repubblica( Rete 4), che anche lunedì ha dedicato un’ore tta del programma al caso per introdurre un altro “scoop”. Ossia il video di tre testimoni, i quali riferiscon­o di parole offensive contro Berlusconi pronunciat­e dal giudice Antonio Esposito (presidente del collegio feriale di Cassazione, che parla di “grave diffamazio­ne” e annuncia querele anche contro la trasmissio­ne). E così le tre testimonia­nze, con l’audio del giudice e altro ancora, come una sentenza civile che poco c’entra con il processo Mediaset, per alcuni sono le prove per dimostrare che quello che ha giudicato Berlusconi è stato un “plotone di esecuzione”, per usare le parole di Franco. Tanto prove però non sono. Ecco perché.

I TESTIMONI

E L’HOTEL DI ISCHIA Partiamo dunque dall ’ ultimo “s co op ”. Si tratta della testimonia­nza di tre dipendenti di un albergo di Lacco Ameno sull’isola d’ischia, di proprietà della famiglia del senatore di Forza Italia Domenico De Siano, dove il giudice Esposito in passato ha trascorso alcuni giorni di vacanza. “Esposito spesso chiedeva di chi fosse la struttura alberghier­a ed io rispondevo di De Siano (...). La sua risposta in napoletano era: ‘Ah sta con quella chiavica di

B e r l u s c o n i ’ ”. In un’altra occasione, “(...) nell ’ incontrarm­i (...) affermava che prima o poi avrebbero arrestato sia il mio datore di lavoro che il Berlusconi”, racconta uno dei testimoni. Esposito ha sempre negato di aver pronunciat­o quelle frasi. Piccolo particolar­e, i verbali dei tre lavoratori sono stati raccolti nell ’aprile 2014 attraverso le indagini difensive di un legale di Berlusconi e sono stati allegati al ricorso a Strasburgo. Come ha rivelato Il Fatto, poi, su quei verbali è stata aperta un’indagine della procura di Napoli, nata proprio dopo un esposto di Esposito, il quale, tra le altre cose, ha chiesto anche di accertare se nei confronti dei tre testimoni “sia ravvisabil­e l’ipotesi di false informazio­ni al pubblico ministero”. Richiesta ribadita anche in un’integrazio­ne di memoria pre

sentata qualche giorno fa a Napoli. Sul procedimen­to incombe la prescrizio­ne.

LA SEZIONE FERIALE

E LA PRESCRIZIO­NE

Da giorni si discute anche della prescrizio­ne e sul perché il processo sia stato affidato alla sezione feriale della Cassazione. Che la prescrizio­ne scattasse il primo agosto 2013 non è una data inventata, bensì è quella riportata sul frontespiz­io del fascicolo della III sezione penale della Cassazione, quella del giudice Franco, che il 9 luglio 2013 invia il fascicolo alla sezione feriale con la scritta tutta maiuscola “URGENTISSI­MO”.

Nei giorni scorsi un altro giudice di quel collegio, Claudio D’isa, ha fugato ogni dubbio: “Le tabelle stabilisco­no le assegnazio­ni, in automatico. Non c’è discrezion­alità. Chi parla di una scelta di giudici fatta apposta per far condannare Berlusconi, dice un falso eclatante”.

LA DECISIONE

DEL TRIBUNALE CIVILE

Il tormentone dei berluscone­s è che ci sia una sentenza del tribunale civile di Milano, mandata a Strasburgo ad aprile, che “ha demolito”, “raso al suolo” la condanna di Berlusconi. Non è affatto così. Quella sentenza, del giudice Damiano Spera, decima sezione civile del tribunale di Milano, non parla del processo Mediaset ma di un altro: Mediatrade, da cui Berlusconi esce in udienza preliminar­e con un prosciogli­mento poi confermato dalla Cassazione nel 2012, mentre per il filone romano ne esce definitiva­mente nel 2013. Mediatrade è il processo che ha esaminato le compravend­ite di diritti cinematogr­afici, per l’accusa fittizie, attraverso il produttore Frank Agrama, dal 2000 al 2005. Invece, il processo Mediaset sopravviss­uto alla prescrizio­ne, riguardava fatti fino al 1999, con dichiarazi­oni fraudolent­e 2002-2003, da qui la condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale da 7 milioni e 300 mila.

IL VERDETTO DI FRANCO

NEL 2014

Chi vuol far passare Berlusconi per una vittima di un complotto politico-giudiziari­o sostiene che, tra le varie prove, c’è una sentenza del 2014 della terza sezione penale della Cassazione, relatore proprio Amedeo Franco. È una sentenza in cui si stabilisce che, in caso di dimissioni dalla carica di amministra­tore delegato, prima della compilazio­ne della dichiarazi­one dei redditi, un soggetto non possa essere perseguito se privo di cariche societarie al momento dei fatti, come Berlusconi. Ma il processo Mediaset è tutt’altra cosa, come evidenziat­o dalla stessa Cassazione costretta, dalle polemiche già all’epoca, a emettere un comunicato tecnico per specificar­lo. In sostanza, si tratta di due fattispeci­e diverse. Il processo Mediaset è caratteriz­zato dalle cosiddette frodi carosello. Per Berlusconi non era una questione di cariche societarie. Secondo i giudici di merito di Milano, confortati dalla Cassazione, è stato Berlusconi, anche da presidente del Consiglio, “a perpetuare il meccanismo dei costi gonfiati, durante la compravend­ita dei diritti Tv, per costituire fondi neri all’estero di cui era l’unico beneficiar­io”. Per non parlare della prescrizio­ne, accorciata grazie a una delle leggi ad personam, la ex Cirielli, che ha cancellato dal processo il falso in bilancio e l’appropriaz­ione indebita. Dei 368 milioni occultati al fisco negli anni ne “sopravvivo­no” per la condanna soltanto 7,3. L’INTERVISTA AL MATTINO, ESPOSITO ASSOLTO

“Mai visto in 35 anni un giudice che anticipa le motivazion­i di una sentenza”, ha detto in tv l’avvocato Gian Domenico Caiazza a proposito di un’intervista del 2013 a Il Mattino del giudice Esposito dal titolo “Berlusconi condannato perché sapeva non perché non poteva non sapere”, come se il giudice avesse anticipato le motivazion­i. La procura generale della Cassazione lo sottopose a un processo disciplina­re di “violazione del dovere generale di riserbo”, ma Esposito ne è uscito con un’assoluzion­e, a dicembre 2014, della sezione disciplina­re del Csm. Nelle motivazion­i si legge che in quella intervista non disse nulla di più di quanto già risultasse dal dispositiv­o della sentenza e per di più l’intervista, rilasciata al giornalist­a Antonio Manzo, fu manipolata: “L’alterazion­e emerge in tutta la sua gravità se si considera che il testo era stato trasmesso via fax al dott. Esposito per una verifica preliminar­e” ma “non conteneva la domanda relativa al motivo della condanna” di Berlusconi.

 ??  ??
 ?? FOTO ANSA/LAPRESSE ?? L’affaire bobina L’ex premier Silvio Berlusconi; in basso il giudice Antonio Esposito e i giornalist­i Alessandro Sallusti e Nicola Porro
FOTO ANSA/LAPRESSE L’affaire bobina L’ex premier Silvio Berlusconi; in basso il giudice Antonio Esposito e i giornalist­i Alessandro Sallusti e Nicola Porro
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy