Lettera dei 150: “I nuovi censori? I progressisti”
‘‘ Molti sono intellettuali anziani fuori dalla realtà: l’omofobia per strada esiste
Jonathan Bazzi ’’
‘‘ Giusta battaglia, ma questo appello mi puzza un po’ soprattutto adesso
Nicla Vassallo ’’
Una mattina si son svegliati, e ciao al politicamente corretto. Ci volevano 150 intellettuali americani e britannici per accorgersi della dittatura del pensiero unico dominante, denunciando apertamente il “regime” di “uniformità ideologica” in una “lettera sulla giustizia e sul dibattito aperto” pubblicata su Harper’s Magazine.
DA J. K. ROWLING a Margaret Atwood, da Salman Rushdie a Noam Chomsky, scrittori e artisti stigmatizzano le “forze illiberali” che “stanno guadagnando forza in tutto il mondo e hanno un potente alleato in Trump, una minaccia per la democrazia ”. Che tempismo. L’ appello, però, è democristiano: non risparmia infatti la cancel culture e le “nuove forme di censura” degli ambienti progressisti, altrettanto responsabili del “clima intollerante”. In soldoni, anche le giuste cause – ve di quella dei Black Lives Matter – possono trasformarsi in ideologie e irrigidirsi in “intolleranza, ostracismo, dogmi, coercizioni, certezze morali accecanti”, fedi ottuse se non violente, ingigantite e moltiplicate dalla “gogna” pubblica sui social. Una riflessione di buon senso, ma l’antidoto degli intellò qual è? “L’inclusione democratica può essere raggiunta solo se si denuncia il clima di intolleranza che si è instaurato da tutte le parti”. Come la famosa notte in cui tutte le vacche sono nere. Ma si potrà ancora dire “nere”?
Quello della libertà di opinione è un dibattito scivoloso, ma “vogliamo camminare; dunque abbiamo bisogno dell’attrito. Torniamo sul terreno scabro!”, disse un filosofo. E così i firmatari, con enfasi teoretica, propongono di “sconfiggere le cattive idee attraverso l’ esposizione, l’ argomentazione e la persuasione ”. Chi decide però modi, tempi, limiti dell’espressione? Il rischio censura è dietro l’angolo: “Forse sì, forse no. Siamo in un momento pericoloso sotto molti punti di vista... La ‘ battaglia’ è giusta. Il problema è che libertà d’opinione non significa ‘ dire ciò che si vuole’, ma ‘dire ciò per cui sono giustificato dal punto di vista epistemico’ ”, spiega Nicla Vassallo, Ordinario di Teoretica all’università di Genova. “Ad esempio, i nostri politici fanno affermazioni disordinate, prive di ragioni e giustificazioni”; fumo negli occhi, insomma. Tuttavia, il politicamente corretto è una piaga più anglosassone che italiana: “Sì, certe volte lo trovo quasi ridicolo. E quest’appello mi puzza un po’, soprattutto adesso. Trump non è stato eletto ieri”.
Curioso, poi, che tra i promotori della lettera visi ala tanto vituperata Rowling, una che “senza le ovaie” non avrebbe “sentimenti ed emozioni”. Contenta lei... “La scrittrice ha subito molti attacchi per le sue rivendicazioni femministe: per lei, le transessuali non sono donne poiché in natura esistono solo maschi e femmine. La sua è una logica binaria, e l’identità assegnata alla nascita”, commenta Jonathan Bazzi, tra i finalisti dell’ultimo Strega con Febbre (Fandango). “Noto, poi, che i firmatari sono perlopiù anziani e accademici. Il manifesto pecca di intellettualismo, ma non tutto è mente. Esistono i corpi, esiste la violenza sui corpi, la realtà bruta e brutale. La loro tesi mi sembra contenga una fallacia argomentativa: opporsi a un fenomeno utilizzando scenari catastrofici ipotetici. È tipico di certa sinistra lamentarsi del regime del politicamente corretto mentre vive sui social o sui media, occupandosi poco di quanto accade per strada. È un parlarsi tra sé e sé, sono interlocutori che non rappresentano la società: le spinte censorie nella realtà non ci sono, ma l’omofobia esiste eccome. Io mi sento gender fluid: nella prospettiva binaria non ci sto, mi rifiuto di stare in un gruppo – maschi – piuttosto che in un altro – femmine. L’identità si costruisce, è cangiante, non inchiodata al dato biologico. Che è riduttivo e, questo sì, illiberale”.