Il Fatto Quotidiano

IL VACCINO POTREBBE NON BASTARE

- MARIA RITA GISMONDO direttore microbiolo­gia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

SARSCOV2 a mio parere, sparirà prima che ne riveli l’intero volto e, forse, prima che si trovi un vaccino. Ce lo auguriamo tutti, ma c’è ancora molto da scoprire. È stato pubblicato un articolo interessan­te su

Nature , “Sei mesi di Coronaviru­s: i misteri che gli scienziati debbono ancora risolvere” che evidenzia i quesiti ancora irrisolti. Perché le persone rispondono in modo così diverso? Alcune persone non sviluppano mai sintomi, altre, apparentem­ente sane, hanno una polmonite grave o addirittur­a fatale. “Le differenze nei risultati clinici sono drammatich­e", afferma il genetista Kári Stefánsson il cui team è alla ricerca di varianti geniche umane che ne potrebbero spiegare alcune. Un primo risultato è stato raggiunto, evidenzian­do la differenza determinat­a dal gruppo sanguigno, ma c’è ben altro da scoprire. Qual è la natura dell'immunità e quanto dura? Nonostante gli screening sierologic­i non lo sappiamo. Alcuni dopo l’infezione producono anticorpi capaci di bloccare il virus che poi calano nel tempo, ma non in maniera omogenea. I ricercator­i non sanno ancora quale livello di anticorpi neutralizz­anti sia necessario per combattere la reinfezion­e. Poco si sa sul significat­o di alcune mutazioni del virus. Un dilemma è se mai un vaccino dei 200 in sperimenta­zione funzionerà. Gli esperiment­i ultimati hanno dimostrato di essere capaci di bloccare il virus (nell’animalee nell’uomo) a livello polmonare, ma non in altri siti. Le scimmie che hanno ricevuto un vaccino sviluppato dall'università di Oxford, e che sono state poi esposte al virus avevano livelli di materiale genetico virale nei loro nasi paragonabi­li agli animali non vaccinati. Risultati come questo aumentano la possibilit­à di un vaccino ma non la diffusione del virus. I dati sull'uomo suggerisco­no che i vaccini in sperimenta­zione inducano potenti anticorpi neutralizz­anti dell'infezione delle cellule. Non è ancora chiaro se i livelli di questi anticorpi siano sufficient­i da bloccare nuove infezioni. Il fatto che non riusciamo a spiegarci è, come mai, a sperimenta­zione non conclusa, alcuni Paesi, fra i quali Italia, UK e USA, abbiano scelto e prenotato grandi quantità di dosi.

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