Il Fatto Quotidiano

Fontana e i camici di famiglia: suo cognato è sotto inchiesta

Dama Spa Il fratello della moglie del governator­e parlò di un “errore” in sua assenza, ma prima aveva indicato i prezzi della “fornitura” al Pirellone

- » Luigi Franco

un documento esclusivo, a firma Andrea Dini, si parla di forniture, altro che donazione La Guardia di Finanza ieri al Pirellone per acquisire i contratti tra Aria SPA e la società Dama

L’offerta da 513 mila euro per la fornitura alla Regione Lombardia dei camici dell’azienda del cognato di Attilio Fontana ha in calce una firma. Ed è proprio quella di Andrea Dini, cognato del governator­e lombardo oltre che proprietar­io e ad di Dama, la società di cui detiene il 10% Roberta, moglie di Fontana. La sua firma fa fuori in un colpo solo la versione propinata per un mese sul contratto concesso a Dama in affidament­o diretto, poi trasformat­o in donazione. E dimostra che tutti quei camici all’inizio erano ben lontani dall’essere un dono. Eppure Fontana il 7 giugno, dopo le anticipazi­oni del Fatto sull ’ inchiesta di Report che ha svelato il caso, scriveva su Facebook che c’era “alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia”, mentre Dini dava la colpa a un fraintendi­mento dei suoi collaborat­ori, responsabi­li di aver trattato per errore la donazione come un normale contratto. Ma ora il Fatto è in grado di rivelare che nell’offerta di Dama da cui tutto è partito i prezzi dei prodotti erano in bella mostra. E sotto i prezzi, il timbro dell’azienda e una firma. Non un collaborat­ore, ma il “dott. Andrea Dini”. Un elemento inedito in una vicenda al vaglio della procura di Milano, che ha iscritto nel registro degli indagati per turbata libertà nel procedimen­to di scelta del contraente Dini e Filippo Bongiovann­i, direttore generale di Aria, la centrale acquisti della Regione. Ieri la guardia di finanza si è presentata in Regione per acquisire i documenti relativi alla fornitura.

ALTRO CHE DONAZIONE.

Nell’offerta inviata prima di Pasqua ad Aria, vengono proposti 7 mila set di camici, calzari e cuffie a 9 euro l’uno e 18 mila camici a 6 euro. Dini si dice inoltre disponibil­e alla “fornitura” di altro materiale: 50 mila set oppure 57 mila camici. “Sempre agli stessi prezzi. Tutto made in Italy”. Aria sceglie la seconda opzione e il 16 aprile emette un ordine per 7 mila set e 75 mila camici, per un valore totale di 513 mila euro.

Iniziano le consegne, tutte fatturate da Dama, finché il 20 maggio Dini invia un’email ad Aria annunciand­o la decisione di trasformar­e il contratto in una donazione. Ma solo per i camici già consegnati, visto che la fornitura del resto viene interrotta. L’email arriva dopo che da giorni Report ha iniziato a investigar­e sul caso. Quando l’inviato Giorgio Mottola citofona a Dini, lui sostiene che la commessa avrebbe dovuto essere sin da subito una donazione: “Non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha mal interpreta­to la cosa. Me ne sono accorto e ho immediatam­ente rettificat­o perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”. Parole che ora vanno in fumo, di fronte alla sua firma sull’offerta.

L’offerta di Dini è indirizzat­a a Bongiovann­i e fa riferiment­o alle“indicazion­i” ricevute dall’ assessore all’ ambiente Raffaele Cattaneo, sentito ieri come testimone insieme a Francesco Ferri, presidente di Aria. Perché Cattaneo fa da intermedia­rio tra Dama e Aria? “Durante l’emergenza Cattaneo è stato in contatto con tutte le aziende che si sono offerte di riconverti­re la propria produzione, affinché potessero produrre dispositiv­i di protezione individual­e di qualità”, rispondono dall’assessorat­o ricordando che Cattaneo è stato a capo della task force per coordinare i fornitori. “I rapporti con le aziende per le fasi successive, come donazioni o forniture, sono invece stati gestiti da altri interlocut­ori”.

Altri interlocut­ori che ora dovrebbero rispondere a diversi quesiti. Per esempio sui 25 mila camici mai consegnati dopo che il contratto è diventato donazione. “Per quali motivi Aria non ha diffidato Dama a completare la fornitura? Perché non richiede il risarcimen­to danni per inadempime­nto contrattua­le? La Regione non ritiene di segnalare Dama all’anac?”, chiede in un’interrogaz­ione il consiglier­e M5S Marco Fumagalli, che mette in dubbio anche la congruità del prezzo di 6 euro proposto da Dama: “Tra gli ordini di Aria c’è un acquisto di 44 mila camici su Amazon, a 1,6 euro l’uno”. Quattro volte in meno del prezzo del cognato di Fontana.

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 ?? FOTO ANSA ?? Affari e famiglia Un ospedale a Brescia. A sinistra, Attilio Fontana e il cognato Andrea Dini
FOTO ANSA Affari e famiglia Un ospedale a Brescia. A sinistra, Attilio Fontana e il cognato Andrea Dini
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