COLPI DI SOLE ALL’ARISTON: SI DISCUTE (GIÀ) SU VOTO E DEMOCRAZIA AL FESTIVAL
Mancano otto mesi e già ci sono polemiche sanremesi (sarà il caldo?). I fatti: Enzo Mazza della Federazione industria musicale italiana ha lancia l’idea di restringere il voto della Sala stampa ai soli critici musicali. A febbraio eravamo 1.271 giornalisti accreditati, tra Sala stampa dell’ariston roof e Sala Lucio Dalla (radio e tv) con la regola un voto a testata. La proposta ha messo in agitazione gli addetti ai lavori: si è aperto (davvero) un dibattito sulla “democrazia dell’ariston”. Va bene che Sanremo è rimasto uno dei pochissimi eventi nazional-popolari, ma “esageruma nen”. Se si decide che a votare siano i critici musicali (scelta peraltro comprensibile) ce ne faremo una ragione. Consolandoci con la nota storia dell’avvelenata e del povero Bertoncelli. O con i più recenti versi de Lo stato sociale (dall’album Turisti della democrazia): “Mi sono rotto il cazzo della critica musicale/non siete Lester Bangs/non siete Carlo Emilio Gadda/si fa fatica a capire cosa scrivete/bontà di dio/avete dei gusti di merda”.
LA DEMOCRAZIA E CHI CE L’HA.
VENEZIA È ANCHE UN SOGNO.
La notizia della settimana è indubbiamente la presentazione di Venezia 77. La mostra del cinema si farà, dal 2 al 12 settembre, “rara avis” nell’annus horribilis del Coronavirus. Non solo: le sezioni hanno un numero equivalente di opere agli anni precedenti. I commentatori hanno notato che, oltre alla meravigliosa Cate Blanchett alla guida della Giuria, è altissimo il numero di film firmati da donne: ben otto su diciotto. Un record da salutare soprattutto alla luce delle dichiarazioni del direttore, Alberto Barbera: “Non ho mai scelto un film perché di una regista donna ma basandomi sulla qualità, e così ho fatto anche quest’anno”. Per l’italia Emma Dante presenta Le sorelle Macaluso, Susanna Nicchiarelli Miss Marx , Gianfranco Rosi Notturno, Claudio Noce Padrenostro. Ma, si è detto, i nomi sono meno altisonanti delle precedenti edizioni. Forse perché ci sono solo due statunitensi (Nomadland di Chloë Zhao e The World to Come di Mona Fastvold) in lizza per il Leone d’oro? Di necessità virtù.
LIBERI LIBRI.
Altra bella notizia della settimana: il mercato editoriale italiano è in ripresa dopo i mesi di chiusura delle librerie per l’emergenza virus: all’11 luglio la perdita di fatturato anno su anno si è ridotta al -11%, il che vuol dire che si dimezza rispetto a quel terribile -20% del periodo gennaio-aprile. Speriamo che il trend continui (e che sia contagioso).
IL SUO CANTO LIBERO.
“Il Corriere” ha pubblicato un’intervista a Mogol, piena di cose interessantissime (Battisti “era un matematico, andava in profondità, aveva un pensiero verticale, io orizzontale. Studiava molto, conosceva benissimo la musica internazionale, era molto preparato. Anche sul piano caratteriale eravamo diversi: io estroverso, lui riservato, non parlava mai di sé”). Quella che ci ha colpito di più è una rivelazione che riguarda il presunto fascismo di Battisti (pregiudizio in voga fino a non molto tempo fa, in cui siamo caduti pure noi negli anni dell’idiozia adolescenziale): “L'impegno, a quel tempo, era essere di sinistra, fare testi sulla classe operaia, le contestazioni... io parlavo della sfera privata. Era il momento dei cantautori, tipo Francesco Guccini bravissimo per carità, ma le loro non erano canzoni vere e proprie. Scrivevano dei testi politici e poi li cantavano con una musica che non aveva un ruolo fondamentale. Però, poi, ho scoperto una cosa che mi ha fatto piacere: nel covo di via Gradoli delle Brigate rosse, trovarono la collezione completa di Mogol-battisti. Ascoltavano le nostre canzoni e le nascondevano”. BR, Battisti&rapetti...