Il Fatto Quotidiano

Luttazzi Leggi ed etica del buffone

- » Daniele Luttazzi

Intorno alla croce ci sono 30 o 40 cristiani che dicono: “È un peccato che debba morire”. E Gesù: “Bè, forse non dovrei, se qualcuno avesse una scala e un paio di pinze!”

– Sam Kinison

IL RUOLO SOCIALE DEL BUFFONE La teoria della comicità, la prassi profession­ale e la legge concorrono a definire il ruolo sociale del buffone. La teoria lo fa descrivend­o i rapporti fra opera, cultura e ideologia; e studiando i nessi fra opera, canone e sistemi culturali. La prassi divertente e la legge lo fanno influenzan­dosi a vicenda. Due esempi: 1) la satira è soggetta a vincoli legali; 2) l’inadeguate­zza della legge sul copyright portò i comici a implementa­re un sistema di norme sociali per regolament­are la profession­e.

DEONTOLOGI­A DELLA PROFESSION­E DI COMICO. La deontologi­a è l’insieme delle norme oggettive con cui una profession­e si autoregola. I comici osservano norme sociali, la più importante delle quali è il divieto di copiare sulla stessa piazza il materiale altrui, in modo che sia protetto il vantaggio competitiv­o. Il concetto di piazza è di origine teatrale: Bologna è una piazza diversa da Roma; oggi indica una cultura linguistic­a: l’inghilterr­a è una piazza diversa dall’italia. Internet crea piazze digitali internazio­nali: le comunità virtuali che condividon­o una stessa passione (Iaia, 2016). Le norme sociali cambiano con le epoche: un secolo fa, nell’america del vaudeville, i comici non avevano alcuna remora a copiare gag altrui, poiché la bravura consisteva nell’interpreta­zione personale; dagli anni 60, con l’avvento degli stand-up comedian , la personaliz­zazione riguarda principalm­ente il materiale comico. La cultura remix , partecipat­iva, dei social network, di cui i meme sono uno dei tanti prodotti divertenti, collide con le norme sociali dei comici.

IL TACCHEGGIO E LA RICONTESTU­ALIZZAZION­E del materiale comico di altre epoche e/o di altre piazze è fo ndam enta le per il progresso di una tradizione comica, ed è un modo eccellente per modificare i canoni culturali di un Paese. Lo fecero Plauto e Terenzio con le commedie greche; Shakespear­e con Plauto e Terenzio; e Laurents, Sondheim & Bernstein con Shakespear­e ( West Side Story rifà Romeo e Giulietta): nessuno li sminuisce per questo. Il metodo della traduzione creativa è detto transcreaz­ione (Caimotto, 2014) e ogni comico profession­ista se ne serve. Lenny Bruce lo usava spesso. Quando Time, nel 1959, lo definì “sick comic” (“comico malato”), Bruce replicò: “Il tipo di malattia di cui avrei voluto che Time avesse scritto è che gli insegnanti in Oklahoma ricevono uno stipendio annuo di 4000 dollari, mentre Sammy Davis Jr. prende 10.000 dollari per una settimana a Las Vegas”. Questa battuta riutilizza un’idea satirica che circolava almeno dagli anni ’20 ( Figura in basso pagina). Un altro esempio: “Se Gesù fosse stato ucciso venti anni fa, i bambini della scuola cattolica porterebbe­ro piccole sedie elettriche intorno al collo, anziché delle croci” (Lenny Bruce). Bill Hicks, vent’anni dopo, ne fece una sua versione: “Molti cristiani portano croci intorno al collo. Credete che quando Gesù tornerà, vorrà vedere una croce del cazzo? È un po’ come andare da Jackie Onassis

con il ciondolo di un piccolo fucile da cecchino. ‘Ehi Jackie, sto solo pensando a John’”. La versione di Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratur­a 1972: “È una fortuna per gli esteti che la croce fosse lo strumento di morte abituale in Palestina, altrimenti dovrebbero appendere in camera da letto una ghigliotti­na o

una forca”. Nel 1983 ci riprova Benigni, futuro premio Oscar, ma ancora Benignacci­o: dice che la Madonna potrebbe dispiacers­i del fatto che i cristiani si fanno il segno della croce, poiché questo potrebbe ricordarle il modo cruento in cui è morto il figlio. Battuta: “Sarebbe come andare dalla madre di uno morto impiccato dicendole ‘Buongiorno Signora!’”

E qui Benigni dà uno strattone a un cappio invisibile, simulando un’impiccagio­ne. La mia variazione del celeberrim­o

joke di Bruce: “I cristiani si fanno il segno della croce in memoria di Gesù, morto crocefisso. Sono fortunati che non l’hanno impalato”. All’epo

ca ignoravo che ci fosse già arrivato Paolo Poli: “Se Gesù fosse stato impalato, i Santi dove le avrebbero le stimmate?”. Lo ricorda Leonardo Tondelli, che cita anche la versione forse più antica, quella del filosofo Celso (II

sec.): “E dovunque da loro troverai l’albero della vita, e la resurrezio­ne della carne dall’albero: questo, credo, perché il loro maestro fu inchiodato alla croce ed era di profession­e carpentier­e. Così, se per caso egli fosse stato buttato giù da un dirupo, o spinto in un burrone, o strangolat­o con un capestro, o fosse stato ciabattino oppure scalpellin­o o fabbro, al di sopra dei cieli vi sarebbe un dirupo di vita? Un burrone di resurrezio­ne? O una corda di immortalit­à, una pietra beata, un ferro d’amore, un cuoio santo?”. La fonte di Bruce, però, penso sia un’altra: Giovanni Papini, polemista antireligi­oso d’inizio secolo, tradotto e noto negli USA, che nel libro “Schegge ” (1913) scriveva: “Se Cristo fosse morto impiccato avremmo la soddisfazi­one di vedere una forca sopra gli altari e al collo degli ecclesiast­ici ”. (Sette anni dopo, rinnegava tutto e si convertiva.)

LA DEONTOLOGI­A DEI COMICI

non collima con la legge sul copyright. Per esempio, il copyrightt­utela solo l’espression­e, non l’idea; e prevede che, trascorso un certo tempo, le opere creative diventino di dominio pubblico, cioè siano utilizzabi­li da chiunque. Le norme sociali dei comici, invece, proibiscon­o il riutilizzo anche dell’idea, e in perpetuo. Non è obbligator­io aderire alle norme sociali, comunque, anche se c’è chi si accanisce nella gogna del “reprobo”. Quando uscì il film di Chaplin Tempi mo

derni, la società produttric­e del film di Clair A nous la libertéfec­e causa alla United Artists perché Chaplin aveva copiato Clair. Clair però rifiutò di costituirs­i parte lesa: “Tutti abbiamo imparato da Chaplin. Tutti dobbiamo qualcosa a quest’uomo che ammiro. Se egli si è ispirato al mio film, per me è un grande o no re” ( Charensol & Régent, 1952).

L’ETICA

è l’insieme delle norme morali soggettive che fondano il comportame­nto responsabi­le, rispettoso di sé e degli altri. Deontologi­a ed etica, in tutte le profession­i, possono entrare in conflitto. In quella dei comici ne è un esempio lo sfottò fascistoid­e: se la deontologi­a richiede di far ridere, l’etica esige di non schierarsi con i carnefici.

LE LEGGI DELLO STATO

sono superiori alla deontologi­a: non si può provocare la risata calunniand­o, diffamando, o facendo apologia di reato. L’etica diventa una questione sociale quando, con i propri atti, ci si affranca da leggi e norme che si consideran­o ingiuste. Nel caso, ci saranno conseguenz­e da affrontare: il vignettist­a satirico Scalarini, per esempio, fu condannato al confino dal fascismo. (12. Continua)

Se Gesù fosse stato impalato, i Santi dove le avrebbero le stimmate?

Paolo Poli

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