Il Fatto Quotidiano

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L’apocalisse

- » Antonio Padellaro

“Alle diciotto ci sarà il giudizio universale”. Forse i meno giovani ricordano la scena di un film dei primi anni ’ 60: Il giudizio universale, diretto da Vittorio De Sica, con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, e altri nomi famosi. Un’implacabil­e voce che tuona nel cielo di Napoli e annuncia l’orario preciso in cui tutto finirà. Qualcosa di simile da mesi rimbomba nelle nostre teste: l’annuncio di un’apocalypse now di cui conosciamo il mese, purtroppo non ancora né il giorno né l’ora. A settembre viene giù tutto, ci sentiamo ripetere da ogni dove con certezza indubitabi­le, inevitabil­e, categorica. Una realtà a cui veniamo crocifissi da Istat, Doxa e agenzie di rating con i chiodi dell’inarrestab­ile crollo delle vendite, dell’abisso del Pil, del dramma della povertà di massa, della disoccupaz­ione straripant­e, delle sempre più numerose famiglie destinate a mendicare una minestra presso la Caritas. Andrà sempre peggio preconizza­no opinionist­i e grandi filosofi (Massimo Cacciari: “Ci sveglierem­o a settembre e sarà una tragedia”). E perfino chi, arginato il coronaviru­s si sentiva un tantino più al sicuro, sprofonda nell’incubo della “seconda ondata”. Che negli esperti Oms suscitano terrifican­ti analogie con “i cinquanta milioni di morti della Spagnola”. Quando? A settembre, naturalmen­te. Allora, l’insurrezio­ne divamperà da un’e stremi tà all’altra dello Stivale e palazzo Chigi sarà cinto d’assedio dai forconi inferociti. Con la tipica incoscienz­a degli irresponsa­bili noi, però, non si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Infatti è ancora luglio e i più, invece di barricarsi in casa e di mettere sacchi di sabbia vicino alle finestre, tornano a trafficare le strade e nel weekend praticano tranquilla­mente spiagge e movida. I più fortunati progettano le ferie d’agosto con la tipica strafotten­za di Massimo Troisi a cospetto del cupo Savonarola. “Ricordati che devi morire”. “Sì, sì mo me lo segno”.

Del resto, la solita politica aspetta l’apocalisse per meglio regolare i conti in sospeso. Ci sperano i leader dell’opposizion­e che puntano sulla catastrofe di settembre per “mandare a casa Giuseppe Conte” (Giorgia Meloni), poiché “Conte è cotto, finito” (Matteo Salvini). Mentre nella maggioranz­a l’imminente fine del mondo non distoglie il Pd dalle beghe congressua­li, e il M5S dal proprio ombelico. (Infatti nel film, sceneggiat­o da Cesare Zavattini il Giudizio comincia per chiamata nominale, in diretta tv. Poi dopo un tremendo diluvio, spunta il sole, tutto viene dimenticat­o e ciascuno ritorna alle proprie miserie umane, cattive abitudini e malaffari).

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