Il Fatto Quotidiano

Concession­i Restano intoccabil­i i balneari (e i loro enormi introiti)

- MARCO BUTICCHI – CONCESSION­ARIO BALNEARE

I CONTINUI avvicendam­enti governativ­i hanno, tra i tanti effetti negativi, cancellato la memoria istituzion­ale. Leggo su Il Fatto dell’esistenza di una lobby di bagnini potentissi­mi, capaci addirittur­a di mettere d’accordo le opposte fazioni di una politica litigiosa. Chi è concession­ario balneare ricorderà che, dinanzi il dilemma “canone fisso o variabile in funzione del fatturato” il governo scelse a più riprese la formula “mista”. E così i bilanci delle aziende balneari vennero sì gravati di un canone fisso congruo (in affitto lo Stato concede una striscia di spiaggia che sempre più spesso siamo costretti a ripascire), e di una parte variabile, rappresent­ata dall’iva al 22%: unica categoria turistica in campo nazionale ed europeo ad avere un’aliquota così alta (normalment­e va dal 4 al 10%). Le strutture ricettive balneari sono le uniche a corrispond­ere la tassa di proprietà (Imu) sui beni ricevuti in affitto. Ecco che allora la lobby dei bagnini perde vigore in favore di altri potentati occulti. Quelli che vorrebbero appropriar­si del lavoro di trentamila famiglie di concession­ari italiani per tutelare gli interessi di gruppi multinazio­nali o di chi ha facile accesso a capitali da ricollocar­e in mercato. Chissà dov’è finito il consenso che circonda le nostre imprese ogni volta che veniamo richiamati dalle istituzion­i alle nostre responsabi­lità sociali, come dopo l’uragano Vaia (ottobre 2018). Così come, al termine del lockdown, con il nostro lavoro e senza lobby potenti, abbiamo lavorato per regalare lustro e prosperità a questo Paese.

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Stessa spiaggia Uno stabilimen­to italiano

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