“Signori, uscite” Yokohama licenzia con avviso online
Da Tokyo arriva l’ordine e dall’altra parte del pianeta obbediscono, in tempo reale. “Just in time”, parola chiave del toyotismo, oggi riadattata alle logiche brutali della globalizzazione. La Yokohama, storica multinazionale giapponese di pneumatici, annuncia la chiusura immediata del suo stabilimento di Ortona in Abruzzo. A spasso, da un giorno all’altro, 84 lavoratori. Eppure qui, in provincia di Chieti, sorgeva l’unico suo complesso in Europa specializzato in una delle diversificazioni produttive della casa madre: i tubi marini offshore per il petrolio, di cui è leader mondiale. La Yokohama l’aveva rilevato di recente, nel 2014: in principio, mezzo secolo fa, c’era il gruppo Pirelli. “Ci hanno mandato via senza preavviso. Liquidazione istantanea della nostra fabbrica – racconta al Fatto Lucio Piersanti, operaio da 20 anni e Rsu Cgil – Pensate che la decisione ci è stata comunicata con una riunione online, e poche ore dopo è piombato l’invito lapidario al personale ad abbandonare il capannone con tutti gli effetti personali”.
I ricordi, le speranze di una vita cancellate all’improvviso perché “il mercato petrolifero è in crisi, e poi ci sono le conseguenze del coronavirus” hanno fatto trapelare i rappresentanti del colosso orientale. Il sindaco di Ortona, Leo Castiglione, ha respinto queste ragioni al mittente: “Vogliono farci credere che sono bastati due mesi d’emergenza sanitaria per giungere a una decisione così drastica?”. “Le motivazioni mi sembrano risibili” ha commentato l’assessore regionale alle attività produttive Mauro Febbo. Prima del lockdown , lo stabilimento ortonese era considerato strategico per il mercato europeo e nordafricano. Adesso la vertenza sarà portata al ministero dello Sviluppo. Intanto i lavoratori sono in mobilitazione permanente di fronte ai cancelli della loro azienda in fuga. Davanti all’ennesimo dramma industriale, non preannunciato, del nostro Paese.