La “straniera nuda” si vende bene: libri falsi per soldi e divertimento
1970 In Italia esce il finto soft-porno americano. E l’editoria (ri)scopre le beffe letterarie
Tra l’approvazione dello Statuto dei lavoratori e i moti di Reggio Calabria qualcuno in Italia denunciò l’editore di Nuda venne
la straniera, libro porno-soft con copertina fucsia in cui una donna inginocchiata su una pelliccia di leopardo offriva al lettore la vista delle natiche e delle piante dei piedi. Correva l’anno 1970 e correva parecchio: i Beatles si scioglievano mentre usciva Let it be, Gheddafi saliva al potere, negli Stati Uniti veniva nominata la prima donna generale. Nuda venne la
straniera uscì per Sugar, sigla trasgressiva e colta che approfittava dell’incipiente conformismo delle case editrici più grandi pubblicando titoli come
Il pasto nudo di William Burroughs. Fondatori due compagni di liceo a Milano: Massimo Pini e Pietro Sugar, futuro produttore discografico e marito di Caterina Caselli.
L’AUTRICE RISPONDEVAAL
nome di Penelope Ashe. La trama era semplice: Gillian conduceva insieme al marito in radio il Bil
ly & Gilly Show, incarnando l’ideale della coppia perfetta. Tutta apparenza: Billy la tradiva. Quando lei lo seppe si vendicò facendosi mezzo vicinato a Long Island: tredici uomini, tra i quali non poteva mancare un italo-americano, un rabbino, un ginecologo e un pugile minidotato e permaloso: “Poi c’era stata una ragazza nel Bronx che aveva detto che era così piccolo che non riusciva neanche a tenerlo in bocca. E lui le aveva spezzato via due denti in un colpo solo”. Naked
Came the Stranger in realtà era opera di un gruppo di giornalisti americani – 19 uomini e 5 donne – tra cui premi Pulitzer e corrispondenti di guerra, coordinati dal collega Mike Mcgrady, autore di un apprezzato libro sul Vietnam. Il loro intento era dimostrare come fosse semplice fabbricare un best-seller scommettendo sul cattivo gusto. Questa la ricetta del junk food: ogni capitolo doveva contenere un paio di scene spinte ed essere privo di qualsiasi qualità letteraria, ovvero mal scritto.
Per ottenere quest’ultimo risultato ci furono diverse revisioni. Ma alla fine la scommessa fu vinta: la “straniera nuda” iniziò a scalare le classifiche americane, da anni dominate da romanzetti pruriginosi stile La
valle delle bambole. E del resto era stata questa piega deteriore a motivare Mcgrady, deceduto nel 2012 proprio mentre imperversava la trilogia delle Cin
quanta sfumature( si stava meglio quando si stava peggio).
In Italia il libro, la cui natura beffarda veniva esplicitata nel risvolto di copertina, si beccava una denuncia per oscenità anche se l’archiviazione era scontata. Intanto Mcgrady dava alle stampe un racconto della vicenda, il cui sottotitolo era significativo: “Come pubblicare libri zozzi per divertimento e profitto”. In tutto “la straniera nuda” avrebbe venduto 400mila copie. Il collettivo si rifiutò di scrivere un seguito, ma naturalmente ricevette proposte in tal senso.
Qualche anno più tardi in Italia andava in scena una beffa letteraria non meno geniale ma naturalmente di stampo politico. Nel 1977 il Nuovo Politecnico pubblicava le Lettere agli eretici di Enrico Berlinguer, con prefazione di Giulio Einaudi e l’annuncio di prossime uscite come il Trattato del non saper scrivere di nulla di Umberto Eco. Un falso. Nell’epistolario il segretario comunista scriveva a Toni Negri: “Carissimo Antonio, mi dicono che da qualche tempo hai ripreso a rimestare nel torbido e ne sono ben lieto”. Vale a dire: le reprimende del Pci contro gli autonomi devono essere considerate un incitamento a smuovere lo stagno della politica. L’ignoto autore del falso fu accusato di essere un “reazionario” da Giulio Bollati su Tut
tolibri. Si prese anche una denuncia dalla Einaudi. Si chiamava Pierfranco Ghisleni e come Mcgrady sarebbe uscito allo scoperto e avrebbe scritto un resoconto della vicenda, Il caso Berlinguer e la casa Einaudi, rivendicando l’intento sovversivo. Tra i favorevoli alla trovata situazionista Roberto Calasso, il cui articolo sul Corriere si concludeva così: “Chapeau”.
La storia dei “falsi editoriali” è antica come quella dei libri, ma l’espressione ha assunto una connotazione tragica con opere come I protocolli dei savi
di Sion, pietra miliare della letteratura complottista, creata dalla polizia zarista agli inizi del 900 e ancora diffusa in ambienti antisemiti nonostante un secolo di smentite. Altro valore hanno le beffe anche se alcune sono finite male. Come quella architettata da Romain Gary per rifarsi una verginità pubblicando sotto pseudonimo La vita davanti
a sé, il suo libro più bello. La cosa gli sfuggirà di mano facendogli vincere per la seconda volta il Goncourt, dandogli il colpo di grazia e spingendolo al suicidio nel 1980. Bisogna riconoscere a quel periodo dell’editoria un certo vitalismo, talvolta mortale.
EROS E NO Altro caso di scuola sono le inesistenti “Lettere agli eretici” di Berlinguer