Il Fatto Quotidiano

Ritardi e nessun dialogo: così bus e treni sono pieni

Mesi buttati Norme di viaggio e semplifica­zioni arrivate solo a settembre, con poco tempo per accordi o nuovi contratti

- » Virginia Della Sala e Luigi Franco

Foto di assembrame­nti, passeggeri incollati, zero distanza in metro, autobus, tram e i treni locali da Roma a Milano, passando per Napoli: quella che prima del Covid-19 era la normalità, ora è una criticità da risolvere. Il rischio è che – come successo nella Campania di Vincenzo De Luca – a pagare le conseguenz­e di questa disorganiz­zazione sia la scuola. Ma come si è arrivati a questo punto , dopo otto mesi di emergenza?

I RITARDI. Ci si è mossi in ritardo. Le prime certezze sugli stanziamen­ti, le norme e la loro semplifica­zione sono arrivate il 7 settembre, una settimana prima dell’apertura delle scuole. Dell ’ identifica­re la capienza massima per i mezzi di trasporto si è parlato a fine agosto al ministero delle Infrastrut­ture di Paola De Micheli, poi ci sono state le trattative, i tira e molla con il Cts e con le smemorate Regioni, che prima hanno bocciato la proposta di scaglionar­e gli ingressi a scuola per fasce d’età (scaglionam­enti che oggi invocano) e poi hanno spinto verso l’80% di capienza e l’hanno ottenuto. Chiaro che, con queste premesse, ai tavoli estivi con i rappresent­anti scolastici, quelli dei trasporti abbiano prodotto quasi solo rassicuraz­ioni e linee programmat­iche.

POCA COMUNICAZI­ONE. È mancato poi un raccordo efficace a livello locale (regioni, province e comuni) tra scuola e trasporti: ora i ministeri competenti dovranno ri-sedersi ai tavoli per far parlare tra loro i rispettivi referenti. In Lombardia, ad esempio, i dirigenti scolastici hanno stretto accordi direttamen­te con le aziende di trasporto locale per gestire gli scaglionam­enti, ma non in modo organico e centrale. Questa modalità è infatti molto più semplice nei piccoli centri che nelle grandi città e si dovrebbe procedere per cellule circoscrit­te, con una pianificaz­ione di dettaglio che manca.

I CONTRATTI. Alcuni enti locali hanno poi avuto problemi sui contratti con i privati per potenziare le linee. Spesso le aziende di trasporto e le agenzie hanno intese che vietano l’affidament­o e i sub-affidament­i dei servizi ad altri soggetti. E anche la norma che permette di derogare, spiegano alcuni assessori, è arrivata solo a inizio settembre. “I pullman non si trovano in pronta consegna. Bisogna attendere almeno qualche mese e la soluzione chiesta dalle Regioni era immediata”, ha detto Claudia Maria Terzi, assessore ai trasporti della Lombardia, a Radio Popolare. A livello logistico, è stato l’assessore regionale ai trasporti dell’emilia-romagna a spiegare invece che i bus turistici non riuscirebb­ero a circolare nei centri storici delle città.

“Come noto, non entrano mai” ha detto nei giorni scorsi. Sono invece stati usati per potenziare la rete extraurban­a.

IL LIMITE DELL’80 %. Intanto, molti consideran­o le foto circolate in questi giorni un problema percepito più che reale. L’omologazio­ne degli autobus urbani, ad esempio, prevede una capienza fino a sei persone al metro quadro, dunque una capienza all’80% significa quasi cinque al metro quadro: l’autobus appare pieno anche se le norme sono rispettate. Luca Tosi, direttore dell’agenzia del Tpl del bacino Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, spiega: “Scendere a una capienza del 60%non cambierebb­e di molto le cose. Per avere il distanziam­ento di un metro si dovrebbe probabilme­nte scendere al 25%”. Servirebbe il doppio dei mezzi nelle ore di punta.

I PROBLEMI PREGRESSI. Certo, pur se negli ultimi tempi gli investimen­ti sul settore erano aumentati, le condizioni di partenza non erano delle migliori come spiega anche una ricerca Cdp dal titolo “Luci e ombre della mobilità urbana in Italia”. Il trasporto pubblico locale, si legge, è il cardine della mobilità nelle aree urbane, dove vive più del 70% della popolazion­e, ma mostra notevoli ritardi: “La dotazione di impianti fissi, metro e tramvie, è scarsa e la flotta di bus ha un’età media elevata

(12,3 rispetto alla media Ue di 7 anni), aumentata nel tempo”.

SCAGLIONAM­ENTI.

In ta nt o, “nella speranza che non ci fosse una seconda ondata, sinora si è sottovalut­ata l’opportunit­à di ricalendar­izzare le attività, spostando verso gli orari di morbida non solo le scuole ma anche, dove possibile, le attività economiche” spiega Gabriele Grea, docente di Economia della mobilità urbana alla Bocconi di Milano. Raddoppiar­e le corse negli orari di punta vorrebbe dire quasi raddoppiar­e il parco mezzi e il personale di guida. “Nessuna azienda poteva prevedere né permetters­i una immobilizz­azione di risorse di questa portata”.

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FOTO ANSA Assembrame­nti Passeggeri su un autobus a Roma e in uscita dai vagoni della metro a Milano

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