Mini lockdown a La Spezia e Toti a “caccia” di dominicani
Un Toyota della Protezione civile avanza tra i (pochi) passanti del pedonale Corso Cavour. “Si ricorda che è obbligatorio indossare la mascherina per tutto il giorno nei luoghi pubblici. Si raccomanda di lavare spesso le mani con sapone o soluzione igienizzante”, dice la voce registrata dagli altoparlanti. Cartolina distopica da La Spezia, nuova trincea d’italia, la prima città in cui la seconda ondata fa temere un coprifuoco come quello di marzo. Ieri l’aumento dei casi ha concesso una tregua: “solo” 35 nel territorio dell’asl provinciale, a fronte dei 91 di martedì. Ma è comunque la metà dei 73 nuovi contagi di tutta la regione. Al San Bartolomeo di Sarzana, l’unico ospedale Covid del Levante ligure, i ricoverati positivi sono 83: la capienza di 88 posti letto – ricavati nei reparti di Geriatria, Pneumologia e Medicina interna – sta per esaurirsi. E l’ospedale è pronto a convertire anche i 14 letti di Ortopedia, costringendo un’altra categoria di pazienti a rivolgersi al Sant’andrea, l’ospedale Covid-free del capoluogo, o alle cliniche private.
NON VA MEGLIO in terapia intensiva. Tra ieri e martedì tre intubati hanno affrontato un viaggio di 100 km da Sarzana al San Martino di Genova. Deciso - dice una fonte qualificata dell’ospedale - perché al San Bartolomeo non c’era più posto: degli 11 letti del reparto quelli utilizzabili sono solo 7, perché per gli altri manca il personale. Ma per il governatore Giovanni Toti, che nel pomeriggio arriva in città a incontrare il sindaco Pierluigi Peracchini, la situazione è “quella del tempo di pace”.
I trasferimenti a Genova sono dovuti a “quadri clinici particolarmente gravi”. E la colpa del picco di casi in città è di “una comunità che per usi, costumi e abitudini di vita è particolarmente a rischio di contrarre il virus”. Cioè quella dominicana, che Toti ha individuato da subito come responsabile del contagio. Neanche un cenno alla festa per la promozione in serie A dello Spezia, quando 30 mila persone si sono ammassate per le strade del centro, o alla struttura psichiatrica Cardinal Maffi di Castelnuovo Magra, dove ieri si sono scoperti oltre 20 positivi.
È proprio in funzione anti-dominicana che l’ordinanza regionale di sabato scorso ha imposto una particolare restrizione nel quartiere Umbertino, dove si concentra la comunità. In queste poche strade si può transitare ma è vietato fermarsi, cioè stazionare all’aperto. A mezzogiorno il rettangolo di piazza Brin sembra il set di un western:
L’EMERGENZA OSPEDALE PIENO, PAZIENTI PORTATI VIA E STRANIERI SOTTO ACCUSA
non si vede un’anima. “Ogni mattina passa la polizia locale a far alzare gli anziani che siedono da soli sulle panchine”, racconta Roberto, che gestisce un bar gelateria. “Negli ultimi quattro giorni ho avuto un calo della clientela dell’80%. La gente ha paura, pensa di non poter nemmeno prendere un caffè al bar. So già che oggi pomeriggio non verrà nessuno”. “In questo momento io e lei siamo fuorilegge ”, sintetizza il consigliere comunale Pd Massimo Baldino, appoggiato alla fontana della piazza. “Ho fatto un accesso agli atti per chiedere i dati epidemiologici che giustificano un provvedimento del genere. Per adesso nessuna risposta”.
“LA VERITÀ
– attacca Francesco Battistini, consigliere regionale spezzino della lista Linea Condivisa – è che non c’è alcuna evidenza che a portare il Covid siano stati i dominicani. La prima teoria di Toti, che riconduceva il focolaio a una festa tra latinos oltre il confine toscano, è già stata smentita dalle autorità sanitarie. Se molti positivi risultano appartenenti alla comunità è perché i tamponi si sono fatti solo qui, all’umbertino, avendo già deciso che il problema era quello. Così il tessuto commerciale di un intero quartiere, già messo in ginocchio dal Covid, sta morendo. Della festa ultras non si vuole parlare perché è evidente la responsabilità di Toti e Peracchini, che non hanno fatto nulla per sensibilizzare i tifosi, anzi hanno incoraggiato quel clima da “liberi tutti” che ha portato a questa situazione”.