Il Fatto Quotidiano

Senza Crisanti, il modello Veneto di Zaia è sparito

All’inizio la deflagrazi­one improvvisa ha travolto soprattutt­o il Nord, ora c’è la risposta della scienza

- G. CAL.

Non siamo più di fronte all’esplosione improvvisa di un cratere, ma la diffusione di Sars-cov 2 ha ricomincia­to a correre veloce, molto veloce, con una crescita esponenzia­le e un tempo di raddoppio dei contagi a sette giorni. Questo perché dopo aver infranto una certa soglia – come sempre sostenuto con forza dal professor Andrea Crisanti, docente di Microbiolo­gia all’università di Padova e “papà del modello-vo’ – il tracciamen­to diventa sempre più complicato e qualcosa si perde per strada. Ma il sistema sanitario non sta subendo uno scossone improvviso e bisogna ancora vedere gli effetti delle misure introdotte dal governo il 9 ottobre, cui si accompagne­ranno anche quelle nuove che saranno annunciate oggi. Il futuro non è scritto.

La fotografia dell’a n d amento della pandemia in Italia è sinteticam­ente resa dai freddi numeri del grafico che riportiamo in pagina, con indicatori che, se letti nel contesto d’insieme, qualcosa spiegano. Ieri il bollettino del Sarscov2 ha registrato 10.925 nuovi casi, il rapporto dei contagi giornalier­i coi tamponi effettuati è a 6,58%. Una percentual­e che non rassicura, ma ancora lontana dal 18,95% dell’ 8 marzo o dal 18,05% del terribile 27 marzo, il giorno dei 969 morti.

CERTO,

bisogna aggiungere che il record di tamponi di ieri, mai ne erano stati registrati 165.837 in un solo giorno, ha una valenza ben diversa rispetto ai 33.019 del 27 marzo, quando la capacità di tracciamen­to e la disponibil­ità stessa dei tamponi era ancora decisament­e ridotta rispetto a oggi. Sempre a questo proposito un altro dato interessan­te e al contrario poco valorizzat­o nella diffusione mediatica dei dati quotidiani Covid è quello delle persone in isolamento domiciliar­e: 109.613 ieri contro le 36.653 del 27 marzo quando il controllo della situazione era stato a un livello decisament­e più basso tanto da rendere necessario il kdown di quindici giorni prima. Perché tra marzo e aprile i tamponi venivano effettuati quasi esclusivam­ente a pa-

loc

zienti col quadro clinico già compromess­o che arrivavano in ospedale, mentre oggi, almeno quando funziona, i test sono fatti sulla base di un sospetto avvenuto contatto.

ADESSO,

con reparti ospedalier­i e terapie intensive che cominciano a vivere una nuova fase di sofferenza, frenare e

invertire la curva di crescita della pandemia diviene essenziale. Secondo le rilevazion­i del fisico Alessandro Amici venerdì prossimo il contatore dei nuovi positivi arriverebb­e a 19.500 contagiati, ma questo dato “è basato sul fatto che continui la crescita esponenzia­le identifica­ta recentemen­te”– spiega Amici – e non tiene conto, appunto, delle misure del governo e dei comportame­nti individual­i delle persone che spesso per responsabi­lità, maggiore consapevol­ezza e anche paura in taluni casi, possono essere determinan­ti per rallentare la diffusione del coronaviru­s.

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