Il Fatto Quotidiano

Benetton in ginocchio Più soldi, meno azioni

- » Patrizia De Rubertis

■ La proposta: tre miliardi e 400 milioni per chiudere il procedimen­to di revoca, 7 miliardi di maggiori manutenzio­ni per 13,2 di investimen­ti complessiv­i. Sì anche all’ingresso di nuovi investitor­i e al taglio delle tariffe autostrada­li

Tre miliardi e quattrocen­to milioni per chiudere il procedimen­to di revoca, 7 miliardi in maggiori manutenzio­ni e 13,2 miliardi di investimen­ti complessiv­i. Sì anche all’ingresso di nuovi investitor­i e al taglio delle tariffe. È questa l’offerta inviata ieri da Autostrade per l’italia (Aspi) al governo, su input dei Benetton, i maggiori azionisti di Atlantia (la holding che controllan­o e che a sua volta controlla la concession­aria) e che, entro giovedì, arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri per far chiudere, a quasi due anni dal disastro del ponte Morandi di Genova, la partita della concession­e.

DOPO L’ULTIMATUM del premier Giuseppe Conte degli scorsi giorni, il consiglio di amministra­zione di Autostrade ieri ha infatti approvato una nuova proposta finalizzat­a “a una positiva definizion­e della procedura di contestazi­one”. La società avrebbe recepito gli impegni economici richiesti dal governo nell’incontro di mercoledì scorso, tra cui l’innalzamen­to della quota di risarcimen­ti per la tragedia del Ponte Morandi. Un rilancio con cui evitare in extremis la revoca della concession­e dei 3 mila chilometri di autostrade italiane.

Nel documento su cui si cela massimo riserbo – ora è allo studio della ministra delle Infrastrut­ture Paola De Micheli che entro lunedì lo esaminerà con i tecnici del Mit – dovrebbero essere stati sciolti i due nodi del dossier: il primo riguarda il sistema tariffario, la manutenzio­ne e gli investimen­ti; l’a lt r o punta alla governance . Nel dettaglio, dovrebbe essere confermato l’aumento del risarcimen­to per il crollo del Ponte che potrebbe arrivare a 3,4 miliardi di euro rispetto all’ipotesi iniziale circolata di poco inferiore ai 3. Poi c’è l’impegno ad applicare il regime tariffario dell ’Authority dei Trasporti che mette fine allo strapotere dei concession­ari, con un abbassamen­to medio dei pedaggi dell’1,75 sull’arco temporale della concession­e e l’aggiorname­nto del Piano economico e finanziari­o (Pef) che include 7 miliardi di manutenzio­ni e un investimen­to complessiv­o di 13,2 miliardi.

IL GOVERNO

ha chiesto ai Benetton di fare un passo indietro sul controllo della società. E sembra che il gruppo sia disposto a farlo. Si prevede la cessione del controllo di Aspi da parte della famiglia di Ponzano Veneto diluendo la quota di Atlantia in Autostrade che dovrebbe scendere dall’attuale 88% sotto il 50%. Una mossa per lasciare spazio a investitor­i terzi che dovranno sottoscriv­ere un aumento di capitale per assicurare l’implementa­zione del nuovo piano di investimen­ti e di manutenzio­ni. E tutto fa pensare che i nuovi soci siano guidati da Cassa depositi e prestiti, anche se la cassaforte del risparmio postale ha fatto sapere di “che parlare di un interesse vero e proprio è ancora prematuro”. Nel nuovo piano non figurerebb­e la richiesta di modifica del decreto Milleproro­ghe che riduce l’indennizzo, in caso di revoca, a 7 miliardi, cifra di gran lunga più bassa dei 23 miliardi previsti dalla convenzion­e siglata nel 2008. Una soluzione che però continua a non convincere i Cinque Stelle che in serata fanno trapelare il loro no. “La proposta non è sufficient­e”, fanno sapere. Il dimaiano Stefano Buffagni avrebbe detto ai suoi: “I Benetton devono andarsene”. La strada torna in salita per il premier Conte che dovrà superare le divisioni con Pd e renziani.

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Sede di Autostrade
Trattativa Sede di Autostrade

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