Il Fatto Quotidiano

TROPPE VERITÀ SENZA GIUSTIZIA

- » Antonio Padellaro

In aeroporto, una signora mi dona un braccialet­to dove c’è scritto “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”.

In aeroporto, una gentile signora mi dona un braccialet­to giallo dove c’è scritto: “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”. A Bologna, quarant’anni dopo le stragi della stazione e di Ustica, il capo dello Stato promette: “Verità e Giustizia”. A Genova, i familiari delle vittime del Morandi non partecipan­o all’inaugurazi­one del ponte San Giorgio, e invocano: “Verità e Giustizia”. Verità e Giustizia sono parole da scrivere con caratteri maiuscoli per non confonderl­e nel chiacchier­iccio che tutto usa, svuota e getta. Per restituire loro il significat­o e il valore profondo di un impegno non occasional­e, non rituale. Parliamo della gigantesca macelleria che in mezzo secolo ha ucciso centinaia, forse migliaia di persone a opera di mani assassine. Che di volta in volta abbiamo chiamato terrorismo rosso, trame nere, stragismo mafioso. Oppure: incuria e avidità da parte di poteri economici abituati all’impunità. Oppure: incapacità di inchiodare alle loro responsabi­lità regimi oppressivi e violenti. “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”: scriveva Pier Paolo Pasolini, nel 1974 sul Corriere della Sera, a proposito delle stragi di Milano e di Brescia. Se il poeta fosse ancora vivo avrebbe aggiornato il suo celebre articolo con un interminab­ile elenco di lutti e di orrori, ma forse avrebbe posseduto molte più certezze sulle “prove” e sugli “indizi”.

Infatti, la ricerca dei responsabi­li ha fatto grandi progressi (anche grazie al lavoro della libera informazio­ne) e oggi su tante tragedie possiamo dire: noi sappiamo e in molti casi abbiamo le prove (oltre che gli indizi) per stabilire la verità dei fatti, e per conoscere chi ne porta il peso. È una verità pubblica di fronte alla quale non si può più mettere la testa sotto la sabbia, come per troppo tempo hanno fatto governi e istituzion­i. Altro discorso quello sulla giustizia. Pur se cancellata, impantanat­a, manipolata, negata da una incessante attività di depistaggi­o e di complicità ben strutturat­e (Stato-mafia, Stato- P2, Stato- stragi fasciste), la macchina giudiziari­a non ha mai smesso di cercare i colpevoli, per merito soprattutt­o della tenacia e del coraggio di tanti magistrati. Riuscendo spesso a condannare gli esecutori. Ma non i mandanti. A incastrare i pesci piccoli. Ma non gli squali. Per una Verità conclamata una Giustizia tardiva e dimezzata è davvero troppo poco.

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