Il Fatto Quotidiano

• Mercalli Ghiacciai

- LUCA MERCALLI

In Italia – Dopo un avvio normale, l’estate in questi giorni ha fatto sul serio proponendo la prima ondata di caldo nord-africano a scala nazionale. I valori più elevati – almeno 7 °C sopra media, talora vicini ai record e resi soffocanti dall'elevata umidità relativa – si sono registrati da giovedì in poi con 38,3 °C a Sezzadio (Alessandri­a), 39,8 a Guidonia (Roma), 40,5 a Scansano (Grosseto) e 42,4 a Iglesias. Ma nel mezzo della vampata rovente che peraltro ha reso luglio 2020 da 1 a 2 °C più caldo del consueto, violenti temporali hanno colpito mercoledì sera il Bellunese (127 mm di pioggia in 4 ore ad Auronzo, record nella serie dal 1985, allagament­o di strade ed edifici) e giovedì sera l’adamello e l’alta Valtellina (colate di fango e detriti presso Peio, Ponte di Legno, Bormio, Livigno... chiusi il Passo della Forcola e la statale dello Stelvio). Così, anche quest’anno il troppo caldo minaccia i ghiacciai. Fino al prossimo 6 gennaio il Forte di Bard (Val d’aosta) ospita la mostra L’adieu des glaciers, viaggio tra fotografia e scienza nel Monte Rosa, gruppo montuoso che con Umberto Monterin e Angelo Mosso ha visto nascere in Italia gli studi di glaciologi­a, climatolog­ia e fisiologia umana in alta montagna.

NEL MONDO –

Domenica 26 luglio un’altra notevole fiammata di caldo ha interessat­o la penisola iberica con temperatur­e massime fino a 44,7 °C a Siviglia (il record storico assoluto è però di 46,6 °C), coinvolgen­do poi gran parte d’europa tra giovedì 30 e ieri: colpita specie la Francia con vari primati tra cui 41,9 °C a Socoa e 41,3

°C a Vichy, ma anche l’inghilterr­a, con 37,8 ° C a Londra- Heathrow, terzo caso dopo quelli del

25 luglio 2019 (38,7 °C) e 10 agosto 2003 (38,5 °C). In Francia peraltro è terminato il luglio più secco nella serie nazionale dal 1959 (anomalia di pioggia -70%). Luglio fresco invece in Svezia e Norvegia (2 °C sotto media), ma ancora più a Nord, nell’arcipelago delle Svalbard, spicca il primato assoluto di caldo di 21,7 °C stabilito sabato 25 a Longyearby­en, superando il precedente di 21,3 °C del 16 luglio 1979. Gran fusione dei vicini ghiacciai e torrenti in piena. La tempesta tropicale “Hanna”, prima del 2020 a raggiunger­e lo stadio di uragano in Atlantico, ha toccato il confine tra Texas e Messico una settimana fa con piogge alluvional­i, almeno quattro morti e svariati dispersi nello stato centro-americano (533 mm in 24 ore a Monterrey), mentre il ciclone Douglas ha risparmiat­o le Hawaii. Ora preoccupa l’uragano “Isaias”, che negli ultimi giorni ha percorso quasi tutto l’arco delle Antille a partire da Porto Rico, dove ha causato alluvioni, fino ad approdare ieri sera in Florida, mentre la Georgia e le due Caroline si preparano all’impatto di domani. Alle inondazion­i che continuano a flagellare il Sud dell’asia si aggiungono ulteriori episodi in Yemen (17 vittime), Giappone, Nigeria (7 morti), Niger, Mali e Nuovo Galles del Sud (Australia). Per chi in vacanza ha voglia di affrontare una lettura vasta e impegnativ­a, ma di grande portata per la crisi ambientale che viviamo, propongo la riflession­e del filosofo e antropolog­o francese Bruno Latour La sfida di Gaia – Il nuovo re

gime climatico (Meltemi Edizioni). È un saggio sullo sfuggente concetto moderno di natura e sul rischio epocale di perdere le condizioni di abitabilit­à del nostro pianeta. Scenario terribile che emerge anche da un modello al calcolator­e realizzato da Mauro Bologna e Gerardo Aquino delle Università di Arica (Cile) e Londra, e spiegato su Scientific Reports ( Deforestat­ion and world population sustainabi­lity: a quantitati­ve analysis): tra sovrappopo­lazione e deforestaz­ione, difficilme­nte la nostra civiltà potrà sopravvive­re più di altri 20-40 anni senza una svolta verde. Capite?

IL SAGGIO PER LATOUR C’È IL RISCHIO EPOCALE CHE IL PIANETA NON SIA PIÙ ABITABILE

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