CANCELLERI (M5S): “MODERNIZZIAMO IL SUD CON PIÙ TURISTI E AZIENDE” RAMELLA: “LAVORI INUTILI SENZA SVILUPPO. COSTI E DANNI PER TUTTI”
GRANDI OPERE
Da ieri, o meglio da quando il decreto Semplificazioni andrà in Gazzetta ufficiale, inizia la stagione delle grandi e piccole opere in deroga, per la gran parte senza gara e con procedure negoziate direttamente con le imprese. La portata dello “sblocca cantieri” che lunedì notte è stato approvato “salvo intese” (cioè ancora da scrivere) è enorme. Per un anno (per ora) scatta una deregolamentazione profonda degli appalti pubblici: procedure più veloci, meno gare, stazioni appaltanti e (tanti) commissari con poteri in deroga. La lista delle opere già c’è: 130 (costo 190 miliardi) quelle considerate “prioritarie” dal “Piano Italia Veloce”. Si tratta di strade, ponti, dighe, e molte infrastrutture dell’alta velocità ferroviaria. Almeno 36 vengono commissariate subito ( tra queste c’è l’av in Sicilia, un affare da 6 miliardi). “Il testo sblocca una volta per tutte i cantieri e gli appalti” per offrire “una strada a scorrimento veloce” perché “l’italia deve correre ma senza favorire gli appetiti criminali”, esulta in conferenza stampa il premier Giuseppe Conte, che parla di “riforma mai vista”. “Ridurremo le disuguaglianze infrastrutturali nel Paese”, spiega la ministra Paola De Micheli. Ecco cosa cambia.
APPALTI SOTTO “SOGLIA”. Il testo elimina l’obbligo di fare le gare fino alla cosiddetta “soglia europea”, cioè 5,2 milioni. L’affidamento sarà diretto fino a 150 mila euro. Oltre si andrà con procedura “negoziata” chiamando un numero di imprese variabile: 5 fino a 350 mila euro, 10 fino a 1 milione e 15 fino alla soglia. I tempi vengono accorciati (da 2 a 4 mesi per individuare l’azienda e l’affidamento, del ritardo ne rispondono i dirigenti). Parliamo del 97% degli appalti pubblici in Italia.
APPALTI SOPRA SOGLIA. Sopra i 5,2 milioni le stazioni potranno fare gare aperte, ma anche ristrette o procedure negoziate (motivandolo). Per le opere considerate “urgenti” per superare la crisi “anche economica” innescata dal Covid si potrà andare con la procedura negoziata d’urgenza (“senza pubblicazione del bando di gara”). Le stazioni appaltanti avranno “poteri in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale” e dal codice antimafia. In queste rientrano “edilizia scolastica, universitaria, sanitaria e carceraria, dei trasporti e delle infrastrutture stradali, ferroviarie e idriche”. Cioè quasi tutto, tra cui quelle dei contratti di programma di Anas e Rete ferroviaria (Fs). Per tutti i tempi massimi sono fissati in 6 mesi per gli atti. Per le opere “complesse”, arrivano i commissari con i poteri in deroga di cui sopra. È il “modello Genova” usato per ricostruire il Morandi, che piace a Iv e 5Stelle. A differenza di Genova, però, commissari e stazioni appaltanti dovranno rispettare tre articoli del codice degli appalti che impongono criteri di correttezza nell’impiego di manodopera; criteri di sostenbilità energetica e ambientale e assenza di “conflitti d’interesse” delle imprese. In questo senso, il modello si avvicina a quello dell’expo, anche se mancano l’obbligo di contrattazione e di vigilanza collaborativa dell’anticorruzione.
LE OPERE. L’elenco è lungo. Quelle considerate “prioritarie” dalla lista del Mit - per i quali per un anno potranno in teoria scattare anche i poteri in deroga delle stazioni appaltanti - sono 130, per una spesa di 113 miliardi per quelle ferroviarie e 54 per quelle stradali. Dentro c’è di tutto, dal Tav Torino- Lione alla Gronda autostradale di Genova (opera cara ad Autostrade dei Benetton), a decine di opere di alta velocità al Nord e al Sud fino al raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino. Per molte di queste, circa 50, arrivano i commissari con poteri in deroga a quasi tutto: al netto di quelle idriche (tra cui c’è anche il Mose di Venezia), dei porti e di scuole, ospedali e altri edifici individuati dai ministeri, ce ne sono 36 infrastrutturali (valore: circa 20 miliardi). In gran parte è alta velocità ferroviaria (o meglio “alta capacità ”), oltre alle linee Brescia- padova e Venezia Trieste (1,8 miliardi), c’è la Salerno-reggio Calabria e la Palermo-catania (6 miliardi, cara a mezzo arco politico, specie i 5stelle), la Roma-pescara (700 milioni); ma anche opere stradali come la 106 Ionica (1,3), la Ragusa-catania (700 milioni) e anche la Strada dei Parchi A24-A25, l’unica per cui il Mit ha già previsto un commissario (che riceverà con la struttura uno sproposito di 60 milioni in 5 anni, per progetti che valgono 300 milioni nel quinquennio, cosa che ha infastidito molti nel governo).
ALTRE COSE. Nel passaggio in Cdm, il testo originario è stato migliorato: eliminata la liberalizzaizone dei subappalti e ripristinato l’obbligo di aggiornare dopo luglio il Documento di regolarità contributiva (Durc), tolto alla Camera dal Dl rilancio. Resta la riforma dell’abuso d’ufficio e l’eliminazione della colpa grave dalla responsabilità erariale dei dirigenti che firmano gli atti. Dimezzati i tempi della Valutazione d’impatto ambientale.
CONTE “GRANDE RIFORMA, MA CONTROLLI RIGOROSI”