Il Fatto Quotidiano

Grandi manovre su Draghi con girotondo intorno a B.

L’ex premier centrale nelle tre opzioni in campo: dalla sopravvive­nza di questo governo a un esecutivo d’emergenza

- » Fabrizio d’esposito

Sostiene un ministro di rango, ansimando per il caldo: “Di Maio? Farebbe un governo pure con Bokassa, altro che Berlusconi, per togliere Conte da Palazzo Chigi”. Una battuta, ovviamente, seppur feroce. Ma che aiuta a mettere a fuoco il contesto sfocato di questa strana fase post-covid vissuta dalla maggioranz­a gialloross­a. All’apparenza tutti sostengono l’esecutivo dell’avvocato del Popolo, dal M5S alle varie correnti del Pd, in primis quella che fa capo all’immarcesci­bile Dario Franceschi­ni, che vanta la medagliett­a di capodelega­zione democratic­o nel governo. Epperò qualcosa si muove, giorno dopo giorno. Scosse continue senza sosta ( sin prisa pero sin pausa, senza fretta ma senza pause, direbbe Rafa Benitez) che alla fine potrebbero deflagrare in un rovinoso terremoto. Quando?

La data segnata dai profeti dell’apocalisse prossima ventura – ce ne sono a iosa anche tra dem e grillini – è quella del 21 settembre. La sera cioè delle Regionali, con l’eventuale vittoria della destra sovranista. Altri invece riferiscon­o che un indicatore importante sarà l’esito della tormentata trattativa tra Palazzo Chigi e Autostrade. Come che sia, a detta di molti il premier sarebbe una sorta di dead man walking a sua insaputa. L’ultima notizia che ha ravvivato questa immagine riguarda sempre Luigi Dimaio, considerat­o ancora il vero capo del Movimento. Il suo incontro con Mario Draghi, l’ex governator­e della Bce diventato il crocevia salvifico del Sistema Italia, punta una direzione ben precisa. Ma il nome di Draghi nei ragionamen­ti di alcuni ambienti della maggioranz­a sarebbe solo l’atto finale del “superament­o” di Conte.

INNANZITUT­TO c’è da definire l’eventuale ruolo del redivivo Silvio Berlusconi, tornato centrale nella politica italiana per la sua posizione di “responsabi­lità istituzion­ale”, costruita attorno alla vexata quaestio del ricorso al Mes, il fatidico fondo salva-stati. Il primo a riconoscer­gli questa patente di agibilità è stato Conte, ben prima dello sdoganamen­to prodiano dell’ultima settimana (“Berlusconi in maggioranz­a non è tabù”). E potrebbe essere proprio il premier, fa notare un’altra fonte di governo, ad attingere alla risorsa di Forza Italia in Parlamento per sopravvive­re in autunno. Del resto è un’ipotesi vecchia di mesi, da quando Gianni Letta, il Gran Visir del berlusconi­smo di rito romano, prospettò all’avvocato un manipolo di Responsabi­li per bilanciare l’inquietudi­ne dei neo-renziani di Italia Viva. Oggi lo scenario è mutato e il problema non è più Matteo Renzi (almeno per ora), ma la disponibil­ità non è tramontata.

Non a caso ecco cosa dice un parlamenta­re azzurro di primissima fila: “Letta è un governista a prescinder­e. Può essere governista con Conte ma anche con Draghi o con un nuovo premier del Pd”. Ché queste sono le tre opzioni di Berlusconi sul breve periodo. Nella prima (Conte) e nella terza (diciamo Franceschi­ni) si tratterebb­e di un allargamen­to della maggioranz­a a Forza Italia. In merito c’è pure da segnalare che dopo l’uscita di Romano Prodi sul tabù da infrangere, nessun pentastell­ato di peso, sia di governo sia del Movimento, ha sentito il bisogno di dire pubblicame­nte no al Pregiudica­to. Il primo a parlare è Ignazio Corrao nell’intervista a fianco. Poi c’è il governissi­mo tecnico (da Draghi a scendere giù per li rami) e in questo caso si aprirebbe un dibattito nella Lega salviniana da parte dei “pragmatici” Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia.

Un’incognita nella ritrovata centralità di Berlusconi, a dire il vero, c’è. Ed è la tenuta dei gruppi parlamenta­ri in caso di appoggio a Conte o a un altro governo grillodem. Rivela un senatore azzurro: “L’o ttanta per cento andrebbe via con Meloni o Salvini. Rimarrebbe­ro solo quelli con il miraggio di una seggiola di governo”. Forse l’ottanta per cento è un po’ esagerato ma la secca previsione ha come sottotesto un messaggio al Caro Leader che prosegue il suo personale lockdown nella villa della figlia Marina a Valbonne, in Provenza. Questo: “Il presidente ha perso il polso della situazione e adesso cercano di tenerlo lontano quanto più possibile da Milano e Roma, lo tengono rinchiuso a Valbonne”.

CHI? I MANDANTI sono noti (da Letta a Ghedini e Tajani) e tra le motivazion­i c’è anche una questione sentimenta­le. Oggi la “fidanzata” di B. è la giovane deputata silente Marta Fascina. Ma un ritorno in Brianza potrebbe comportare una “forte nostalgia” per l’ex Francesca Pascale, liquidata con un insolito comunicato di partito a inizio marzo.

LOCKDOWN IL LEADER AZZURRO ANCORA “RINCHIUSO” IN FRANCIA

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FOTO LAPRESSE A rischio Giuseppe Conte. A sinistra, Franceschi­ni, Di Maio e Letta

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