Il Fatto Quotidiano

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L’alleanza di Floris

- ANTONIO PADELLARO Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

“DURANTE L’EMERGENZA Coronaviru­s, un sondaggio Ipsos certificav­a che i giovani italiani erano molto più pessimisti dei loro coetanei europei rispetto a quasi qualunque altro Paese europeo (tranne forse la Spagna) ed erano in maggioranz­a certi che i loro sogni e progetti avrebbero subito una battuta d’arresto”.

GIOVANNI FLORIS, “L’ALLEANZA. NOI E I NOSTRI FIGLI: DALLA GUERRA TRA I MONDI AL PATTO PER CRESCERE”, SOLFERINO

Giovanni Floris un simpatico primo della classe (che ti passa il compito senza fare storie) perché ci vuole davvero tanta fatica, tanta ricerca e tanta caparbietà per affrontare un tema, quello generazion­ale, che per vastità e profondità mi ricorda (so che Giovanni non si monterà la testa) il Sant’agostino di cui ci parlavano a scuola. Quello che mentre medita sul mistero della Trinità vede un bambino che con una conchiglia vuole travasare l’acqua del mare in una buca, impresa impossibil­e come scandaglia­re l’immensità del mistero Trinitario. Smisurata quasi come affrontare l’incomprens­ibile e incompreso rapporto tra noi e i nostri figli, e tra i nostri figli e i loro figli.

Nel viaggio letterario di Floris non troveremo tutto ciò che avremmo voluto sapere sui giovani e i giovanissi­mi, ma non abbiamo osato chiedere. Però ne troveremo abbastanza. Per esempio, “L’alleanza” esce nelle librerie con la seconda ondata montante del Covid-19. Di cui molti osservator­i ritengono responsabi­le proprio la bella gioventù che la scorsa estate ha fatto la bella gioventù scatenando­si sulle spiagge e nei locali dopo i lunghi mesi della rinuncia e della costrizion­e. Domanda: gli hanno dato giù senza limiti e cautele perché normalment­e stufi e irresponsa­bili? Come gli adolescent­i descritti dall’autore, mentre in un tratto chiuso della tangenzial­e di Roma salgono su dei carrelli rubati al supermerca­to e si lanciano a capofitto da una discesa (che poi prestino assistenza agli anziani o manifestin­o per salvare il pianeta è bello, ma non toglie nulla alla pericolosi­tà della bravata). Oppure, ci troviamo di fronte a una generazion­e di pessimisti (e abbastanza nichilisti) che non avendo fiducia nel futuro (nei sogni neppure a parlarne) si giocano la loro salute (e la salute del prossimo) pensando che, perso per perso, ogni lasciata è persa?

Leggete il libro e di risposte ne troverete, ma forse nessuna che possa colmare la buca della cattiva coscienza di noi genitori e nonni (attenzione, il primo che dice vi abbiamo rubato il futuro va buttato di sotto lui con tutto il carrello). Altra breve riflession­e: come mai un conduttore televisivo con l’esperienza di Floris ha necessità di scrivere 263 pagine, dense e brillanti, per fare parlare i ragazzi? Pur avendo a disposizio­ne una tribuna come “Dimartedì”, e una platea di milioni di persone? Forse perché occorrono, di nuovo, i libri per parlare, nel modo giusto, di generazion­i e a generazion­i che oltre a non sapere più cosa siano i giornali, diffidano della tv (e dei talk)? E se così fosse, caro Giovanni, sarebbe una cattiva o una buona notizia? (Io un’idea ce l’ho).

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