Applausi per Ciavardini dai fascisti negazionisti
Mancano pochi minuti alle dieci quando Luigi Ciavardini, 57 anni, con alle spalle la condanna definitiva a 30 anni per la strage di Bologna e uscito in semilibertà nel 2009, appare tra i tavolini dei bar che si affacciano su piazza del Popolo. Strette di mano, una certa compiacenza, lo sguardo sorridente. Si sfiora con il gotha del mondo neofascista, riemerso per l’occasione. C’è Ma
rio Merlino, già Ordine nuovo, poi Avanguardia nazionale, uno dei grandi vecchi rimasti su piazza. Gira tra i gruppetti che arrivano alla spicciolata Andrea Insa
bato, il neofascista che mise la bomba alla redazione del manifesto vent’anni fa. Appare in prima fila Vincenzo Nardulli, anche lui avanguardista, condannato in primo grado per l’aggressione ai giornalisti dell’espresso. Arriva, un po’ sudato, anche Giu
liano Castellino, l’uomo delle piazze di Forza nuova a Roma. E poi i giovanissimi, inquadrati tra gli skins e gli ultras delle curve.
SONO PASSATI 40 anni dalla bomba nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Il nero Ciavardini, insieme a Valerio Fioravanti e France
sca Mambro, erano lì, parte di un commando stragista che ha ucciso 85 persone, ferendone 200. Fascisti, sì, ma al soldo dell’eversione piduista, secondo le ultimi indagini. Amavano definirsi «spontaneisti». Erano killer, dei peggiori. Ciavardini, prima di Bologna aveva partecipato all’omicidio del pm Mario Amato, guidando la moto usata nell’agguato. Un colpo solo, vigliacco, alla nuca, sparato da un altro
Nar, Gilberto Cavallini, anche lui condannato, in primo grado, per la bomba del 2 agosto 1980.
Piazza del Popolo, ieri. È l’appuntamento principale per la kermesse nera, organizzata per cercare di allontanare lo spettro della strage del 2 agosto. “Nessuno di noi era a Bologna”, lo slogan che da anni ripetono i più o meno ex ordinovisti, avanguardisti, evoliani, identitari. “La strage è palestinese”. Anzi no, “organizzata da Carlos, con sotterranee alleanze rosse”. L’importante è allontanare quella colpa. Tornare presentabili. Per il quarantesimo anniversario hanno voluto fare le cose in grande, con una decina di piazze, da Milano a Catania. Tutti schierati, con i gilet gialli. E a Roma, dove la strage venne pensata, programmata, la guest star è lui, il nero Ciavardini. Nessun comizio, solo “due minuti di silenzio, uno per le vittime e l’altro per la verità negata”.
LA PREPARAZIONE è stata meticolosa, con un discreto tam-tam. Tra gli organizzatori nessuna sigla nota della galassia nera. A chiedere la piazza è stata “Azione frontale”, gruppo semisconosciuto, ma particolarmente attivo nei gesti provocatori, come la scritta “Partigiano assassino” lasciata sulla porta della sede dell’anpi di Genova qualche mese fa. Il gruppo Facebook creato per l’evento (“L’ora della verità”) aveva poche centinaia di follower ed è stato chiuso qualche giorno fa. A Napoli gli organizzatori sono però riusciti ad incassare il patrocinio dell’ordine degli Avvocati, mentre la lettera di Fioravanti e Mambro apriva il sito dell’agenzia Adnkronos. “I Nar liberi trattati da star”, ha commentato ieri l’associazione delle vittime. Liberi, sorridenti e pronti a scendere n piazza.
DA MERLINO A INSABATO E CASTELLINO CON GLI SKIN RADUNO