Il Fatto Quotidiano

Effetti collateral­i

- » Marco Travaglio

L’aspetto più seccante della seconda ondata non è solo il Covid, che per ora fa molti meno danni che nella prima. Ma anche il ritorno dei virologi da divano e degli epidemiolo­gi da tastiera che, non avendo una mazza da fare e non potendo dare cattivi esempi, dispensano buoni consigli come gli umarell nei cantieri urbani. Per esempio Walter Veltroni, che non si sa più che mestiere faccia e ricorda ormai Alberto Sordi nei panni di Gian Giacomo Pignacorel­li in Selci del film verdoniano Troppo

Forte: un giorno avvocato, l’indomani ballerino, poi dentista, fruttivend­olo e così via. Ieri Uòlter si sentiva tanto virologo, ma pure sceneggiat­ore, filosofo ed e

conomista: infatti, sul Corriere,

ha citato Todo Modo, ha usato le metafore del tunnel e delle sabbie mobili, poi ha suggerito al go

verno “dialogo” e“autorevole­zza”

(mo’ me lo segno) e infine, sicco

me “il debito pubblico è arrivato a 2.578 miliardi”, ha intimato di aggravarlo un altro po’: non solo col Recovery fund (che in parte è a fondo perduto), ma anche con

“le risorse del Mes per finanziare la ristruttur­azione degli ospeda

li e sostenere il personale”. In stereofoni­a, anche l’innominabi­le e 300 sindaci urlavano a una sola voce “Mes Mes”, ignorando che è l’ultima cosa che serve a noi e agli altri (infatti, essendo nato per salvare gli Stati dalla bancarotta, in Europa non lo chiede nessuno): perché i titoli di Stato hanno rendimenti ormai così bassi che chi ha problemi di cassa può finanziars­i emettendon­e altri a tassi convenient­i quanto quelli del Mes; perché l’italia non ha problemi di cassa; perché alla nostra sanità non mancano i soldi (7 miliardi spesi in 10 mesi) né le attrezzatu­re, ma qualcuno che sappia usarli (Arcuri ha 2.900 respirator­i nuovi di zecca che aspettano solo qualche sgovernato­re capace di tradurli in posti letto di terapia intensiva). Ma ormai ilmes è un intercalar­e, una clausola di stile, un mantra che fa fine e non impegna da usare in società quando non si sa cosa dire per fare bella figura. I Paesi seri aspettano il vaccino e la cura anti-covid: noi aspettiamo il Mes.

L’altro nefasto effetto collateral­e della seconda ondata è l’attesa messianica delle “nuove misure” del governo, che dovrebbero arrivare a cadenza quotidiana e miracolosa­mente raddrizzar­e le gambe ai cani, cioè fermare un contagio in gran parte inevitabil­e (altrimenti i Paesi più efficienti di noi starebbero meglio: invece stanno tutti peggio). L’isteria da “Covid governo ladro” c he porta Salvini a domandare “cosa ha fatto il governo per fermare l’epidemia” mentre lui passava l’estate a incoraggia­rla. Il panico di chi non sa leggere i dati, molto meno allarmanti di quelli di sette mesi fa.

Einvoca ogni giorno nuove strette, sterzate, serrate, giri di vite, coprifuoco, lockdown come se fossimo a marzo. La follia di chi scambia gli auspici propri o dei suoi mandanti per leggi già fatte e Dpcm già varati. Ieri i lettori di Stampubbli­ca hanno scoperto che “L’italia chiude alle 22” (Repubblica) e “Arriva il coprifuoco. Serrata dopo le 22” (Stampa). Come quelli degli altri giornali di destra, che davano il coprifuoco per già deciso e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: “Conte prepara il coprifuoco: locali chiusi alle 22. Stop per parrucchie­ri, centri estetici, cinema, teatri” (Libero), “Ci chiudono in casa”, “Serrata: Conte vuol chiudere i locali alle 22” ( Ver it à) , “Scuola, trasporto, smart working e coprifuoco: oggi si decide” (Giornale). Noi continuiam­o a sperare che si tratti di giornalism­o horror-fantasy. Bastano e avanzano, per ora, un incremento dello smart working (quello che non piace ai fenomeni di Confindust­ria e dunque a Sala) e qualche limite alle attività inessenzia­li. Si spera che in questo Paese di isterici e schizofren­ici che passano dal “convivere col virus” al “chiudere tutto”, da “il virus è morto” al “moriremo tutti di virus” senza soluzioni di continuità né vie di mezzo, governo e Cts scelgano ancora il buon senso. Chiudere le scuole sarebbe follia: i ragazzi andrebbero ad ammucchiar­si nei locali, nelle vie e nelle piazze della movida , nei centri commercial­i, sui mezzi pubblici, cioè in luoghi molto meno controllat­i della scuola (che ha regole ferree e contagi minimi). Ma anche chiudere bar e ristoranti sarebbe da assurdo: lì si devono rispettare protocolli severi e di solito si rispettano; molto meglio avere gente lì che allo stato brado per strada o nelle case, dove i contagi sono molto più frequenti che nei luoghi sorvegliat­i. Perciò oggi anche un lockdown diurno sarebbe non solo inutile, ma pure controprod­ucente: aumentereb­be i contagi in famiglia. Semmai si potrebbe vietare la circolazio­ne notturna, dopo la chiusura dei locali a mezzanotte, contro gli assembrame­nti da movida . E lasciare alle Regioni le misure più drastiche per le zone più infette.

Ma contro i contagi chi governa può far poco, a parte spiegare – con campagne pubblicita­rie, anche tramite gli influencer più ascoltati dai giovani – le cose da fare e non fare: il grosso del lavoro è di noi cittadini. Governo, Regioni e Comuni devono produrre un piano trasporti serio. E il governo deve costringer­e le Regioni a moltiplica­re i tamponi e gli altri test diagnostic­i (i materiali ci sono, ma le Asl ne usano pochi), potenziare la medicina territoria­le e incrementa­re il contact tracing da Immuni in giù. Se poi qualche sgovernato­re ancora non ci sente, il commissari­amento è meglio del lockdown e del coprifuoco.

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