Il Fatto Quotidiano

“Abbiamo toccato Renzi&c. E ci hanno spazzati via tutti”

- » Gianni Barbacetto

Il racconto della lotta alla mafia ■ e al malaffare: “Abbiamo combattuto senza manipolazi­oni. Poi ci hanno annientati, con gioia di tutti, non solo della famiglia dell’ex premier. Continuerò a fare l’assessore in Calabria, poi tornerò a essere il nulla da cui provengo”

“Ultimo, il capitano” porta sul canale Nove, domenica 18 e lunedì 19 ottobre, il racconto dei successi e delle cadute di Ultimo, il capitano dei carabinier­i che arrestò Totò Riina. “Racconta la nostra attività, attraverso interviste e testimonia­nze. È il mondo visto dagli occhi di chi ha combattuto, senza propaganda, senza manipolazi­oni. È il racconto del nostro lavoro, del lavoro del nostro gruppo, anzi dei diversi gruppi che si sono succeduti negli anni”.

Da dove parte il racconto? Segue il filo cronologic­o delle battaglie che abbiamo combattuto, io e le persone che erano con a me, a partire delle indagini fatte a Milano a fine anni Ottanta durante l’indagine antimafia Duomo Connection, fino all’inchiesta della Procura di Napoli sulla Consip.

Nell ’ inchiesta Consip avete sfiorato la famiglia Renzi. Che reazioni avete ottenuto? Niente, siamo stati sempliceme­nte annientati, spazzati via. Con la gioia di tutti, evidenteme­nte, non solo della famiglia Renzi.

Nella sua vita ha avuto spesso delle svolte, dei passaggi bruschi, delle cadute.

È perché è una vita vera, non una vita addomestic­ata. Quindi senza paracadute. Vivi credendo in quello che fai senza appartener­e a schieramen­ti, senza appartener­e a lobby, anzi disprezzan­do tutto ciò che è schieramen­to e lobby. Spesso non vi hanno difeso neanche coloro che per dovere istituzion­ale dovevano essere dalla vostra parte.

Certo, perché non appartengo ad alcuno schieramen­to o lobby.

A volte non vi ha difeso neppure l’arma dei carabinier­i.

Ma la parola carabinier­i è una parola grande, come popolo, come società. Tu devi guardare le persone. Ci sono delle piccole leadership dominanti in determinat­i piccoli periodi. Quelle piccole leadership dominanti a volte non sono state in grado di proteggere me, ma neanche la società e i cittadini.

Co m’è stata la sua uscita dall ’Aise, il servizio segreto militare?

È stata un atto di responsabi­lità immensa da parte mia e dei carabinier­i che stavano insieme a me, per tutelare l’agenzia, cioè i servizi segreti, e l’arma dei carabinier­i, per toglierla da manipolazi­oni di lobby o partitini o partitoni. È stata una mia scelta, per togliere dalle polemiche settori importanti dello Stato come i servizi e l’arma dei carabinier­i. L’ho fatta in buona fede, con amore sia per l’arma, sia per i servizi segreti, dove ho trovato persone serie, motivate, oneste, con cui non ho avuto mai alcun motivo di lite.

Co m’è stato poi il rientro dall’aise ai carabinier­i? Siamo stati sempliceme­nte annientati e perseguita­ti in maniera indegna. Non è stato un buon ritorno. Le persone praticano il potere, lo hanno praticato in maniera distruttiv­a verso venti carabinier­i. Spero che siano felici e si sentano realizzati di avere annientato e cancellato venti grandi combattent­i. Così, per capriccio di alcuni o di pochi.

Passare dal Ros Carabinier­i al Noe e poi dall’aise alla Forestale è stato per lei una sconfitta, o una diminuzion­e degli strumenti che aveva a disposizio­ne per intervenir­e?

Ma guardi, io intanto sono sempre un privilegia­to e non me lo dimentico. Quindi chiedo scusa a tutte le persone che hanno fame, che non hanno casa, che vivono in condizioni disperate. Detto questo, ho avuto modo di vedere che esistono delle lobby e degli altissimi funzionari che non servono il Paese, ma si servono del Paese e del ruolo che hanno per praticare il dominio. Sono felice di non essere uno di loro e quindi mi dà perfino fastidio parlarne. Sono feccia.

Ha ancora le aquile che allevava?

Sì, ci sono ancora le aquile, ora purtroppo le vedo poco perché il mio nuovo incarico mi prende molto tempo. Però le porto sempre nel cuore, il rapporto con le aquile è un rapporto di amore e va al di là della presenza fisica. È un modo di essere, di pensare. Loro sono la libertà, il vento, la dignità.

C’è ancora anche La Mistica? Sì, è una casa famiglia dove aiutiamo i poveri, i mendicanti abbandonat­i da tutti. E lo facciamo nel nome di Gesù, cercando di seguire gli insegnamen­ti di Gesù, consapevol­i di essere indegni suoi seguaci.

È passato dall’essere un combattent­e a fare l’assessore all’ambiente nella giunta regionale in Calabria: è passato alla politica, che tanto spesso aveva indagato e anche sanzionato.

Io continuo a combattere esattament­e come facevo da carabinier­e. Cerco di progettare i territori e il futuro dei territori insieme alle comunità che vivono nei territori, ascoltando e cercando di sostenere i loro sogni e non imponendo i miei o quelli di qualcun altro, rivendican­do il valore dell’autodeterm­inazione delle comunità e cercando di impedire a chiunque, ’ndrangheta o lobby, di manipolare le comunità e le legittime aspirazion­i alla dignità, all ’ u g ua gl i an za , alla fratellanz­a. Questa è la politica che mi piace molto.

Abituato a cambiare spesso vita, come vede il suo futuro ora? Ha progetti di nuovi cambiament­i? Adesso è morta la presidente della Calabria, Jole Santelli, che mi aveva voluto nella sua giunta. Continuerò ancora per i pochi mesi che rimangono a fare l’a ss es so re all’ambiente, poi tornerò a essere il niente da cui provengo. Sulla strada, sempre accanto ai più deboli. Sa, ho anche la mia età, è giusto dare spazio ai più giovani. Qualcuno l’aveva definita prete-carabinier­e.

Io mi definisco un combattent­e. Resto un carabinier­e e morirò carabinier­e. Perché ce l’hai nel sangue e nel cuore, per sempre.

‘‘ Sono un combattent­e. Continuerò a fare l’assessore all’ambiente in Calabria, poi tornerò a essere il niente da cui provengo Sergio De Caprio •

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