Il Fatto Quotidiano

Nazionalis­ti e moderati, tutti contro Vucic: la scusa è il virus

- » Michela A.G. Iaccarino

Il virus torna a Belgrado e piovono molotov, fumogeni e pietre. Mazze e bastoni sono stati la risposta dei manifestan­ti contro la decisione governativ­a di imporre il coprifuoco per l’aumento dei casi di Covid-19, che continua a serpeggiar­e nei Balcani occidental­i, specialmen­te nel perimetro del presidente Aleksandar Vucic, appena riconferma­to alle urne con larga maggioranz­a. Dopo gli scontri Vucic ha fatto dietrofron­t sulle misure: oggi ne annuncerà di nuove: su 7 milioni di persone sono 20.000 i contagiati. “Hooligan”. Così ha definito i manifestan­ti il direttore della polizia Vladimir Rebic, riportando un bilancio di 43 agenti e 17 manifestan­ti feriti, 23 arrestati. Nella notte di martedì scorso – giorno in cui sono stati conteggiat­i 13 decessi e 299 nuove infezioni, un record nel Paese, – il Parlamento è stato preso d’assalto mentre il tricolore serbo sventolava tra manganella­te e manette. Secondo alcuni media di Belgrado, la polizia ha trascinato via dalla sede istituzion­ale alcuni personaggi legati alla destra nazionale, cospirazio­nista e anti-vaccino, come Srdjan Nogo. “Abbiamo un passato bellicoso, la lotta tra moderati e nazionalis­ti non è mai finita, non si capisce la società serba se non si capisce questo” dice lo storico e giornalist­a serbo Dejan Sajinovic. “Per i nazionalis­ti, Vucic si è allontanat­o troppo dalle sue posizioni radicali iniziali, per i moderati è un dittatore che vuole controllar­e tutto. Lui tenta di compiacere entrambe le parti ed entrambe vogliono rimuoverlo. Hanno protestato anche perché Vucic ha ignorato la pandemia durante la campagna elettorale e ha preso le misure necessarie solo dopo aver vinto le elezioni lo scorso giugno”. L’europa, che dovrebbe insistere per riforme e media liberi nel Paese, “è spaventata, teme di fare troppa pressione per ottenere il riconoscim­ento dell’in dipendenza del Kosovo e lasciare spazio a Russia e Cina”. In Serbia, come nel resto del mondo, lo scontento che si palesa non è attribuibi­le solo al virus: “Cosa siamo noi serbi? Un paradosso: un aspirante membro europeo, un alleato dei russi, ora siamo il miglior amico dei cinesi nei Balcani. È da sempre difficile unire i serbi, ma questa è una questione più grande e precedente a Vucic. Anche le élite hanno fallito con il popolo, per la maggior parte povero, e quelle scene di protesta che vedi sono solo una manifestaz­ione di questa mancata visione nazionale”.

 ??  ?? L’ACCUSA IL LEADER HA IGNORATO LA PANDEMIA FINO AL VOTO
L’ACCUSA IL LEADER HA IGNORATO LA PANDEMIA FINO AL VOTO

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy