Il Fatto Quotidiano

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REGIONALI A DECIDERE NON SARANNO I GUAI DEL CARROCCIO

- » Antonio Padellaro

Èdifficile credere che il voto alle Regionali di domenica possa in qualche modo dipendere dalle inchieste sui commercial­isti della Lega. O sulla mozione di sfiducia di Matteo Salvini contro il ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina. Davanti a una questione morale grande come i 49 milioni, imbarazzan­te come i camici del cognato di Fontana, oltreché misteriosa come i rubli di Mosca e gli annessi paradisi fiscali non saranno certo i traffici intorno al capannone della “L o mb a rd i a Film” a far cadere dal pero gli elettori: ma tu guarda, mi sembravano personcine così perbene, sai che c’è non li voto più. E non sarà certo un velleitari­o atto parlamenta­re ( in genere dalle mozioni di sfiducia i ministri escono più fiduciati) a far cambiare all’ultimo momento idea (e voto) a chi pensa che con tutti i problemi di questo mondo si sia fatto il possibile per mandare a scuola più di cinque milioni di studenti.

Non occorre chissà quale scienziato dei sondaggi per capire che a quattro giorni dalle urne la quota di incerti resta quella fisiologic­a di sempre (con la tendenza a polarizzar­si sui favoriti). E che, come sempre, decisiva sarà innanzitut­to la forza dei candidati e delle coalizioni in campo. Come in Toscana, dove la rimonta della salviniana Susanna Ceccardi viene da molti addebitata allo scarso appeal politico del renziano Eugenio Giani, che rischia di consegnare alla destra una regione che la sinistra ha governato da sempre. Mentre in Puglia il vantaggio del meloniano Raffaele Fitto, più che alle qualità di un politico che sembra riemergere da un sarcofago democristi­ano deriva dalle divisioni nel campo del presidente uscente, Michele Emiliano. Che dovrà vedersela anche con la determinat­a candidata 5stelle, Antonella Laricchia. E con Ivan Scalfarott­o di Italia Viva, accreditat­o di circa un tre per cento. Proprio quel margine minimo che potrebbe mancare a Emiliano, e far pendere la bilancia a favore di Fitto. Sere fa, da Lilli Gruber, parlando di Giani e Scalfarott­o, l’ingegner Carlo De Benedetti sosteneva che la sera del 21 settembre, in una eventuale sconfitta nelle due regioni chiave del Pd e della maggioranz­a di governo, Matteo Renzi avrebbe delle precise responsabi­lità. Noi non lo diciamo, ma lo pensiamo.

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