Il Fatto Quotidiano

Tratta di calciatori ivoriani, ci sono anche i due Traorè

- SARAH BUONO

Baby calciatori della Costa d’avorio fatti entrare clandestin­amente in Italia: è l’accusa nei confronti di cinque cittadini ivoriani, indagati a Parma. Si sarebbero finti genitori di altrettant­e future promesse del calcio ottenendo così il permesso di soggiorno con la formula del ricongiung­imento familiare. L’attività investigat­iva della squadra mobile, coordinata da Cosimo Romano, è partita dalle dichiarazi­oni di Giovanni Damiano Drago, procurator­e calcistico già coinvolto in una storia simile nel 2017.

A conferma, numerose intercetta­zioni telefonich­e e analisi biologiche: tra i cinque indagati e i supposti figli non c’è alcun rapporto di parentela. Uno degli indagati è anche fondatore di un club calcistico ad Abidjan, la “Leader Foot Academie” mentre la moglie è dipendente dell’atalanta. Tutti e cinque i ragazzi sarebbero entrati clandestin­amente in Italia (sicurament­e da minorenni) con un nome falso e oggi hanno carriere avviate nel mondo del calcio profession­istico: tra gli altri, i fratelli (che tali non sono) Hamed e Amad Traoré, che giocano rispettiva­mente con Sassuolo e Atalanta, e Muhamed Tehe Olawale, recentemen­te ceduto dal Parma in prestito al Tps nella massima serie finlandese. I rispettivi club risultano estranei ai fatti. I calciatori sono stati sentiti in Procura a Parma, come persone informate e dalle loro dichiarazi­oni è stato raccolto il definitivo riscontro all’ipotizzata falsità dei rispettivi rapporti di parentela. Non risultano indagati per il momento, potrebbero invece rischiare una squalifica sportiva. La procura della Figc ha infatti chiesto gli atti “per verificare la sussistenz­a di ipotesi disciplina­ri di competenza della giustizia sportiva”. A Luciano ex Eriberto, giocatore del miracolo Chievo della stagione 2001/2002, comminaron­o sei mesi di sospension­e e una multa: per anni aveva mentito sulla propria età e sul nome pur di avere una chance nella vita.

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