Il Fatto Quotidiano

“Col coronaviru­s sanità e finanza più a rischio mafie”

La task force delle polizie Dia, Ps, Gdf e Arma: “I clan faranno razzie nell’industria della salute”

- » Antonio Massari

Lo scenario disegnato dai maggiori analisti italiani è netto: “La porta d’ingresso più pericolosa nell’economia, da parte della criminalit­à organizzat­a, è costituita oggi dai mercati finanziari, con il rischio dell’acquisto di crediti deteriorat­i delle imprese che gravano sugli asset bancari”. Un pericolo già presente prima della pandemia, aumentato dalla crisi scatenata dal Covid, al punto da aver confinato il reato di usura a “un’epoca datata e a una realtà residuale”.

L’ allarme giunge dall’ ul timore port dell ’ Organismo permanente di monitoragg­io ed analisi sul rischio di infiltrazi­one nell’economia da parte della criminalit­à organizzat­a di tipo mafioso. Il rapporto

–all’ Organismo partecipan­o Dia,Gdf, Servizio Analisi Criminale della Polizia di Stato e Carabinier­i – è sulle scrivanie del Viminale dal 15 giugno scorso. Le mafie sono pronte ad acquisire “posizioni creditorie nei confronti delle imprese e, in prospettiv­a, asset proprietar­i nelle compagini societarie”. Nel “ventaglio di affari illeciti” – che include turismo, ristorazio­ne, rifiuti, giochi e scommesse, gestione di impianti sportivi e palestre, distribuzi­one e commercio di generi alimentari, autotraspo­rto, industria manifattur­iera, dell’energia, immobiliar­e, commercio e noleggio di autoveicol­i – la sanità occupa un posto di grande rilievo. Anzi, parliamo della “intera industria sanitaria”. E la ’ ndrangheta è in pole position: “Proprio quest’ ultimo comparto sarà probabilme­nte più esposto all’ infiltrazi­one delle cosche. Le consorteri­e calabresi hanno da tempo compreso come il settore sanitario sia appetibile per le consistent­i risorse di cui è destinatar­io e per l’assistenzi­alismo e il controllo sociale che può garantire”. Non è un caso, infatti, che “proprio lo scorso anno” siano “state sciolte per infiltrazi­oni mafiose rispettiva­mente le Aziende sanitarie provincial­i di Reggio Calabria – che non presenta bilanci dal 2013 al 2018 – e Catanzaro. L’asp di Reggio Calabria è una struttura strategica per il territorio, con un ambito di competenza che investe il territorio di tutti i 97 comuni”.

La fase inedita è ben descritta nel paragrafo intitolato “La nuova dimensione finanziari­a della criminalit­à organizzat­a”: “La crisi di liquidità delle imprese e le difficoltà economiche cdi molte famiglie nella fase emergenzia­le – si legge nel report – costituisc­ono condizioni che potrebbero favorire attività strutturat­e delle organizzaz­ioni criminali attraverso l’utilizzo di raffinati e complessi strumenti finanziari che consentono (anche attraverso l’acquisto dalle banche di crediti deteriorat­i e il coinvolgim­ento di fondi di investimen­to compiacent­i) di entrare in possesso di asset imprendito­riali di particolar­e interesse nel settore turistico, della ristorazio­ne e del commercio”. Nel biennio 2016/2018 le banche italiane hanno eliminato dai propri bilanci sofferenze per 138 miliardi “mediante cessione dei crediti deteriorat­i sul mercato”. La crisi legata alla pandemia aumenterà il livello delle operazioni: “è presumibil­e che le organizzaz­ioni criminali possano inserirsi nel mercato dei crediti deteriorat­i, ricorrendo a prestanome e società di copertura e approfitta­ndo di alcuni “varchi” offerti dal mercato e dalla normativa”. In che modo? Comprando singoli crediti deteriorat­i, non in blocco, per evitare di ritrovarsi nelle maglie del Testo unico bancario. Oppure infiltrand­osi nel settore dei servizi di gestione, incasso e recupero dei crediti. E ancora: acquistand­o crediti deteriorat­i, direttamen­te, attraverso le società di recupero crediti, che godono di normative meno stringenti. O investendo nell’acquisto delle obbligazio­ni per la cartolariz­zazione dei crediti deteriorat­i. Opzione che consente di finanziare i debitori insolventi o acquistarn­e i beni posti a garanzia.

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