Luttazzi Leggi ed etica del buffone
Intorno alla croce ci sono 30 o 40 cristiani che dicono: “È un peccato che debba morire”. E Gesù: “Bè, forse non dovrei, se qualcuno avesse una scala e un paio di pinze!”
– Sam Kinison
IL RUOLO SOCIALE DEL BUFFONE La teoria della comicità, la prassi professionale e la legge concorrono a definire il ruolo sociale del buffone. La teoria lo fa descrivendo i rapporti fra opera, cultura e ideologia; e studiando i nessi fra opera, canone e sistemi culturali. La prassi divertente e la legge lo fanno influenzandosi a vicenda. Due esempi: 1) la satira è soggetta a vincoli legali; 2) l’inadeguatezza della legge sul copyright portò i comici a implementare un sistema di norme sociali per regolamentare la professione.
DEONTOLOGIA DELLA PROFESSIONE DI COMICO. La deontologia è l’insieme delle norme oggettive con cui una professione si autoregola. I comici osservano norme sociali, la più importante delle quali è il divieto di copiare sulla stessa piazza il materiale altrui, in modo che sia protetto il vantaggio competitivo. Il concetto di piazza è di origine teatrale: Bologna è una piazza diversa da Roma; oggi indica una cultura linguistica: l’inghilterra è una piazza diversa dall’italia. Internet crea piazze digitali internazionali: le comunità virtuali che condividono una stessa passione (Iaia, 2016). Le norme sociali cambiano con le epoche: un secolo fa, nell’america del vaudeville, i comici non avevano alcuna remora a copiare gag altrui, poiché la bravura consisteva nell’interpretazione personale; dagli anni 60, con l’avvento degli stand-up comedian , la personalizzazione riguarda principalmente il materiale comico. La cultura remix , partecipativa, dei social network, di cui i meme sono uno dei tanti prodotti divertenti, collide con le norme sociali dei comici.
IL TACCHEGGIO E LA RICONTESTUALIZZAZIONE del materiale comico di altre epoche e/o di altre piazze è fo ndam enta le per il progresso di una tradizione comica, ed è un modo eccellente per modificare i canoni culturali di un Paese. Lo fecero Plauto e Terenzio con le commedie greche; Shakespeare con Plauto e Terenzio; e Laurents, Sondheim & Bernstein con Shakespeare ( West Side Story rifà Romeo e Giulietta): nessuno li sminuisce per questo. Il metodo della traduzione creativa è detto transcreazione (Caimotto, 2014) e ogni comico professionista se ne serve. Lenny Bruce lo usava spesso. Quando Time, nel 1959, lo definì “sick comic” (“comico malato”), Bruce replicò: “Il tipo di malattia di cui avrei voluto che Time avesse scritto è che gli insegnanti in Oklahoma ricevono uno stipendio annuo di 4000 dollari, mentre Sammy Davis Jr. prende 10.000 dollari per una settimana a Las Vegas”. Questa battuta riutilizza un’idea satirica che circolava almeno dagli anni ’20 ( Figura in basso pagina). Un altro esempio: “Se Gesù fosse stato ucciso venti anni fa, i bambini della scuola cattolica porterebbero piccole sedie elettriche intorno al collo, anziché delle croci” (Lenny Bruce). Bill Hicks, vent’anni dopo, ne fece una sua versione: “Molti cristiani portano croci intorno al collo. Credete che quando Gesù tornerà, vorrà vedere una croce del cazzo? È un po’ come andare da Jackie Onassis
con il ciondolo di un piccolo fucile da cecchino. ‘Ehi Jackie, sto solo pensando a John’”. La versione di Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura 1972: “È una fortuna per gli esteti che la croce fosse lo strumento di morte abituale in Palestina, altrimenti dovrebbero appendere in camera da letto una ghigliottina o
una forca”. Nel 1983 ci riprova Benigni, futuro premio Oscar, ma ancora Benignaccio: dice che la Madonna potrebbe dispiacersi del fatto che i cristiani si fanno il segno della croce, poiché questo potrebbe ricordarle il modo cruento in cui è morto il figlio. Battuta: “Sarebbe come andare dalla madre di uno morto impiccato dicendole ‘Buongiorno Signora!’”
E qui Benigni dà uno strattone a un cappio invisibile, simulando un’impiccagione. La mia variazione del celeberrimo
joke di Bruce: “I cristiani si fanno il segno della croce in memoria di Gesù, morto crocefisso. Sono fortunati che non l’hanno impalato”. All’epo
ca ignoravo che ci fosse già arrivato Paolo Poli: “Se Gesù fosse stato impalato, i Santi dove le avrebbero le stimmate?”. Lo ricorda Leonardo Tondelli, che cita anche la versione forse più antica, quella del filosofo Celso (II
sec.): “E dovunque da loro troverai l’albero della vita, e la resurrezione della carne dall’albero: questo, credo, perché il loro maestro fu inchiodato alla croce ed era di professione carpentiere. Così, se per caso egli fosse stato buttato giù da un dirupo, o spinto in un burrone, o strangolato con un capestro, o fosse stato ciabattino oppure scalpellino o fabbro, al di sopra dei cieli vi sarebbe un dirupo di vita? Un burrone di resurrezione? O una corda di immortalità, una pietra beata, un ferro d’amore, un cuoio santo?”. La fonte di Bruce, però, penso sia un’altra: Giovanni Papini, polemista antireligioso d’inizio secolo, tradotto e noto negli USA, che nel libro “Schegge ” (1913) scriveva: “Se Cristo fosse morto impiccato avremmo la soddisfazione di vedere una forca sopra gli altari e al collo degli ecclesiastici ”. (Sette anni dopo, rinnegava tutto e si convertiva.)
LA DEONTOLOGIA DEI COMICI
non collima con la legge sul copyright. Per esempio, il copyrighttutela solo l’espressione, non l’idea; e prevede che, trascorso un certo tempo, le opere creative diventino di dominio pubblico, cioè siano utilizzabili da chiunque. Le norme sociali dei comici, invece, proibiscono il riutilizzo anche dell’idea, e in perpetuo. Non è obbligatorio aderire alle norme sociali, comunque, anche se c’è chi si accanisce nella gogna del “reprobo”. Quando uscì il film di Chaplin Tempi mo
derni, la società produttrice del film di Clair A nous la libertéfece causa alla United Artists perché Chaplin aveva copiato Clair. Clair però rifiutò di costituirsi parte lesa: “Tutti abbiamo imparato da Chaplin. Tutti dobbiamo qualcosa a quest’uomo che ammiro. Se egli si è ispirato al mio film, per me è un grande o no re” ( Charensol & Régent, 1952).
L’ETICA
è l’insieme delle norme morali soggettive che fondano il comportamento responsabile, rispettoso di sé e degli altri. Deontologia ed etica, in tutte le professioni, possono entrare in conflitto. In quella dei comici ne è un esempio lo sfottò fascistoide: se la deontologia richiede di far ridere, l’etica esige di non schierarsi con i carnefici.
LE LEGGI DELLO STATO
sono superiori alla deontologia: non si può provocare la risata calunniando, diffamando, o facendo apologia di reato. L’etica diventa una questione sociale quando, con i propri atti, ci si affranca da leggi e norme che si considerano ingiuste. Nel caso, ci saranno conseguenze da affrontare: il vignettista satirico Scalarini, per esempio, fu condannato al confino dal fascismo. (12. Continua)
Se Gesù fosse stato impalato, i Santi dove le avrebbero le stimmate?
Paolo Poli