TROPPE VERITÀ SENZA GIUSTIZIA
In aeroporto, una signora mi dona un braccialetto dove c’è scritto “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”.
In aeroporto, una gentile signora mi dona un braccialetto giallo dove c’è scritto: “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”. A Bologna, quarant’anni dopo le stragi della stazione e di Ustica, il capo dello Stato promette: “Verità e Giustizia”. A Genova, i familiari delle vittime del Morandi non partecipano all’inaugurazione del ponte San Giorgio, e invocano: “Verità e Giustizia”. Verità e Giustizia sono parole da scrivere con caratteri maiuscoli per non confonderle nel chiacchiericcio che tutto usa, svuota e getta. Per restituire loro il significato e il valore profondo di un impegno non occasionale, non rituale. Parliamo della gigantesca macelleria che in mezzo secolo ha ucciso centinaia, forse migliaia di persone a opera di mani assassine. Che di volta in volta abbiamo chiamato terrorismo rosso, trame nere, stragismo mafioso. Oppure: incuria e avidità da parte di poteri economici abituati all’impunità. Oppure: incapacità di inchiodare alle loro responsabilità regimi oppressivi e violenti. “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”: scriveva Pier Paolo Pasolini, nel 1974 sul Corriere della Sera, a proposito delle stragi di Milano e di Brescia. Se il poeta fosse ancora vivo avrebbe aggiornato il suo celebre articolo con un interminabile elenco di lutti e di orrori, ma forse avrebbe posseduto molte più certezze sulle “prove” e sugli “indizi”.
Infatti, la ricerca dei responsabili ha fatto grandi progressi (anche grazie al lavoro della libera informazione) e oggi su tante tragedie possiamo dire: noi sappiamo e in molti casi abbiamo le prove (oltre che gli indizi) per stabilire la verità dei fatti, e per conoscere chi ne porta il peso. È una verità pubblica di fronte alla quale non si può più mettere la testa sotto la sabbia, come per troppo tempo hanno fatto governi e istituzioni. Altro discorso quello sulla giustizia. Pur se cancellata, impantanata, manipolata, negata da una incessante attività di depistaggio e di complicità ben strutturate (Stato-mafia, Stato- P2, Stato- stragi fasciste), la macchina giudiziaria non ha mai smesso di cercare i colpevoli, per merito soprattutto della tenacia e del coraggio di tanti magistrati. Riuscendo spesso a condannare gli esecutori. Ma non i mandanti. A incastrare i pesci piccoli. Ma non gli squali. Per una Verità conclamata una Giustizia tardiva e dimezzata è davvero troppo poco.