• Padellaro
L’alleanza di Floris
“DURANTE L’EMERGENZA Coronavirus, un sondaggio Ipsos certificava che i giovani italiani erano molto più pessimisti dei loro coetanei europei rispetto a quasi qualunque altro Paese europeo (tranne forse la Spagna) ed erano in maggioranza certi che i loro sogni e progetti avrebbero subito una battuta d’arresto”.
GIOVANNI FLORIS, “L’ALLEANZA. NOI E I NOSTRI FIGLI: DALLA GUERRA TRA I MONDI AL PATTO PER CRESCERE”, SOLFERINO
Giovanni Floris un simpatico primo della classe (che ti passa il compito senza fare storie) perché ci vuole davvero tanta fatica, tanta ricerca e tanta caparbietà per affrontare un tema, quello generazionale, che per vastità e profondità mi ricorda (so che Giovanni non si monterà la testa) il Sant’agostino di cui ci parlavano a scuola. Quello che mentre medita sul mistero della Trinità vede un bambino che con una conchiglia vuole travasare l’acqua del mare in una buca, impresa impossibile come scandagliare l’immensità del mistero Trinitario. Smisurata quasi come affrontare l’incomprensibile e incompreso rapporto tra noi e i nostri figli, e tra i nostri figli e i loro figli.
Nel viaggio letterario di Floris non troveremo tutto ciò che avremmo voluto sapere sui giovani e i giovanissimi, ma non abbiamo osato chiedere. Però ne troveremo abbastanza. Per esempio, “L’alleanza” esce nelle librerie con la seconda ondata montante del Covid-19. Di cui molti osservatori ritengono responsabile proprio la bella gioventù che la scorsa estate ha fatto la bella gioventù scatenandosi sulle spiagge e nei locali dopo i lunghi mesi della rinuncia e della costrizione. Domanda: gli hanno dato giù senza limiti e cautele perché normalmente stufi e irresponsabili? Come gli adolescenti descritti dall’autore, mentre in un tratto chiuso della tangenziale di Roma salgono su dei carrelli rubati al supermercato e si lanciano a capofitto da una discesa (che poi prestino assistenza agli anziani o manifestino per salvare il pianeta è bello, ma non toglie nulla alla pericolosità della bravata). Oppure, ci troviamo di fronte a una generazione di pessimisti (e abbastanza nichilisti) che non avendo fiducia nel futuro (nei sogni neppure a parlarne) si giocano la loro salute (e la salute del prossimo) pensando che, perso per perso, ogni lasciata è persa?
Leggete il libro e di risposte ne troverete, ma forse nessuna che possa colmare la buca della cattiva coscienza di noi genitori e nonni (attenzione, il primo che dice vi abbiamo rubato il futuro va buttato di sotto lui con tutto il carrello). Altra breve riflessione: come mai un conduttore televisivo con l’esperienza di Floris ha necessità di scrivere 263 pagine, dense e brillanti, per fare parlare i ragazzi? Pur avendo a disposizione una tribuna come “Dimartedì”, e una platea di milioni di persone? Forse perché occorrono, di nuovo, i libri per parlare, nel modo giusto, di generazioni e a generazioni che oltre a non sapere più cosa siano i giornali, diffidano della tv (e dei talk)? E se così fosse, caro Giovanni, sarebbe una cattiva o una buona notizia? (Io un’idea ce l’ho).