“Un mld di bond sul mercato legati alla ‘ndrangheta”
FINANCIAL TIMES Sui mercati, emessi titoli garantiti in parte da aziende di facciata accusate di essere legate alla criminalità. “Acquistati anche da Banca Generali”
Un salto di qualità della ‘ ndrangheta. Uno scandalo che lambisce istituti di credito italiani e stranieri e una nota società di consulenza internazionale. Secondo una inchiesta di Miles Johnson del Financial
Times, investitori internazionali avrebbero comprato obbligazioni per un totale di un miliardo garantite da società di facciata, sospettate di essere collegate a cosche della ‘ndrangheta. In quasi tutti i casi si sarebbe trattato di compravendite private, non sui mercati finanziari e non soggetti a valutazione delle società di rating.
IN UN CASO, PERÒ,
i bond sono stati acquisiti da Banca Generali, con la consulenza di EY. La vendita sarebbe avvenuta fra il 2015 e il 2019, e secondo documenti legali e finanziari esaminati dal giornalista britannico, una parte delle obbligazioni si sono in seguito rivelate collegate a beni riconducibili a società di comodo della mafia calabrese, che però in un primo tempo sono riuscite ad aggirare i controlli anti- riciclaggio. Una traccia seguita dal Corriere di
Calabria, che ieri è tornato sul caso. Fra il 2006 e il 2015 lo Stato avrebbe girato al Cara “Sant’anna” di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, un finanziamento europeo di 103 milioni per la gestione dei rifugiati. Di questi, secondo un’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di alcuni dei presunti responsabili, 36 milioni sarebbero finiti nelle tasche del clan Arena, che controllava il campo profughi. Alcune della fatture alla base della speculazione sarebbe relative alla gestione del campo. Fra gli investitori, rivela il Financial Times, anche fondi pensione ed
hedge funds, “attratti dalla possibilità di alti ricavi in una fase di interessi particolarmente bassi”. Un meccanismo che ha sfruttato una cronica vulnerabilità del sistema pubblico-privato: le obbligazioni sarebbero nate da fatture non pagate dalle autorità sanitarie italiane a una serie di fornitori di servizi medici. La legge europea, chiarisce l’articolo, prevede per le fatture scadute non pagate da enti pubblici una penalità a interesse garantito, che le rende appetibili a eventuali investitori che “scommettono” sul futuro saldo del debito. Un prodotto finanziario perfetto, venduto con la mediazione di Cfe, banca d’investimento con sede a Ginevra. Che ha precisato di essere all’oscuro dell’origine criminale di quei fondi, di aver sempre tenuto informate le autorità italiane e di aver comunque portato a termine tutte le verifiche necessarie, contando anche sui controlli dei professionisti regolamentati che avevano gestito le fatture prima della cartolarizzazione.
IN OGNI CASO,
ha chiarito la banca svizzera, le fatture incriminate sarebbero solo una piccola parte del totale. Versione simile quella di Banca Generali, che ha dichiarato: “Banca Generali e Banca Generali Fund Management Lussemburgo sono appena state informate delle cattive notizie. Hanno aderito all’offerta nella convinzione che la transazione avesse i requisiti richiesti”. Resta da sentire la versione di EY, il colosso della consulenza incaricata da Generali di gestire l’affare. Bisognerà aspettare: perora, scrive il Financial Ti
m es, ha declinato ogni commento.
Eravamo convinti che la transazione avesse i requisiti richiesti
Banca Generali