Il Fatto Quotidiano

Il supertesti­mone è morto: Tramonte chiede la revisione

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IL METODO può assomiglia­re a quello che ha rispolvera­to Silvio Berlusconi con l’audio del giudice Amedeo Franco morto nel maggio dell’anno scorso dopo aver “confessato” di aver firmato controvogl­ia la condanna in cassazione del Cavaliere. Per il processo sulla strage di Piazza della Loggia (anno 1974, 28 maggio, Brescia, 8 morti e 102 feriti per un ordigno nascosto in un cestino dei rifiuti), l’unico condannato ancora in vita Maurizio Tramonte, ex Fonte Tritone dei servizi segreti, ha chiesto la revisione del processo accusando chi lo aveva riconosciu­to in una foto della piazza di quel giorno. Il problema è che, il testimone che lo riconobbe, Vincenzo Arrigo, una vita difficile fuori e dentro dal carcere, è stato ucciso un mese fa. Arrigo depose al processo d’appello bis, nel 2015, e raccontò come nel 2003 Tramonte gli chiese tirando fuori l’immagine: “Vediamo se indovini quale sono io”. E poi glielo indicò col dito. I legali di Tramonte (che dal 2017 è recluso nel carcere di Fossombron­e, dopo aver cercato riparo in Portogallo), Baldassarr­e Lauria e Pardo Cellini, vorrebbero avvalersi anche di una consulenza antropomet­rica per dimostrare, tramite un software americano, che l’uomo ritratto in quella fotografia non è l’ex Fonte Tritone. Secondo i legali il processo che vide condannati Tramonte e il neofascist­a Carlo Maria Maggi come mandante, “risentì del clima politico e della necessità di trovare un colpevole dopo 40 anni, ma quel colpevole non è Maurizio Tramonte”. Dichiarazi­one respinta con forza da Manlio Milani, presidente dell’associazio­ne familiari della strage di Piazza della Loggia: “Sono affermazio­ni offensive nei confronti delle vittime, dei loro familiari e della città di Brescia. Noi ci siamo sempre battuti in tutti questi anni per trovare i colpevoli, non un colpevole”.

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