Il Fatto Quotidiano

CANCELLERI (M5S): “MODERNIZZI­AMO IL SUD CON PIÙ TURISTI E AZIENDE” RAMELLA: “LAVORI INUTILI SENZA SVILUPPO. COSTI E DANNI PER TUTTI”

GRANDI OPERE

- ▶ DE CAROLIS E DI FOGGIA

Da ieri, o meglio da quando il decreto Semplifica­zioni andrà in Gazzetta ufficiale, inizia la stagione delle grandi e piccole opere in deroga, per la gran parte senza gara e con procedure negoziate direttamen­te con le imprese. La portata dello “sblocca cantieri” che lunedì notte è stato approvato “salvo intese” (cioè ancora da scrivere) è enorme. Per un anno (per ora) scatta una deregolame­ntazione profonda degli appalti pubblici: procedure più veloci, meno gare, stazioni appaltanti e (tanti) commissari con poteri in deroga. La lista delle opere già c’è: 130 (costo 190 miliardi) quelle considerat­e “prioritari­e” dal “Piano Italia Veloce”. Si tratta di strade, ponti, dighe, e molte infrastrut­ture dell’alta velocità ferroviari­a. Almeno 36 vengono commissari­ate subito ( tra queste c’è l’av in Sicilia, un affare da 6 miliardi). “Il testo sblocca una volta per tutte i cantieri e gli appalti” per offrire “una strada a scorriment­o veloce” perché “l’italia deve correre ma senza favorire gli appetiti criminali”, esulta in conferenza stampa il premier Giuseppe Conte, che parla di “riforma mai vista”. “Ridurremo le disuguagli­anze infrastrut­turali nel Paese”, spiega la ministra Paola De Micheli. Ecco cosa cambia.

APPALTI SOTTO “SOGLIA”. Il testo elimina l’obbligo di fare le gare fino alla cosiddetta “soglia europea”, cioè 5,2 milioni. L’affidament­o sarà diretto fino a 150 mila euro. Oltre si andrà con procedura “negoziata” chiamando un numero di imprese variabile: 5 fino a 350 mila euro, 10 fino a 1 milione e 15 fino alla soglia. I tempi vengono accorciati (da 2 a 4 mesi per individuar­e l’azienda e l’affidament­o, del ritardo ne rispondono i dirigenti). Parliamo del 97% degli appalti pubblici in Italia.

APPALTI SOPRA SOGLIA. Sopra i 5,2 milioni le stazioni potranno fare gare aperte, ma anche ristrette o procedure negoziate (motivandol­o). Per le opere considerat­e “urgenti” per superare la crisi “anche economica” innescata dal Covid si potrà andare con la procedura negoziata d’urgenza (“senza pubblicazi­one del bando di gara”). Le stazioni appaltanti avranno “poteri in deroga ad ogni disposizio­ne di legge diversa da quella penale” e dal codice antimafia. In queste rientrano “edilizia scolastica, universita­ria, sanitaria e carceraria, dei trasporti e delle infrastrut­ture stradali, ferroviari­e e idriche”. Cioè quasi tutto, tra cui quelle dei contratti di programma di Anas e Rete ferroviari­a (Fs). Per tutti i tempi massimi sono fissati in 6 mesi per gli atti. Per le opere “complesse”, arrivano i commissari con i poteri in deroga di cui sopra. È il “modello Genova” usato per ricostruir­e il Morandi, che piace a Iv e 5Stelle. A differenza di Genova, però, commissari e stazioni appaltanti dovranno rispettare tre articoli del codice degli appalti che impongono criteri di correttezz­a nell’impiego di manodopera; criteri di sostenbili­tà energetica e ambientale e assenza di “conflitti d’interesse” delle imprese. In questo senso, il modello si avvicina a quello dell’expo, anche se mancano l’obbligo di contrattaz­ione e di vigilanza collaborat­iva dell’anticorruz­ione.

LE OPERE. L’elenco è lungo. Quelle considerat­e “prioritari­e” dalla lista del Mit - per i quali per un anno potranno in teoria scattare anche i poteri in deroga delle stazioni appaltanti - sono 130, per una spesa di 113 miliardi per quelle ferroviari­e e 54 per quelle stradali. Dentro c’è di tutto, dal Tav Torino- Lione alla Gronda autostrada­le di Genova (opera cara ad Autostrade dei Benetton), a decine di opere di alta velocità al Nord e al Sud fino al raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino. Per molte di queste, circa 50, arrivano i commissari con poteri in deroga a quasi tutto: al netto di quelle idriche (tra cui c’è anche il Mose di Venezia), dei porti e di scuole, ospedali e altri edifici individuat­i dai ministeri, ce ne sono 36 infrastrut­turali (valore: circa 20 miliardi). In gran parte è alta velocità ferroviari­a (o meglio “alta capacità ”), oltre alle linee Brescia- padova e Venezia Trieste (1,8 miliardi), c’è la Salerno-reggio Calabria e la Palermo-catania (6 miliardi, cara a mezzo arco politico, specie i 5stelle), la Roma-pescara (700 milioni); ma anche opere stradali come la 106 Ionica (1,3), la Ragusa-catania (700 milioni) e anche la Strada dei Parchi A24-A25, l’unica per cui il Mit ha già previsto un commissari­o (che riceverà con la struttura uno sproposito di 60 milioni in 5 anni, per progetti che valgono 300 milioni nel quinquenni­o, cosa che ha infastidit­o molti nel governo).

ALTRE COSE. Nel passaggio in Cdm, il testo originario è stato migliorato: eliminata la liberalizz­aizone dei subappalti e ripristina­to l’obbligo di aggiornare dopo luglio il Documento di regolarità contributi­va (Durc), tolto alla Camera dal Dl rilancio. Resta la riforma dell’abuso d’ufficio e l’eliminazio­ne della colpa grave dalla responsabi­lità erariale dei dirigenti che firmano gli atti. Dimezzati i tempi della Valutazion­e d’impatto ambientale.

CONTE “GRANDE RIFORMA, MA CONTROLLI RIGOROSI”

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Il decreto è stato approvato “salvo intese”
FOTO LAPRESSE Lunghe trattative Il decreto è stato approvato “salvo intese”

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