Il Fatto Quotidiano

Sileri: “Meglio i due tamponi dello stop ai voli Schengen”

- Alessandro Mantovani

Per chi arriva dall’estero solo test e 5 giorni di isolamento I focolai ci sono ma li conteniamo

Sul virus è ottimista: “Le cose vanno bene, è inutile guardare alle oscillazio­ni di Rt che possono dipendere da piccoli focolai: su base settimanal­e i nuovi casi diminuisco­no, non è vero che aumentano perché un giorno sono 180 e l’indomani 220”, dice Pierpaolo Sileri, viceminist­ro M5S della Salute. È invece preoccupat­o per l’economia e in particolar­e per il turismo: “Ha girato per Roma? Li vede i ristoranti e gli alberghi chiusi?”. E allora Sileri avanza una proposta per attenuare le misure che stabilisco­no la quarantena di 14 giorni per chi arriva da Paesi extra-schengen e vietano l’ingresso a chi proviene dai 13 Paesi ritenuti più a rischio, bloccando anche i voli: “Fare subito il tampone in aeroporto a quanti arrivano da Paesi extra-ue, metterli in isolamento solo per 5 giorni e poi rifare il tampone. Penso agli statuniten­si, ai canadesi, ma anche ai cinesi: chi vuol venire per pochi giorni non ha interesse, chi viene per periodi più lunghi sì. Come gli stranieri che lavorano qui: potrebbero fare l’isolamento breve in strutture protette anziché nelle precarie o indigenti condizioni abitative di molti di loro”. Sileri, chirurgo e “reduce” dal Covid-19, l’ha scritto al Comitato tecnico scientific­o e ne ha parlato al ministro Roberto Speranza: “Penso che ci rifletterà”. L’obbligo di quarantena di 14 giorni scade il 14 luglio, il ministro sta valutando cosa fare dal 15 in poi.

Sbagliato bloccare i voli?

Bloccare i voli dal Bangladesh, con quei numeri, era necessario, come da altri Paesi molto colpiti. Però nel mondo occidental­e il virus diminuisce, i dati degli Usa o del Brasile vanno anche commisurat­i agli abitanti.

Circola un allarme da Cremona, si moltiplica­no i focolai, il rischio sale da “basso” a “moderato” in varie Regioni.

Ci sono i focolai ma anche la capacità di contenerli. E i positivi scoperti con lo screening non sono malati. Poi, certo, qualcuno va in ospedale, qualcuno è più grave, ma non sono numeri allarmanti. Così ci dicono anche da Cremona.

Abbiamo le strutture per fare il doppio tampone a tutti quelli che arrivano? E i costi?

Le strutture si possono approntare. Mesi fa non eravamo in grado di fare il tracciamen­to e lo screening , ora sì. Abbiamo superato molte carenze e con il doppio tampone si può risparmiar­e: 5 giorni di quarantena per coloro che hanno alloggi promiscui costano meno di 14. Un tampone costa meno di 50 euro e il turista può pagarlo. In alcuni Paesi si muovono in questo senso e servirebbe una strategia europea. L’Islanda ad esempio offre due opzioni: quarantena di 14 giorni o test molecolare a 100 euro a carico del viaggiator­e. Anche il Regno Unito sta optando per il tampone all’arrivo per accorciare la quarantena. Ma non solo. In altri casi si può prenotare o fare il tampone prima della partenza. Però la sicurezza vorrebbe almeno un doppio tampone in questa fase di convivenza col virus ma anche di ripresa.

Il ministro Speranza ha detto che il tampone non sostituisc­e la quarantena di 14 giorni.

Prima pensavamo a tempi di incubazion­e più lunghi, ora sappiamo che in genere sono 4-5 giorni. Il doppio tampone basta per chi non ha sintomi, ha compilato la scheda sanitaria e si sa dove va. Ragiono sui prossimi mesi: proseguire­mo con il distanziam­ento, le mascherine, il lavaggio delle mani, ma non possiamo tenere chiusa e bloccata l’italia.

Serve lo stato d’emergenza fino a fine anno?

Agevola la gestione dei focolai, l’approvvigi­onamento e la distribuzi­one dei materiali e la tutela dei lavoratori più fragili, anche con lo smartworki­ng.

Alcuni focolai non hanno fatto i danni temuti, dal Veneto alla festa di Napoli per la Coppa Italia. Perché?

Credo che oggi, quando vediamo due o più persone vicine, in realtà i contatti siano limitati nello spazio e nel tempo. Quasi tutti abbiamo imparato a evitare il bacetto o la stretta di mano, a mettere la mascherina, a non stare troppo a contatto. E forse un aiuto ce l’ha dato il caldo, come mi sembra anche in Spagna e in Grecia.

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