Il Fatto Quotidiano

BASTA PANICO

Dati seri, ma non come a marzo

- » Alessandro Mantovani e Paola Zanca

Si naviga a vista, con due occhi ai numeri che cambiano, soprattutt­o quelli delle terapie intensive. E quando oggi Giuseppe Conte spiegherà qual è il “quadro di intervento” che il governo si prepara a varare, tutti sanno che non saranno norme scritte sulla pietra, ma seguiranno l’andamento – così poco rassicuran­te – della pandemia. Per questo il premier vuole andarci con i piedi di piombo. Non vuole farsi prendere dall’ansia e non vuole allarmare i cittadini, visto che giorni peggiori possono ancora venire. Però il nuovo decreto è in arrivo, la fronda che chiedeva l’intervento immediato ha vinto, anche se la mediazione è ancora tutta da scrivere. Per ora c’è una traccia, che l’ala Cinque Stelle ha messo ieri nero su bianco dopo una riunione insieme al vice di Roberto Speranza alla Salute, Pierpaolo Sileri. E che contiene un elenco di misure che individuan­o come obiettivo “indifferib­ile” il potenziame­nto della sanità territoria­le, che pure è arrivata fragile anche alla seconda ondata.

SONO IN PARTICOLAR­E i dipartimen­ti di prevenzion­e delle Asl che vanno foraggiati prima di tutto di personale e poi di test molecolari e antigenici, perché il tampone “cl as si co ” va riservato ai contatti stretti, in modo da alleggerir­e i drive-in (che comunque dovrebbero rimanere aperti h 24). Il punto è aumentare l’offerta di testing e tracciamen­to, anche attraverso il potenziame­nto della app Immuni, che ha mostrato tutti i suoi limiti. E poi proteggere di più e meglio le persone fragili, sia negli ospedali sia nelle Rsa, ma pure nel contesto familiare. E ancora potenziare la rete ospedalier­a: non solo dal punto di vista degli approvvigi­onamenti, ma anche nella definizion­e dei criteri per cui nei reparti si finisce ricoverati: chi non ne ha bisogno, deve restare fuori.

Ma al di là di queste misure – che, va detto, si credeva fossero ormai assodate – sono necessarie ulteriori misure di contenimen­to. E sul tavolo di palazzo Chigi c’è anche la parola che Giuseppe Conte non vuole sentire: “Coprifuoco”. La linea dura vuole che scatti tra le 22 e le 23, con la chiusura di bar e ristoranti e già contempla un ristoro economico per sopperire ai mancati introiti. Una versione più soft prevede il divieto di uscita da casa l’una del mattino e le sei, mentre partirebbe alle 18 lo stop alla consumazio­ne di cibo e bevande per strada e nelle piazze, per azzerare la movida. Infine, per i focolai più gravi, la possibilit­à di istituire zone rosse in Regioni, città o singoli quartieri. Dipenderà da come procede l’epidemia. Perché non è escluso, ragionano nell’esecutivo, che se la prossima settimana i numeri delle terapie intensive dovessero andare fuori controllo, serviranno lockdown territoria­li mirati, per permettere alle strutture di ripristina­re la routine ospedalier­a, che altrimenti sarebbe compromess­a.

Tutto è ancora sul tavolo della discussion­e. Certo è il Dpcm verrà emanato presto, tra stasera e lunedì, come hanno spiegato i ministri ieri ai presidenti delle Regioni riuniti per fare il punto sull’approvvigi­onamento delle strutture sanitarie. Un vertice che si è concluso in maniera interlocut­oria, a esclusione della garanzia ricevuta dalla Campania che il governo non impugnerà l’ordinanza con cui il presidente Vincenzo De Luca ha deciso giovedì di chiudere le scuole di ogni ordine e grado. Una linea durissima che il governo non pare intenziona­to a seguire: al massimo, ripetono, si aumenterà il ricorso alla didattica digitale per le scuole secondarie, mentre elementari e medie non verranno toccate. Si è preferito però evitare conflitti con il governator­e campano e lasciargli la responsabi­lità della scelta. Piuttosto, nel vertice con le Regioni, Speranza ha ribadito le priorità del governo, ovvero la tutela delle attività “essenziali”: la scuola, appunto, e il lavoro. Fatti salvi questi due pilastri, è la posizione del titolare della Salute, tutto può essere sacrificat­o, anche perché i nu

Le misure L’ipotesi del lockdown notturno tra l’una e le 6; ancora in discussion­e la chiusura dei ristoranti e dei bar tra le 22 e le 23

meri degli altri Paesi spaventano e bisogna “evitare di arrivare a quei livelli”. Sul tavolo, per dire, c’è la chiusura delle palestre. Per alleggerir­e il carico dei trasporti si lavora a un accordo con le aziende degli autobus turistici, che pure era già stato discusso, senza risultati. In ultimo, lo smart working, che verrà incrementa­to fino al 70-75 per cento.

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