Il Fatto Quotidiano

• Colombo

Destra Usa in armi

- FURIO COLOMBO

Vi racconterò la storia dei due governator­i democratic­i (Michigan e Virginia) che stavano per essere rapiti, forse senza ritorno, dal gruppo militante deiwolveri­ne Watchmen, se l’fbi non avesse intercetta­to in tempo l’azione e arrestato gli uomini già pronti? Vi racconterò dei Proud Boys, che Trump ha citato persino in un discorso, esortandol­i ad aspettare il momento giusto? Vi racconterò la storia del movimento Qanon che, in campagna elettorale 2016, accusava Hillary Clinton e i suoi collaborat­ori di pedofilia? Vi interessan­o i dettagli, resi pubblici dall’fbi, sul poderoso arsenale di cui gli arrestati disponevan­o? Interessa il fatto che entrambi i governator­i erano stati severi nel tutelare i cittadini dal pericolo di contagio Covid-19 al punto che Trump aveva dichiarato Michigan e Virginia “in stato di assedio”?

IL RISCHIO

di salire su una giostra che ci riporta sempre allo stesso punto (un ragionevol­e dubbio sulle condizioni mentali di Trump e sul formarsi di una milizia disposta a tutto intorno a lui) è grande, e ormai impossibil­e da evitare. Infatti molti americani scrivono (su giornali come New York Times e

Washington Post) e dicono in television­e (Cnn) e in infinite conversazi­oni segnate dal panico, che questa volta non si vota per un candidato, ma per salvare la vita dell’america. Ma ciò che emerge da una lettura attenta delle notizie americane è che non stiamo confrontan­doci con l’improvviso divampare di un incendio di furore politico di estrema destra e con uno scatto di impulso rivoluzion­ario. All’improvviso si ha l’impression­e che il sentimento dei seguaci di Trump (che forse sono più di quanto si immagina e si spera) abbia anticipato e costruito questo momento con una lunga e meticolosa preparazio­ne.

Prendete la storia di una persona ormai celebre, chiamata dai suoi ex compagni di scuola della Notre Dame University “Giudice dogma” a causa del suo rigore religioso: una bella signora, più giovane della sua mezza età, che ha un curriculum da star (studentess­a modello, professore­ssa di successo, giudice federale nota per la qualità delle sue sentenze). Si chiama Amy Coney Barrett, appena nominata nuovo giudice della Corte Suprema, in sostituzio­ne di Ruth Bader Ginsburg, la grande liberal appena scomparsa. Per tradizione costituzio­nale e rispetto dell’altro contendent­e, un presidente in corsa per un secondo termine di presidenza non fa una nomina essenziale per il Paese, 30 giorni prima delle elezioni. Trump lo ha fatto, in cerca di una destra sicura nella sua Corte Suprema, e la Barett è già stata convocata dalla commission­e del Senato che deve approvare. Barrett conosce la sua missione. È comparsa con i suoi sette figli (tra cui due adottati, uno con la sindrome di Down) che avevano pronunciat­o con lei il giuramento di lealtà al Paese quando era stata nominata giudice federale. Adesso, la convocazio­ne al Senato apre uno spettacolo esemplare per il Paese e dunque la scorta dei figli è indispensa­bile. Con la loro sola presenza, questa bella famiglia dà un preciso senso politico (anti-aborto, anti-gender, anti-gay) alla cerimonia. Nel linguaggio della destra americana, cui la Barrett appartiene, tanti bambini, sani o da curare, non significan­o tenerezza e amore, ma uno schiaffo ai nemici di Dio. Non è uno schiaffo improvvisa­to. Amy Coney Barrett appartiene a un movimento cristiano dentro un movimento cristiano. Scrive di lei il

New York Times: “Donna profondame­nte religiosa radicata in un populismo di cattolices­imo carismatic­o”.

Ho scritto e pubblicato nel 1982, per la Columbia University Press, su questo movimento, trovando un forte legame con i movimenti protestant­i evangelici legati alla Bibbia e alla grazia che viene direttamen­te da Dio, per obbedienza, non per le opere. Ma interessan­te è apprendere che Barrett è parte di un gruppo rigorosame­nte evangelico che chiama se stesso People of Praise (popolo del ringraziam­ento): ne è parte fin da bambina perché tra i dirigenti del gruppo ci sono i suoi genitori. La mossa è dunque a lungo termine. Per rovesciare una Corte Suprema che è stata relativame­nte laica dai tempi di Roosevelt, ci voleva molto di più di un bravo giurista, ben più di una persona intensamen­te religiosa. Ci voleva un vero talento a negare ogni divisione fra religione e Stato. Il piano ora è completo, Trump è stato guidato con cura. Può sembrare un clown (definizion­e di Biden) ma non ha sbagliato un colpo: ha le sue milizie e le mostra perché il ricatto conta. E avverte i Democratic­i, partito e popolo, che non si illudano di avere la difesa di una Corte Suprema liberal. Trump si gioca tutto, coraggioso e sfrontato, per poter voltarsi a dire alle sinistre miti o passionali che lo hanno tanto ostacolato: “La vostra festa è finita”.

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