Yoga, arricciacapelli e piante: debuttano i Queen “pecoroni”
L’ANNIVERSARIO Nel 1970 la band di Freddie, inizialmente battezzata “Smile”, tiene il suo primo concerto nella sala conferenze dell’imperial College, dove stava studiando Brian May
Una tesi sulla “polvere zo dia ca le” nel cosmo. Il giovane studente Brian May ci stava lavorando già nel 1968. Prese il dottorato 39 anni più tardi, quando la sua zucca ormai grigia lo consacrava come un credibile astrofisico, collaboratore pure della Nasa. Peccato che Brian fosse più bravo con la chitarra: lo sapevano tutti all’imperial College, dove il ragazzo si stava dando da fare per ingaggiare bei nomi del rock perché suonassero lì: prese nella rete anche Jimi Hendrix. Ma far parte del Comitato Ricreativo non bastava a May: voleva salirci lui sul palco del nuovo isolato dell’università che troneggia fra le strade eleganti di Kensington.
CI RIUSCÌ IL 18 LUGLIO 1970, con il suo gruppo maliziosamente ribattezzato Queen, come proposto dal nuovo frontman Frederick Bulsara, che per sé aveva scelto il cognome d’arte
Mercury, da messaggero degli dei. Freddie trovava “dannatamente regale” il marchio Queen. Alle 20 di quella domenica, nella sala conferenze del College londinese, il debutto andò a gonfie vele, primo atto di una carriera da trecento milioni di dischi culminata nella conquista dell’orbe terracqueo in mondovisione a Wembley, la presa del potere del Live Aid, 16 luglio 1985.
C’è una placca della Performance Rights Society sulla facciata dell’imperial, a ricordare l’evento di cinquant’anni fa. E da oggi i filatelici britannici potranno accaparrarsi i francobolli della Royal Mail con su effigiate le copertine degli album dei Queen e le foto dei quattro membri storici del gruppo, un omaggio concesso a poche altre superstar: i Beatles, i Pink Floyd, David Bowie. Ed Elton John, al quale è adesso dedicata anche una moneta da collezione.
Attenzione: gli studiosi di Mercury & Co. disquisiscono da sempre su quale sia stato il vero esordio in concerto, in quel 1970. Gli annalisti concordano formalmente sul 18 luglio a Londra, nel College che affaccia su Prince Consort Road. Ma un vernissage interlocutorio c’era già stato il 27 giugno nella remota Cornovaglia: non si chiamavano Queen, erano ancora gli Smile, chiamati a onorare un ingaggio nel municipio di Truro. Finalmente Freddie conquistava il centro della scena, al fianco di Brian May e del batterista Roger Taylor. Al basso (John Deacon sarebbe arrivato solo nell’estate ‘71) si disimpegnava Mike Grose, che aveva sostituito il membro fondatore, l’incauto Tim Staffell, in grado pure di cantare, andatosene per altre strade prima dei giorni della gloria, salvo poi pentirsene a vita. A Truro gli Smile con Freddie proposero pezzi come Stone cold crazy e Father to son che sarebbero finiti negli album dei Queen, più assortite cover di Elvis e Little Richard. Il cachet era di cinquanta sterline: buona paga, i musicisti si sentivano “ricchi”, e del resto quello era un benefit per la Croce Rossa.
A COINVOLGERE i ragazzi era stata Win, la mamma di Roger. Il figlio aveva studiato lì, dove l’aria sa di salsedine e di racconti di pirati, e la provincia è troppo noiosa perché un ragazzetto non si sfoghi dietro i tamburi. Win mise un annuncio su un paio di giornali per strombazzare lo show degli Smile, che godevano di un discreto seguito. Il più eccitato era Freddie, che da tempo ronzava attorno alla band aspettando la sua chance. La colse al volo, dopo aver chiesto alla fan Sue Johnstone, interpellata alla fermata del bus, cosa ne pensasse del nome Queen. Peccato che gli annunci fossero già stampati: per quella volta era più sensato profittare della relativa fama degli Smile. Alla vigilia dello show Freddie trovò ospitalità a casa Johnstone: Sue e la sorella gli fecero posto in soffitta; l’eccentrico cantante vi passava ore facendo esercizi yoga a testa in giù, acconciandosi la chioma con l’arricciacapelli delle amiche. Papà Johnstone rimbrottò le figlie, salvo poi ricredersi quando Freddie lo aiutò a innestare piante nel giardino. Lo spettacolo in municipio andò alla grande: di nero vestiti, illuminati da due misere luci, gli Smile pomparono rock in modo grezzo ma efficace, Freddie stava già costruendo il suo personaggio da travolgente istrione. Taylor lo ricorda, in quella sera, come “un pecorone energico”. Dalla Cornovaglia al pantheon degli dei, passando per l’imperial College.
Mezzo secolo dopo, quel che resta dei Queen ipotizza un album live celebrativo con il cantante “o sp i te ”, Adam Lambert, che non potrà mai essere accostato a Mercury. E poi ci sono i francobolli, per altri tipi di album. Le lettere, oggi, non le spedisce più nessuno.
50 anni di ricordi Come per i Beatles e i Pink Floyd, la Royal Mail stampa un francobollo celebrativo