Benetton in ginocchio Più soldi, meno azioni
■ La proposta: tre miliardi e 400 milioni per chiudere il procedimento di revoca, 7 miliardi di maggiori manutenzioni per 13,2 di investimenti complessivi. Sì anche all’ingresso di nuovi investitori e al taglio delle tariffe autostradali
Tre miliardi e quattrocento milioni per chiudere il procedimento di revoca, 7 miliardi in maggiori manutenzioni e 13,2 miliardi di investimenti complessivi. Sì anche all’ingresso di nuovi investitori e al taglio delle tariffe. È questa l’offerta inviata ieri da Autostrade per l’italia (Aspi) al governo, su input dei Benetton, i maggiori azionisti di Atlantia (la holding che controllano e che a sua volta controlla la concessionaria) e che, entro giovedì, arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri per far chiudere, a quasi due anni dal disastro del ponte Morandi di Genova, la partita della concessione.
DOPO L’ULTIMATUM del premier Giuseppe Conte degli scorsi giorni, il consiglio di amministrazione di Autostrade ieri ha infatti approvato una nuova proposta finalizzata “a una positiva definizione della procedura di contestazione”. La società avrebbe recepito gli impegni economici richiesti dal governo nell’incontro di mercoledì scorso, tra cui l’innalzamento della quota di risarcimenti per la tragedia del Ponte Morandi. Un rilancio con cui evitare in extremis la revoca della concessione dei 3 mila chilometri di autostrade italiane.
Nel documento su cui si cela massimo riserbo – ora è allo studio della ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli che entro lunedì lo esaminerà con i tecnici del Mit – dovrebbero essere stati sciolti i due nodi del dossier: il primo riguarda il sistema tariffario, la manutenzione e gli investimenti; l’a lt r o punta alla governance . Nel dettaglio, dovrebbe essere confermato l’aumento del risarcimento per il crollo del Ponte che potrebbe arrivare a 3,4 miliardi di euro rispetto all’ipotesi iniziale circolata di poco inferiore ai 3. Poi c’è l’impegno ad applicare il regime tariffario dell ’Authority dei Trasporti che mette fine allo strapotere dei concessionari, con un abbassamento medio dei pedaggi dell’1,75 sull’arco temporale della concessione e l’aggiornamento del Piano economico e finanziario (Pef) che include 7 miliardi di manutenzioni e un investimento complessivo di 13,2 miliardi.
IL GOVERNO
ha chiesto ai Benetton di fare un passo indietro sul controllo della società. E sembra che il gruppo sia disposto a farlo. Si prevede la cessione del controllo di Aspi da parte della famiglia di Ponzano Veneto diluendo la quota di Atlantia in Autostrade che dovrebbe scendere dall’attuale 88% sotto il 50%. Una mossa per lasciare spazio a investitori terzi che dovranno sottoscrivere un aumento di capitale per assicurare l’implementazione del nuovo piano di investimenti e di manutenzioni. E tutto fa pensare che i nuovi soci siano guidati da Cassa depositi e prestiti, anche se la cassaforte del risparmio postale ha fatto sapere di “che parlare di un interesse vero e proprio è ancora prematuro”. Nel nuovo piano non figurerebbe la richiesta di modifica del decreto Milleproroghe che riduce l’indennizzo, in caso di revoca, a 7 miliardi, cifra di gran lunga più bassa dei 23 miliardi previsti dalla convenzione siglata nel 2008. Una soluzione che però continua a non convincere i Cinque Stelle che in serata fanno trapelare il loro no. “La proposta non è sufficiente”, fanno sapere. Il dimaiano Stefano Buffagni avrebbe detto ai suoi: “I Benetton devono andarsene”. La strada torna in salita per il premier Conte che dovrà superare le divisioni con Pd e renziani.