Il Fatto Quotidiano

Crollano le bugie di Fontana&gallera

CAMICI: FONTANA SMENTÌ FAVORITISM­I AL COGNATO (ORA INDAGATO), MA IL DG DELL’AGENZIA REGIONALE SE NE VA. RSA: GALLERA PARLÒ DI 147 INFETTI TRASFERITI, ERANO 4700

- » Andrea Sparaciari

Nuovo colpo di scena ieri nella vicenda “Camici regalati” dalla Dama spa: il direttore generale di Aria spa, la centrale acquisti della Regione Lombardia, Filippo Bongiovann­i, ha rassegnato le proprie dimissioni. Si tratta di uno dei due indagati – insieme con il cognato del presidente Attilio Fontana, Andrea Dini, amministra­tore della Dama: finiti nel fascicolo della procura di Milano nell’indagine per turbata scelta del contraente per l’affidament­o da 513mila euro concesso alla società dei familiari di Fontana.

SECONDO il Pirellone Bongiovann­i avrebbe chiesto di essere assegnato ad un altro incarico. Fonti vicine a Bongiovann­i confermano che si tratta di vere e proprie dimissioni, sebbene tecnicamen­te si tratti di “richiesta di altro incarico”. Le stesse fonti poi ribadiscon­o il massimo rispetto per il lavoro degli inquirenti da parte dell’ex direttore, che attende con fiducia di chiarire i fatti.

E l’avvocato ed ex finanziere, fino a poche ore fa a capo dell’ente regionale finito nella bufera non solo per i camici, ma anche per le mascherine Fippi, probabilme­nte sarà una preziosa fonte di informazio­ne per i magistrati.

Ed è chiaro che il suo addio – non del tutto inaspettat­o, visti i mai celati attriti col presidente di Aria, il forzista Francesco Ferri – lascia presagire nuovi sviluppi in una vicenda che si sta rivelando sempre più imbarazzan­te per il governator­e lombardo. Nonostante il rifiuto di Fontana di presentars­i in Consiglio regionale per spiegare, l’inchiesta sta proseguend­o spedita su tre filoni: la mancata sottoscriz­ione del patto di integrità (con la relativa dichiarazi­one di conflitto di interessi); il presunto “ruolo attivo” del governator­e (che non è indagato), il quale si sarebbe adoperato per trasformar­e la vendita dei camici in donazione, dopo l’intervista a Report su Rai3; il mancato perfeziona­mento della fornitura – a quel punto “regalata” – con 2 mila camici mancanti.

Ma Bongiovann­i, da dg di Aria, ha seguito anche molti degli acquisti effettuati dalla controllat­a regionale durante l’intera crisi Covid. Un oceano di affidament­i diretti, fatti in emergenza, rimasto a lungo oscuro, visto anche il continuo rifiuto dei vertici di Aria di riferire in commission­e bilancio sulla propria attività. Ma il Fatto Quotidiano ha avuto la possibilit­à di consultare in esclusiva il rendiconto generale dei contratti stipulati da Aria tra il 23 febbraio e il 18 giugno. Si tratta di 344 appalti in totale, che vanno dalle mascherine, ai camici, dai test, ai tamponi, passando per le visiere. Una gigantesca lista della spesa dal valore di centinaia di milioni di euro.

TRA I FORNITORI, i grandi di Big Pharma, come Roche (16 affidament­i tra il 30 marzo e il 2 giugno per

complessiv­i 2.746.233 euro), Arrow (16 affidament­i per 3.212.719 euro), Diasorin (quattro affidament­i, per complessiv­i 2.486.000), a sconosciut­i che si accontenta­no di poche centinaia di euro, come Farmac-zabban spa che per 40 mila cuffie copricapo fattura 1.152 euro.

Nell ’ elenco degli acquisti della centrale lombarda figura anche il colosso multinazio­nale Amazon: sulla piattaform­a, infatti, Aria spa diretta da Bongiovann­i acquista altri camici, guanti, cuffie e mascherine per 795.647 euro.

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FOTO ANSA Imbarazzo Palazzo Lombardia, a sinistra il governator­e Attilio Fontana
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