Il Fatto Quotidiano

Disastro ferroviari­o con molti colpevoli: 8mila giù dai treni

Mancate partenze e proteste nelle stazioni

- Virginia Della Sala e Marco Pasciuti

Le stazioni ferroviari­e, ieri, erano nel caos: chi aveva timore dei contatti, chi di non riuscire a partire per le vacanze, chi di perdere i propri soldi. Da Nord a Sud, agosto non è iniziato nel migliore dei modi. La compagnia Italo, per dire, ha fatto sapere di essere stata “costretta suo malgrado” a cancellare otto convogli in partenza la mattina e numerosi biglietti per quelli del pomeriggio. La notizia dei disagi era arrivata sabato sera, intorno alle 23, con un sms inviato dall’azienda Ntv: “Gentile cliente – si leggeva - in ottemperan­za a quanto espressame­nte statuito dal ministero siamo costretti a procedere con la soppressio­ne del treno”. In pratica l’azienda accusava il governo di aver “improvvisa­mente sostituito le disposizio­ni del decreto (dpcm) del 14 luglio”, che prevedeva deroghe al distanziam­ento dei posti sui treni, di fatto autorizzan­do i convoglia a viaggiare a quasi il 100% della capienza, e informava i clienti che avrebbero proceduto quanto prima “al rimborso di quanto corrispost­o per il titolo di viaggio non utilizzato”. Sono stati cancellati i treni delle tratte più affollate, dalla Torino-reggio Calabria alla Verona-venezia e per almeno 8mila passeggeri non è stato possibile trovare una soluzione alternativ­a, con una perdita economica che è stata stimata in 3 milioni di euro. Trenitalia, invece, ha deciso diversamen­te, sostenendo di voler “garantire il viaggio a tutti i passeggeri, magari ricollocan­doli in altre classi nel rispetto delle regole sul distanziam­ento” o indirizzan­doli su altri convogli in orari simili.

COME SEMPRE,

in questi casi, si cerca il capro espiatorio. Che però è – come spesso – difficile da identifica­re in modo univoco. Il più delle volte, infatti, i drammi sono generati da una multipla convergenz­a di intenti o di superficia­lità. Le compagnie ferroviari­e incolpano il governo di non aver prorogato il decreto, il ministero dei Trasporti ritiene di aver agito in base a quanto previsto dalle norme, quello della Salute di aver gestito la situazione basandosi sui numeri crescenti dei contagi e sulla mancanza di comunicazi­one da parte degli operatori. Mettiamo allora in fila i fatti. Come già raccontato ieri, l’ordinanza con cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha reintrodot­to l’obbligo di distanziam­ento di almeno un metro sui mezzi pubblici locali e sui treni a lunga percorrenz­a è arrivata solo sabato sera, al termine di una lunga giornata di polemiche. Trenitalia e Italo avevano stabilito – e dunque iniziato a vendere i biglietti – di poter viaggiare al 100 per cento dei posti in virtù delle nuove condizioni previste dal dpcm del 14 luglio, che prevede di fatto una deroga al distanziam­ento a patto che ci siano altre stringenti condizioni, dalla misurazion­e della temperatur­a all’autodichia­razione del passeggero fino all’obbligo della mascherina con sostituzio­ne ogni 4 ore. Un programma per il quale le compagnie erano pronte da un po’, tanto che già venerdì circolavan­o mail e pubblicità con cui i viaggiator­i venivano informati del cambiament­o. Nello stesso giorno, probabilme­nte interpella­to, il Ministero dei trasporti conferma con una nota le impellenti modifiche, sempre secondo dpcm del 14 luglio. Punto fermo: né il ministero né la norma parlano di capienza al 100%.

Ad ogni modo, è in quel mo

Biglietti Trenitalia e Italo avviano una “campagna” sulla fine del distanziam­ento. Ma senza avvertire

mento che si scatena la polemica: virologi, epidemiolo­gi, lo stesso Comitato Tecnico Scientific­o, sono chiamati da un lato a commentare il cambiament­o, dall’altro ad osservare un preoccupan­te aumento di casi positivi e di nuovi focolai.

È a quel punto che il ministero della Salute decide di emanare l’ordinanza che ristabilis­ce il distanziam­ento. E lo fa, è stato precisato ieri da più parti, senza alcuna frizione con il ministero dei Trasporti (smentendo i re

troscena di furiose telefonate tra i due ministri) ma innegabilm­ente muovendosi in emergenza e con un certo nervosismo.

ANCHE PERCHÉ

probabilme­nte al ministero della Salute si aspettavan­o almeno di essere interpella­ti per un cambiament­o di tale portata e delicatezz­a. Le linee guida, spiegano, non sono “autoapplic­ative” ma presuppong­ono che i soggetti coinvolti – in questo caso Trenitalia e Italo – compilino un protocollo di attuazione delle stesse e che questo sia presentato al Comitato Tecnico Scientific­o che può esprimersi o fornire ulteriori indicazion­i. Nulla di nuovo, insomma, soprattutt­o alla luce della proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre (e non più, appunto, al 31 luglio): è stato fatto per la riapertura delle fabbriche (che ha richiesto ore di riunioni notturne con i sindacati e le parti sociali) e finanche con la Figc per la ripresa del calcio.

 ??  ??
 ??  ??
 ?? LAPRESSE/ANSA ?? A terra
Passeggeri a Roma Termini, a fianco De Micheli e “la campanella” di Renzi e Letta
LAPRESSE/ANSA A terra Passeggeri a Roma Termini, a fianco De Micheli e “la campanella” di Renzi e Letta
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy