“Pedefontana”: così la Lega s’è presa l’autostrada inutile
La giunta lombarda si fa il suo piccolo impero
La Regione cede l’82% della Serravalle alla controllata Fnm. Il prezzo di 519 milioni, deciso dalla giunta, favorisce i Gavio. Un risiko per gestire indisturbati appalti miliardari
Beppe Sala sarà assai scontento. Era appena novembre quando – all’esito di un contenzioso passato per una perizia del Tribunale – il Comune di Milano riconsegnò alle autostrade Serravalle il suo 18 e dispari per cento della società in cambio di 2,7 euro ad azione, 91 milioni in tutto. Ecco, Sala sarà scontento perché in questi giorni – e senza apparenti novità, né straordinari aumenti di traffico – s’è stabilito che la
Regione Lombardia passerà il suo 82,4% della Serravalle a
FNM, società che si occupa di treni a sua volta controllata dalla Regione, per 519 milioni, vale a dire al prezzo di 3,5 euro ad azione, un 22% abbondante in più. Soldi che, peraltro, finiranno in larga parte in quel pozzo senza fondo noto come Pedemontana lombarda, società attualmente controllata da Serravalle e dunque dalla Regione a guida leghista.
LA COSA BIZZARRA
è che – per non lasciare inesplorato alcun conflitto di interessi - prezzo e modalità di questo vorticoso balletto finanziario sono stati decisi dalla stessa Giunta di
Attilio Fontana grazie a un emendamentino all’asses tamento del bilancio regionale: niente perizie, niente slide, niente stime. Tre euro e mezzo ad azione e basta: è il prezzo giusto, parola dell’asses sore
Davide Caparini benede tto col voto a favore del centrodestra in Consiglio regionale.
Si dirà: vabbè, ma è uno scambio “in famiglia”, non ci perde nessuno. Non solo non è così, ma giusto giovedì anche il
Gruppo Gavio ha venduto il suo 13,6% di Serravalle a FNM a 3,5 euro ad azione: 86 milioni di euro. Il povero Sala, insomma, ha venduto la sua quota a quasi 25 milioni in meno rispetto ai prezzi di oggi, igavio a quasi 20 milioni in più di quelli stabiliti da un giudice pochi mesi fa: bella fortuna, non c’è che dire. I ricorsi giudiziari sono scontati: per legge un ente pubblico non può vendere una sua proprietà senza fare una gara o dimostrare almeno che non serve e come ha stabilito il prezzo.
Tutte preoccupazioni impallidite di fronte alla ferma volontà di Fontana e soci di farsi un bell’impero infrastrutturale tutto verde-lega. Funziona così. FNM, presieduta dall ’ex deputato Andrea Gi
belli, si prende Serravalle dalla Regione, che destina 350 milioni dei 519 che incassa a un aumento di capitale in Pedemontana Lombarda – il cui presidente è l’ex ministro Ro
berto Castelli - che i soci privati non avevano alcuna intenzione di fare (la Regione, nel frattempo, ricapitalizza Serravalle con altri 150 milioni in quattro anni).
Mal di testa? Non è finita: alla fine, ma cifre ufficiali non ce ne sono, la Regione dovrebbe possedere il 35-40% di Pedemontana mentre Serravalle, che oggi la controlla col 79%, si vedrebbe diluita fino al 45%, essendo però nel frattempo finita in pancia a FNM. Il trittico leghista Caparini- Gibelli-castelli potrà così giocare con l’autostrada senza fastidi esterni: il primo appalto a partire, per capirci, vale un miliardo e mezzo. Ciliegina sulla torta: FNM, il socio di maggioranza, pur essendo controllata dalla Regione è formalmente quotata in Borsa (il flottante è il 25%) ed è quindi largamente sottratta al controllo del Consiglio regionale. Timori da malpensanti, anche se si tratta della società che aveva dato una consulenza – si presume necessaria – al buon
Gianluca Savoini,
l’amico russofilo di Salvini.
Tutto a maggior gloria della Pedemontana lombarda, praticamente ormai una Pedefontana, che fa sognare i leghisti dai tempi di Formigoni. Ma di che parliamo? Un bellissimo progetto degli anni 50, dal suggestivo tracciato a zig zag, che dovrebbe connettere l’area subalpina, culla del leghismo, all'asse Milano- Bergamo. Gli 87 chilometri di corsie furono autorizzati a Palazzo Chigi 11 anni fa col metodo del project finan
cing: lo Stato concede, il privato costruisce e gestisce l’infrastruttura fino a guadagnarci. Bell ’ idea, ma non funziona mai: in genere lo Stato paga tutto e, se del caso, copre pure le perdite. Per restare in Lombardia basta dire “Bre-be-mi”.
LA PEDEMONTANA
non fa eccezione: finora per aprirne 22 chilometri sono serviti un decennio, un miliardo e mezzo, una sequela di viaggi in tribunale, contratti rescissi, progetti annullati, etc. etc. In tutto questo, su quella strada non viaggia nessuno - un terzo delle auto attese – e pare che la società in cui oggi entra trionfalmente la Regione non sia in grado nemmeno di far funzionare per bene il Telepass: non un piccolo problema visto che è praticamente l’unico mezzo di pagamento.
Nonostante il record non straordinario, la missione dei nuovi padroni leghisti è: finire l’opera (se va bene ci vorranno altri cinque anni). Le prossime tappe, non scontate, sono 1) rifare il progetto perché quello vecchio non andava bene e 2) trovare un socio privato entro l’anno. Ammesso che questo cavaliere bianco si presenti, alla fine l’opera la pagherà tutta il contribuente lombardo: oltre ai 350 milioni a venire, la Regione ha già in essere un prestito da 600 milioni con Pedemontana che prima o poi si trasformerà in un aumento di capitale e altri soldi andranno trovati.
La ciliegina sulla torta: FNM, che sta comprando Serravalle a debito, viene prosciugata per occuparsi di autostrade mentre dovrebbe provvedere al raddoppio delle ferrovie e progettare la mobilità sostenibile. È il modello lombardo.
SERRAVALLE GAVIO PAGATO IL 22% IN PIÙ DEL COMUNE DI MILANO