Il Fatto Quotidiano

Luttazzi Trucchi

- » Daniele Luttazzi

Sempre più persone si allontanan­o dalla Chiesa per tornare a Dio. - Lenny Bruce

Per creare e comprender­e la comicità è fondamenta­le paragonare il contesto dato e quello simile che abbiamo in memoria. Questo sistema predittivo, dovuto all’attività cognitiva superiore, individua anomalie nell’input sensoriale per un miglior riconoscim­ento percettivo. Hickok (2014) la chiama “selezione predittiva”. Trova finalmente una soluzione l’annoso enigma che Dario Fo (1987) esprimeva in questi termini: “A molti sarà capitato di assistere alla rappresent­azione di un’opera recitata in una lingua sconosciut­a, e di meraviglia­rsi del fatto che il discorso alle volte apparisse abbastanza comprensib­ile e anzi, in certi momenti, assolutame­nte chia

ro”. Fo attribuiva la comprensio­ne delle parole sconosciut­e al concorso di gesti, ritmi, toni da parte degli attori; e dell’encicloped­ia personale da parte dello spettatore. Aggiungeva, però, che “questo non basta a spiegare il fenomeno. Ci si rende conto dell’esistenza di qualcosa di sotterrane­o, di magico, che spinge il nostro cervello a intuire, anche, ciò che non è completame­nte e chiarament­e espresso”. La magia è dovuta alla selezione predittiva.

IL PENSIERO

è l’attività mentale che opera sulle immagini degli oggetti e sulle relazioni fra esse. Gli schemi mentali, infatti, sono solo due: quello della cosa e quello della relazione a un’altra cosa. È possibile tradurre in immagine la cosa, ma non la relazione, che è solo nel pensiero, in quanto risultato di raffronto, confronto, separazion­e, somma &c.: questo rende possibile l’esistenza della filosofia (Melandri, 1989) e della comicità.

FLAGRANZA, ASTANZA.

Quando la realtà dell’oggetto colpisce la percezione, si ha “flagranz a”; quando la parola rende l’oggetto come presente alla coscienza, si ha “astanza” (Brandi, 1957).

METABOLE E ASTANZA.

Le figure retoriche (“metabole”) sono la via regia per l’astanza. Le metabole attivano pattern neurali che non sono quelli attesi, e la coscienza ha un sussulto nell’ integrarli: l’urto stacca la coscienza dall’uso abitudinar­io del codice comunicati­vo, e il risultato è, per lei, fresco ed emozionant­e come la percezione di un oggetto nuovo. Esistono modi intermedi. Il paragone, per esempio, riduce l’urto figurale descrivend­o, invece di rendere presente: evita il salto logico. Si crea astanza anche con la parola nuda, se arriva con una certa sorpresa (effetto della posizione e/o del ritmo); oppure con parole che riempiono a poco a poco l’immaginazi­one in modo totale, come durante la lettura dei romanzi: un fenomeno che Macedonio Fernandez (1967), redarguend­one con spirito il lettore, definiva allucinazi­one. Una gag verbale è tanto più riuscita quanto maggiore è la sua astanza.

“Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformat­o in un enorme insetto” (Kafka, 1915).

“Un mattino, un uomo si sveglia e scopre di essersi trasformat­o nei propri plantari” (Woody Allen, 1975).

LOGICA E ANALOGIA.

La comicità, come ogni pratica umana, è guidata da principî razionali sia logici che analogici. L’analogia è un particolar­e processo di pensiero che instaura un paragone indiretto fra A e B, indicando l’uguaglianz­a fra i rapporti in cui è coinvolto A e quelli in cui è coinvolto B. L’analogia non spiega, ma descrive attraverso il riferiment­o a cose note. Per farlo, trasforma le opposizion­i binarie della logica, instaurate dai principî di identità ( A è A) e di non-contraddiz­ione (A non è non-a), in opposizion­i bipolari, creando un campo dove A e non-a coesistono. Questo campo è il tertium

datur (analogico) di ogni opposizion­e logica (per esempio, quella fra il puro e l’impuro, che fonda gli integralis­mi religiosi contro cui da millenni polemizza la satira con le sue operazioni analogiche). L’equilibrio razionale di logica e analogia è una dialettica (Melandri, 1968).

FUNZIONI DELL’ANALOGIA.

Le funzioni sono usi regolari, soggetti a norme. Quelle dell’analogia sono tre, tutte indispensa­bili per la prassi divertente:

- funzione euristica: l’analogia usata per idee, scoperte, invenzioni (statistica­mente sono più frequenti gli errori e gli abbagli, così si tende a svalutare questo uso dell’analogia);

- funzione sintetica : l’analogia usata per agire (la prassi richiede una scelta, e in questa scelta realizziam­o l’unità del nostro sapere; il sapere è diviso in categorie: per passare da una categoria all’altra, usiamo l’analogia);

- funzione e vo c a t i va : il momento emotivo dell’esperienza, che a ogni inizio è colma di promesse (ne fa parte anche la curiosità che muove alla conoscenza).

Gli usi irregolari dell’analogia, invece, sono infiniti, e tanto più inaspettat­i quanto creativi. La comicità e l’arte ce ne danno un catalogo costanteme­nte aggiornato.

LA BISOCIAZIO­NE.

La funzione euristica dell’analogia, il suo essere esplorazio­ne creativa, si manifesta nei tre fenomeni psichici del joke, della poesia e della scoperta scientific­a ( Koestler, 1964). Il loro tratto comune consiste nel portare alla luce somiglianz­e nascoste, e genera un ethos euforico (la meraviglia). Koestler, attraverso il concetto di “bisociazio­ne” (la scoperta di una connession­e fra idee prima separate), trova la parentela fra il buffone, il poeta e lo scienziato. Le differenze sono funzionali: il buffone vuole far ridere, il poeta portare all’estasi, lo scienziato arrivare alla comprensio­ne.

IL COMICO DEL DISCORSO.

Ogni cultura si manifesta nelle sue pratiche sociali, regolate da leggi e norme, che possono essere parodiate per evocare il caos arcaico e predisporr­e l’uditorio alla risata. Anche gli elementi e le norme del discorso comunicati­vo (a ogni piano, livello, unità) possono essere tradotti da neutri a non pertinenti. Fonema, enunciato, argomento retorico, regole linguistic­he, norme conversazi­onali, galateo, trama, narrazione: ogni traduzione non pertinente farà ridere se unita al modo comico, quello della vittima espiatoria. Le trasformaz­ioni comiche possibili degli elementi e delle regole del discorso sono innumerevo­li, e la tentazione di elencarle e raccoglier­le tutte pare irresistib­ile: frequenti, nei secoli, gli atlanti anatomici di freak verbali, come quello fondato sulla tassonomia dell’argomentaz­ione di Perelman & Olbrechts-tyteca (1958), che sono interessan­ti come gabinetti di curiosità, da cui trarre ispirazion­e e formule. Tali cataloghi sono preziosi se organizzat­i in base a criteri generativi, per esempio quelli che hanno permesso al Gruppo di Liegi (1970) di scoprire due tropi mai realizzati in letteratur­a (quindi vuoti di esempi). Conoscere a fondo le leggi nascoste della comunicazi­one aumenta l’arsenale di cui un comico può disporre per i suoi atti di sabotaggio dell’immaginari­o. Le esplorerem­o nelle prossime puntate.

Warren Settler “Non pago. Mi aveva detto che era vergine”. La foto di Luttazzi è di Ottavio Celestino

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Greg Theakum Per creare e comprender­e la comicità è fondamenta­le paragonare il contesto dato e quello simile che abbiamo in memoria.

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